Sala Consilina: Museo Alfredo De Marsico

Quando si ha a che fare con le parole una cosa sola importa: chi comanda, chi è il padrone. Esse sembrano non avere peso e consistenza, sembrano entità volatili, ma sono in realtà meccanismi complessi e potenti, il cui uso genera effetti e implica (dovrebbe implicare) responsabilità. Proprio perché le parole creano la realtà,  fanno e disfano le cose, è importante avere lucida consapevolezza dei sistemi che ne determinano il funzionamento, delle ragioni che ne producono il medesimo. Ciò che ha destabilizzato lo scafo della Giustizia a Sala Consilina come in tutto il Vallo del Diano è la lingua del potere, lingua pericolosa, a volte raggelante,a volte impermeabile all’interrogazione di settantamila abitanti usurpati della tutela del proprio territorio da un fenomeno politico lento, progressivo in modo patologico, mal ricorrente. La situazione patologica attuale comporta la necessità di ribadire con argomenti – e con forza – ciò che dovrebbe essere ovvio e scontato (cioè, che i cittadini sono tutti uguali davanti alla legge, e che non si possono approvare norme finalizzate unicamente alla tutela di un solo individuo o meglio di un solo territorio). Pertanto, nella remota possibilità che il Tribunale della Città di Sala Consilina dovesse chiudere in modo definitivo, dal giorno 13 settembre 2013, si rende noto al lettore del Vallo di Diano che sarà proposta la nascita di un nuovo Museo a Sala Consilina, quello di Alfredo De Marsico, Giurista, avvocato e politico italiano (nato a Sala Consilina nel 1888 e morto a Napoli nel 1985). Professore di diritto e procedura penale dal 1927, nelle università di Bari, Bologna, Napoli e Roma, diresse con G. Delitala la “Rivista di diritto e procedura penale”. Nel 1929 è stato relatore per la riforma del codice penale alla Camera dei deputati. Tra le sue opere ricordiamo: “La rappresentanza nel diritto processuale penale” (1915); “Coscienza e volontà nella nozione di dolo” (1930); “Studî di diritto penale” (1930); “Diritto penale, parte generale” (1936); “Lezioni di diritto processuale penale” (1937); “I delitti contro la personalità dello Stato” (1937); “Delitti contro il patrimonio” (1951); “Nuovi studî di diritto penale” (1951).  De Marsico fu eletto deputato alla Camera per la prima volta nel 1924 tra le file del Listone Mussolini, varò una legge sulla riforma del Codice Penale e collaborò alla stesura del Codice Rocco. Fu rieletto alla Camera nel 1929, e confermato nel 1934. Nel 1939 divenne consigliere nazionale della Camera dei Fasci e delle Corporazioni. Dal 1925 al 1942 fece parte della commissione parlamentare per la riforma dei codici mentre il 6 febbraio 1943, entrò nel Governo Mussolini in qualità di Ministro di Grazia e Giustizia, subentrando in tale carica a Dino Grandi. Membro del Gran Consiglio del Fascismo, il 25 luglio del 1943 votò in favore della mozione Grandi che determinò l’arresto di Benito Mussolini. Condannato a morte, in contumacia nel Processo di Verona del 1944, durante gli ultimi mesi di guerra risiedette a Salerno, ormai liberata dalle truppe anglo-americane. Noi tutti non stiamo solo regalando a terzi  la nostra tutela territoriale, o la casa di Alfredo De Marsico,  ma stiamo cedendo anche un ampio patrimonio tecnico-informatico, poiché Sala Consilina è stato il primo Tribunale della Nazione Italiana a dotarsi del Processo Telematico. L’archivio del Tribunale, inoltre, è fornito di strumenti robotizzati di cospicuo valore economico. Dal punto di vista strettamente culturale, possiamo infine affermare che nell’archivio bunker si preservano antichi scritti giuridici, codici ottocenteschi,  antiche sentenze del primo decennio del novecento epigrafate a mano (in nome di Sua Maestà Vittorio Emanuele Terzo Re d’Italia), ed a continuare. Patrimonio culturale frutto di sacrificio costante dei Giuristi Avvocati, del personale custode delle Cancellerie che si sono susseguiti negli anni ed hanno continuato a preservare questa ricchezza, affinché si potesse tramandare, dall’Unità d’Italia fino ai giorni nostri, l’importanza che la nostra comunità ha rivestito negli ultimi secoli. Eppure, si intravede un problema legato al dibattito che riguarda la cultura e il patrimonio culturale del nostro territorio: l’ostinazione a parlarne solo in termini economici. Questa  ovvietà  non ci promette scenari a lieto fine, ma ci dà, quantomeno, un’idea dello stallo in cui si trova la lotta che si combatte in nome della cultura e della tutela del territorio Salese e Valdianese. Possiamo quindi parlare di una prima vera crisi locale dei beni collettivi che investe, oggi, anche la Giustizia; e ciò non è vero solo nel nostro territorio. Per orgoglio, prestigio ed economia, il nostro Tribunale significa tutela, sviluppo e fiducia. E vorrei, a tal proposito, ricordare l’articolo 3 della Costituzione che, al comma 2, affida alla Repubblica il compito di “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”. Rimuovere cioè gli ostacoli che impediscono l’esercizio della scelta. Compito della Repubblica è dunque creare le condizioni perché tutti possano scegliere liberamente, ricordando – seppur ovviamente – che la facoltà di scelta si nutre della libertà, anzi delle libertà, intese in una accezione profonda, solidale, empatica. Libertà dal bisogno, libertà dal sopruso dei criminali e dalla sopraffazione dei pubblici poteri, libertà dallo sfruttamento (di cui questi anni ci offrono l’emblema perfetto nelle cosiddette democrazie avanzate come la nostra), libertà dall’ignoranza, libertà da chi crede di sapere e di conoscere quando – forse – non è così. Ciò in cui spero o meglio speriamo – lo evidenzio forse anche con quanto scritto? – è in “una scappatoia”, che sia da contenimento alle perdite di ciò che oggi è nostro e che ci ancori alla speranza che, un giorno, tutto quanto ci sarà tolto ritornerà ancora nostro!

 

                                                                                                 Avv. p. Nicola Colucci