Trasgressiva…normalità!

 Rita Occidente Lupo

Trasgressione, no stop! Oggi, essere trasgressivi, vezzo conformista. Di quelli alla vecchia maniera, vale a dire di cose di sempre. Di telai e pareti domestiche, sapori genuini ed intingoli fai da te. Di mode e pensieri, spesso in fuga da se stessi, per inseguire il tempo. O per fuggirlo, quando non crea che inquietudini pulsanti. Come la stessa paura, che spesso fa rumore! Succede all’uomo di oggi, troppo inquieto per fermarsi. E dichiararsi vinto da quel sottile male d’insoddisfazione, che non appaga la sua sete di benessere. Apparentemente edonistica, di mera matrice materialistica, spesso infarcita di quella sessualità a tuttocampo, che regge la scena ovunque! E pare che la trasgressione, quella un tempo del censurato “Ultimo tango a Parigi” sotto le forche di cesoie “puritane”, oggi miss senza piedistallo. Orfana di far parlare di sè, giacchè nulla più tabù. Lo stesso illecito, così liceizzato, da non scuotere  coscienze, tantomeno cuori. Il dramma, proprio qui: la disperazione, che spesso scaturisce dal vuoto dell’uomo, da quel suo sentirsi perennemente inappagato, tra il pool griffato e l’auto di lusso. Dientro il portafogli rigonfio e la villa con piscina. Esiste una disperazione anche nell’esser ricchi: nel detenere potere occasionale o ricoprire un ruolo leaderista, la sconfitta del non esser felici. Perchè da che mondo è mondo,  mai la trasgressività, compiacente nel render felici. Giammai il voler osare, oltre lo steccato di confermate abitudini, regola della felicità. Mai come in questo nostro tempo, spariti anche i miti bohemiens, insieme a quei fiori da mettere nei cannoni, cantavano  “I Giganti” l’uomo, disperato. Non solo economicamente! Vertigine della propria solitudine, carenza d’amore: non riesce a possedere la propria vita, con quei piaceri un tempo appaganti. Viziati semmai d’abitudinarietà e di valori infranti da un bel pezzo, in nome d’una trasgressiva modernità. Che gli ha proteso il passo oltre le potenziali della sua umanità: re oltre i parametri del formale bon ton, familiare ad una nutrita borghesia incallita, il vuoto del proprio cuore! Il deserto della propria identità, a caccia di sempre nuove emozioni, nel tentativo di colmare il baratro affettivo ulcerante anche le mega ambizioni. Telaio, pareti domestiche, ragù domenicale: qualcuno accanto. Compagno di vita non usa e getta, ma persona da amare e con cui condividere le proprie fragilità, come le proprie conquiste ogni giorno. Senza il vezzo dell’occasionalità, da avventura di bordo: appagamento alle proprie ansie, recupero della normalità. Questo, oggi, il cimelio della trasgressività!

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