Fra Modestino da Pietrelcina e il Purgatorio

don Marcello Stanzione

 Il 14 agosto 2011, all’età di 94 anni, è morto Fra Modestino da Pietrelcina, al secolo Damiano Fucci, che ha avuto il privilegio di un particolare rapporto filiale con Padre Pio. La madre di Fra Modestino, Anna, era coetanea e vicina di casa di San Pio. Le rispettive famiglie avevano un piccolo podere a Piana Romana, dove spesso la mamma di fra Modestino e padre Pio, da bambini, si incontravano spesso. Anche nei lunghi periodi di permanenza a Pietrelcina, dal 1908 al 1916, spesso Padre Pio si ritrovava a pregare nella solitudine e tranquillità di Piana Romana. Per aiutare Anna, intenta alle fatiche dei campi, Padre Pio talvolta accettava di accudire il piccolo Antonio, il primo dei tre figli della famiglia Fucci. Fin da piccolo, dunque, Damiano ha sentito parlare di Padre Pio. Nel 1940 andò a trovarlo a San Giovanni Rotondo, si confessò da lui e Padre Pio gli disse: “Uagliò, camminam dritt” e gli diede la benedizione. Nel 1944, il futuro Fra Modestino tornò a San Giovanni Rotondo e si trattenne per due settimane con Padre Pio. Gli confidò che, durante il suo servizio militare a Roma, spesso si era recato a pregare nella chiesa di Santa Francesca Romana, dove era maturata un’antica vocazione religiosa e aveva deciso di entrare in una comunità benedettina della capitale. Padre Pio gli rispose che il Signore non lo chiamava a servirlo nell’Ordine dei Benedettini, e di fronte all’insistenza del giovane pietrelcinese, gli disse: “Se tu vuoi andare a Roma, vai. Però ti è stata riservata una bruttissima sciagura”. Tre anni dopo, infatti, quell’abbazia fu presa d’assalto da alcuni giovani rapinatori che entrarono dalla finestra e, per impossessarsi di 15 mila lire, pugnalarono a morte l’abate sotto gli occhi del fratello laico e lasciarono quest’ultimo legato e imbavagliato. Quando gi unsero i soccorsi era già morto soffocato. “Quella sorte – raccontava Fra Modestino – era riservata a me”. Quindi Padre Pio gli ordinò di tornare al suo paese, prendere un po’ di biancheria e trasferirsi per un  po’ di tempo a San Giovanni Rotondo. Damiano ci rimase un anno intero. Così ebbe la possibilità di conoscere l’intimo rapporto che legava il Frate al Signore e decise di diventare anche lui cappuccino. Sul momento Padre Pio accolse la notizia con un’esortazione: “Paesano, non mi far fare brutta figura!”. Poi, quando cominciò il suo compito di frate questante, gli garantì: “Fra Modestino, vai tranquillo, io ti starò sempre vicino e lo sguardo di san Francesco, dal cielo, sarà sempre sopra di te”. Dopo la morte del Cappuccino stigmatizzato Fra Modestino fu trasferito a San Giovanni Rotondo come portinaio del Convento dove, memore della promessa ricevuta, assicurava ai tanti pellegrini che lo incontravano le sue preghiere per invocare l’intercessione del suo venerato Compaesano, ottenendo numerose grazie dal cielo. Tra queste, il miracolo che ha consentito di proclamare Padre Pio beato. Nel suo libretto autobiografico “ Io… testimone del Padre” dove ricorda la sua vita con padre Pio, fra Modestino ricorda alcuni episodi interessanti che riguardano il purgatorio e scrive:  “ Decisi allora di iniziare la mia vita religiosa a Pietrelcina con un gesto che davvero mi costasse, quasi per dimostrare intimamente al Padre non solo obbedienza , ma tutta la mia gratitudine. Con la bisaccia sulle spalle, bussai per prima alla porta della casa paterna. Aprì mia madre che, appena mi vide con la mano tesa, scoppiò a piangere. Provai un indicibile strazio poi la voce paterna mi giunse, rinfrancandomi: “Tratta bene il mio monaco”. Entrai per abbracciare il caro genitore, ma lo trovai a letto. Aveva la febbre. Era tornato da poco da San Giovanni Rotondo. Chiesi notizie del Padre. Mi raccontò che dopo la confessione, aveva chiesto a Padre Pio: “Padre, quando ci rivedremo?”. E Padre Pio aveva risposto: “Ci rivedremo nell’aldilà. Salutami il nostro paese”. Rimasi turbato. Salutai i miei genitori e li ringraziai per tanta loro generosità giacché avevano riempito la mia bisaccia. Conoscevo certo modo di rispondere del padre e, ritornando in convento, mi chiedevo cosa avesse voluto dire. Quella sera stentai a prendere sonno. L’indomani, all’alba, venne a chiamarmi mio cugino Cosimo. Lungo la strada mi disse che mio padre, a mezzanotte, aveva tentato di alzarsi dal letto, desideroso di prendere un po’ d’aria, ma un attacco cerebrale l’aveva stroncato. Piansi in silenzio e ripensai a Padre Pio ed al significato delle sue parole: “Ci rivedremo nell’aldilà”. Alla cerimonia funebre parteciparono numerosi frati. Dopo otto giorni ottenni il permesso di andare da Padre Pio. Egli mi accolse con tanto affetto, mi diede le condoglianze e, alla domanda se mio padre stesse o meno in  paradiso, rispose: “Era figlio della colpa. Deve scontare la pena”. Capii che si trovava in purgatorio e domandai: “Padre, posso dire alla mia famiglia di far celebrare in suo suffragio le messe gregoriane?”. Rispose: “Se la tua famiglia è nelle condizioni di farle, dillo pure!”. Tornai a Pietrelcina. Ripresi ad andare in paese e nelle campagne per la questua ed offrii ogni passo, ogni fatica, ogni mortificazione, secondo un’unica intenzione: suffragare l’anima benedetta di mio padre. Dopo qualche mese Padre Pio chiamò fra Giovanni Iamarrone, mio confratello di noviziato, per quest’incarico: “Di’ a fra Modestino che suo padre è salvo. Si è salvato per le sue preghiere e per le sue intenzioni. Ora è in paradiso”. Altro episodio riguarda il frate cappuccino padre Luca da Vico del Gargano del quale fra Modestino scrive: “ Questo padre aveva tanto lavorato per il nuovo convento e per la gente del luogo e si era addizionato moltissimo a Pietrelcina. Nel 1947 seppe però che con ogni probabilità, il prossimo capitolo dei frati cappuccini avrebbe deciso il suo trasferimento in altra comunità. Se ne addolorò e il 10 agosto, anniversario dell’ordinazione sacerdotale di padre Pio, corse a S., Giovanni Rotondo sia per fare gli auguri al Padre, sia per esternargli il suo disappunto per il ventilato trasferimento. Appena lo vide, Padre Pio che, per un carisma ricevuto da Dio, a volte vedeva il futuro, ebbe un fremito; poi, nascondendo l’emozione provata, disse al confratello: “Guardiano del mio paese, vieni, diamoci un bacio”. E se lo strinse forte al petto con commosso affetto. Padre Luca gli confidò: “Padre, ho lavorato e lavoro tanto per il suo paese, poi, alla fine, mi mandano via”. E Padre Pio rispose: “ Stai tranquillo, figlio mio, tu rimarrai a Pietrelcina fino alla morte”. Padre Luca fu felice per quell’assicurazione e, rincuorato, se ne tornò a Pietrelcina. Dopo alcuni giorni però un turbamento gli scese nell’anima. Incontrandomi nel corridoio mi disse: “Fra Modestino, quel benedetto uomo di Padre Pio mi ha detto che rimarrò a Pietrelcina fino alla  morte. Tu che ne pensi?”. Non seppi rispondere al momento; ma, sarei stato in grado di dare la mia risposta un mese dopo, quando, il 10 settembre, padre Luca si ammalò di paratifo. Subentrò poi la meningite e padre Luca rese la sua bell’anima a Dio il 2 novembre di quell’anno, assistito da me come da una mamma. Nel gennaio successivo Michele, fratello di padre Luca, ritornò da San Giovanni Rotondo con un  messaggio di Padre Pio: “Dì ai frati di Pietrelcina che padre Luca è salito in Paradiso la notte di Natale, con tanto splendore e tanta gioia, e che dal cielo prega per i suoi frati e per Pietrelcina”. Pensai alla delicatezza con cui il Padre aveva risparmiato la ferale notizia al suo confratello padre Luca e immaginai quanti suffragi aveva certamente applicato per la sua anima”.