Salerno: Arti di Maggio, Voce Sola
Due giornate nel segno della voce e della coralità contrassegneranno la VI edizione di Arti di Maggio 2013, una rassegna ideata dal presidente dell’ Associazione Seventh Degree dell’università di Salerno, Liberato Marzullo, unitamente al suo direttore artistico Antonello Mercurio, fortemente voluta dall’Assessore al Turismo della nostra amministrazione comunale Enzo Maraio. Tre gli eventi che animeranno il centro storico nei giorni 25 e 26 maggio, tre concerti per sviluppare il tema di questa edizione “Voce sola”, ispirato dall’evento principale che verrà vissuto nello spazio antistante il Tempio di Pomona, alle ore 22 di sabato 25 maggio con il quartetto vocale femminile delle Faraualla. Faraualla è il nome di una cavità carsica nel bel mezzo delle Murge pugliesi. È un nome che ha ispirato credenze popolari e leggende, dall’etimologia incerta, segnata dal passaggio ininterrotto di mercanti, eserciti, santi, assassini che hanno contribuito, col suono delle loro parlate, a comporre un mosaico linguistico. Un nome che è un riassunto di più vite. Il quartetto vocale composto da Gabriella e Maristella Schiavone, Terry Vallarella e Serena Fortebraccio, accompagnato dalle percussioni di Pippo Ark D’Ambrosio e Cesare Pastanella, unitamente al basso elettrico di Angelo Pantaleo presenteranno il loro lavoro Sospiro, pubblicato dalla Egea. Dall’Archivio di Stato di Lecce spunta la rilettura di “Ci Lu Patiscisti” (una formula tradizionale salentina di guarigione dalle malattie psicosomatiche e richiesta di grazia), c’è poi l’invettiva di una donna contro l’amato, in stretto dialetto barese “Ki Te Mu”; un’altra formula tradizionale per la guarigione dai vermi intestinali (“Ogni male fore”) e un paio di interventi “Rikitikitavi” e “Auanda la cuica”, che richiamano balli di società, tribali e ironici. Lo spettatore si vede catapultato, attraverso la musica e la liberazione del corpo nel nostro meridione che è “la terre des morts”, purchè si aggiunga subito che qui, da noi, la morte (e il sesso, che instancabilmente la rifornisce di oggetti deperibili) anima una vita ricchissima dell’immaginario, del mitico, del magico, del religioso, del simbolico. Nato dall’atavico istinto dell’uomo di associarsi al suo simile a fine culturale, o genericamente celebrativo, religioso o profano, anche terapeutico, pedagogico-educativo o connesso al lavoro quotidiano, il coro, ovvero la coralità, con la sua costante vocazione sociale, è stata sempre profondamente inerente alla pratica di vita e ne ha sempre tratto per converso, una precisa regolamentazione, un impulso a plasmarsi, rispondente anche funzionalmente a esigenze o circostanze diverse. Arti di Maggio rinnova l’appuntamento con il Meeting Internazionale dei Cori Universitari, ospitandolo nell’incantevole cornice della chiesa di Santa Apollonia. Tre i concerti con l’apertura, sabato 25 maggio alle ore 19,30, affidata alla formazione padrona di casa, l’Ensemble vocale dell’Università di Salerno diretto da Francesco Aliberti che eseguirà musiche di Marenzio e de Antiquis, seguito dal Coro dell’ Università di Firenze, diretto da Valentina Peleggi, che proporrà pagine di Bennet, Palestrina, Arcadelt, Donato e Banchieri. La chiusura della manifestazione si svolgerà sempre in Santa Apollonia Domenica 26 maggio alle ore 20,30 con l’esibizione della Cappella Musicale Corradiana di Bari, guidata da Antonio Magarelli.