Ridurre Imu locali commerciali imprese per assunzioni agevolate con delibera comunale “fare”
L’IMU sugli immobili strumentali delle imprese incide per il 40% sul totale versato con un incasso globale vicino quasi ai 10 miliardi di euro: soldi che se da una parte fanno letteralmente saltare di gioia gli enti locali dall’alto della loro altissima percentuale di incasso e di sicura solvibilità del debitore /contribuente, dall’altra contribuiscono a togliere risorse finanziarie alle Pmi , linfa vitale alla ripresa economica. Basti pensare che con la deducibilita’ dell’Imu le Piccole media imprese avrebbero potuto avere risparmi fino a 1.538 euro annue , necessari per eventuale altre destinazioni ( piccole consulenze low/cost a giovani professionisti ovvero ricorso a prestazioni lavorative accessorie con vouchers ecc) Il decreto Legge nr 102 del 31 agosto scorso pubblicato su GU nr 204 – conosciuto ormai come decreto Imu – ha, infatti, segnato un improvviso e inaspettato “dietro front” sull’ipotesi della “garantita” deducibilità dell’Imu del 50% dalla base imponibile Irpef o Ires . Questo “passo indietro” sembra – almeno secondo quanto sostengono rappresentanti del ministero dell’Economia – soltanto momentaneo e riferito all’anno in corso , riservando la piena applicazione solo al 2014. I maggiori dettagli però dell’operazione di restyling sulla parziale o totale deduzione del costo Imu saranno definiti solo nelle prossime settimane con l’approntamento della nuova legge di Stabilità per il 2014 .In verità , è opportuno precisarlo, la soluzione trovata e comunicata all’indomani della redazione di prima bozza del decreto – quella della deducibilità Imu al 50% a fini IRES ed IRPEF, tanto per intenderci – lasciava già l’amaro in bocca ad imprese e professionisti che replicavano chiedendo a gran voce anche la piena deducibilità ai fini IRAP , in modo da chiudere il “cerchio delle imposte dirette” , quelle – per intenderci- che da sole – senza considerare tributi minori e locali – gravano nella misura del 32,47 % sui profitti aziendali. .
Facciamo, intanto, due conti e quantifichiamo i benefici economici per alcune piccole e piccolissime imprese. Se, come dicevamo, verrà confermata la deducibilità al 50% a partire dal 2014, la riduzione d’imposta per un fruttivendolo proprietario dell’immobile strumentale all’attività sarà di 209 euro, per un elettricista e la sua officina di 809 euro e per il capannone di un’azienda industriale , di 1.538 euro. Valori già di per sé molto più ‘pesanti’ rispetto alla precedente Ici ma che hanno, comunque, quale comun denominatore il concetto di considerare “Il capannone, il negozio o il laboratorio artigiano un’autonoma manifestazione di ricchezza degli imprenditori “. Il politico ( o chi per esso) ha probabilmente rimosso ( se mai lo avesse avuto) quella “ nozione elementare che considera gli immobili dell’imprenditore quali strumenti necessari per fare impresa, indispensabili per produrre quella ricchezza procedendo alla sua successiva distribuzione ai propri dipendenti. Il rischio – così come rilevato da una nota CGIA di mestre – è quello che se tali immobili continuano ad essere visti solo come una interminabile fonte di gettito non si fa altro che penalizzare coloro che sono in grado in prima persona e senza aiuti pubblici ( leggasi Imprenditori) di far uscire il Paese da questa situazione di crisi . Occorrerebbe , pertanto, intervenire immediatamente e ridurre il carico fiscale sulle aziende, partendo , magari, proprio dall’Imu. A tal proposito i Comuni potrebbero essere i pionieri del “nuovo risparmio” e spingere con proprie delibere a attivare forme di agevolazioni per le imprese, magari mescolandole con quelle già in corso.
Spieghiamo meglio l’assunto per giungere ad una proposta “choc” da sottoporre ai Comuni e a costo “praticamente zero” , senza cioè contare “vincitori e vinti” nell’ipotesi di sua applicazione. . L’Imu rivestendo i connotati di autentico tributo comunale entra a pieno titolo nel bilancio dell’ente di riferimento “tuffandosi” nel Capitolo del titolo I rappresentati dalle Entrate Tributarie , già “sede” di tributi storici come , ad esempio, l’addizionale comunale .
Veniamo al dunque! perché non procedere all’applicazione di una riduzione dell’Imu alle imprese locali , condizionandola però all’effettuazione – da parte della medesima impresa – di un’assunzione agevolata prevista dalle norme attualmente in vigore .? Sono numerosi i provvedimenti normativi e decreti attuativi succedutisi nelle ultime settimane ( donne di qualsiasi età , disoccupati over 50 e giovani under 29 ) che hanno quale obiettivo l’inserimento al lavoro per categorie di lavoratori svantaggiati e/o inoccupati con incentivi alle imprese che vi provvedono . Interessanti e sostanziosi gli “aiuti” previsti : da un risparmio contributivo nella misura del 50% dell’intero costo che “grava all’impresa” ( 4, commi da 8 a 11, della legge Fornero n. 92/2012) a risparmi fino a 650 euro mensile per un anno e mezzo per l’inserimento di giovani tra i 18 e 29 anni ( di cui all’articolo 1 del dl 71/2013), Come i comuni potrebbero subentrare e integrare i loro aiuti a tali imprese? Invogliandone e alimentandone l’applicazione con un intervento mirato teso a far risparmiare ulteriormente tali imprese , con un “abuono sull’IMU.
In termini spiccioli, una potenziale e regolare nuova “forza lavoro” contribuisce – in termini di pagamento di tasse (irpef, addizionali regionali e comunali) – a far entrare nelle casse comunali “fresche e novelle” risorse finanziarie. Per tutte tali “assunzioni agevolate” , quindi, il Comune potrebbe promuovere da subito “sconti” sul pagamento dell’Imu , per un importo pari alle addizionali comunali applicate dalle imprese “datrici di lavoro” sulle corrisposte retribuzioni. Un esempio chiarirà meglio il concetto: nell’ipotesi di un imponibile percepito nel 2013 dal “dipendente di cui ad una delle assunzione agevolate di cui sopra ” di 15.000 euro, l’addizionale comunale trattenuta dal sostituto/impresa è pari a 120 euro. Tale importo rappresenterà lo “sconto Imu “ da concedere all’impresa.
Così agendo nessuna delle parti coinvolte ci perde in termini di incasso/pagamento : il minor gettito del Comune per l’imu “abbonata” sarà coperta dall’addizionale comunale versata dalle imprese per l’impiego della nuova e fresca “forza lavoro”. Anche proceduralmente non sembra vi siano particolari adempimenti ulteriori se non quella di dimostrare ( attraverso anche una dedicata rete telematica per le imprese ) all’ente le formalità riferite alle assunzioni “agevolate effettuate ”.
Occorrerà solo una delibera comunale e modifiche ai previsti regolamenti : sarà -una volta tanto – una delibera comunale del “fare” e per le imprese un modo sostanzioso di rendere più appetibili ( in termini di risparmi previsti) le “assunzioni agevolate”.