La scuola italiana e’ in una profonda crisi di futuro

 Giuseppe Lembo

Tra le tante cose che non vanno nel nostro Paese e che tutte insieme rappresentano i mali d’Italia, in primo piano c’è la scuola. Vive, con grave danno per il paese, in una profonda ed insanabile crisi; vive senza prospettive certe di futuro. La scuola italiana poco con i piedi per terra e del tutto indifferente al futuro del paese vive di illusioni e crea in modo crescente il fascino di un diploma e/o di una laurea, sempre più vuoti di contenuti, dando la sola amara illusione a chi ne entra in possesso, di aver raggiunto un miracoloso salvacondotto per la propria occupazione e quindi anche per il proprio futuro possibile. La scuola italiana che bada sempre più alla forma per una sua godibilità casereccia, proprio non sta in buona salute; è, purtroppo, in grave crisi sia in senso fisico che contenutistico e di prospettive per il futuro delle nuove generazioni. Le sue strutture, ancora significativamente borboniche sono sempre meno fruibili; non danno le dovute garanzie di sicurezza; non sono godibili e funzionalmente fruibili come vere palestre educative per i giovani in cui formarsi e pensare positivo, guardando al proprio futuro. Purtroppo fisicamente le aule soffrono di mancati interventi e dei tanti adeguamenti funzionali, necessari per renderle accessibili, sicure ed idonee al ruolo da svolgere con protagonista un mondo giovanile verso il quale gli adulti italiani sono sempre meno attenti, manifestandosi inopportunamente indifferenti al loro incerto futuro, per effetto di un vuoto del proprio dovere da parte dei padri, egoisticamente attenti a pensare solo a se stessi per il presente e non oltre. C’è nel mondo della scuola italiana, oltre all’indifferenza, un clima di diffusa e profonda frustrazione da parte di tutti i suoi protagonisti e soprattutto da parte degli studenti che ne subiscono in silenzio amarezze e delusioni. La scuola italiana così com’è e come opera, viene sempre più meno ai suoi principi fondanti che sono soprattutto di promozione umana, di rinascita sociale e di crescita culturale diffusa. Purtroppo il mondo della scuola italiana è ormai un mondo senz’anima; non promuove come dovrebbe saper fare e come le compete, i tanti giovani che la frequentano; ne inaridisce le coscienze, creando in tutti un comune senso di smarrimento e di crescente disaffezione. Siamo ad un mondo ormai senz’anima con protagonisti tanti ignoranti istruiti, candidati ad un nuovo e crescente analfabetismo delle professioni, lontane anni luce dal sapere; la scuola italiana vive una condizione diffusa da sepolcri imbiancati con il tramonto dello studio utile alla conoscenza. Oltre al tramonto dei percorsi umanistici con alla base il latino ed il greco, si va sempre più cancellando anche la filosofia, necessaria ad alimentare nell’uomo le spinte creative e ad accendere le suggestioni umane, senza le quali c’è quel disumano appiattimento che inaridisce le coscienze degli uomini evitandone, per assoluta incomprensione, le molteplici e sempre più necessarie connessioni di insieme, funzionalmente rapportate al sapere ed alla conoscenza umana che viene nutrita dal sapere. I danni che ne conseguono come inevitabile effetto dalla malfunzionante e per molti aspetti tragicamente sconquassata scuola italiana sono danni gravi e sotto gli occhi di tutti. Nella crisi più generale del sistema Paese, al primo posto c’è la crisi della scuola italiana, fortemente appiattita su se stessa ed assolutamente incapace di produrre i cambiamenti possibili e da lungo attesi, mettendo così i giovani che la frequentano, nelle condizioni di sognare di costruirsi, come orizzonte di un lontano ma sicuramente possibile futuro, una personale utopia, insostituibile lievito di vita possibile, obiettivo di ciascun uomo della Terra. Quando la scuola non funziona, a soffrire è tutta la società di cui ne è parte e non ne è per niente un corpo separato ed a se stante. I giovani che la frequentano e che rappresentano il futuro, hanno assolutamente bisogno di buoni maestri; di buoni insegnanti e di altrettanti buoni, attivi ed intelligenti processi educativi e formativi; hanno bisogno di saperi e di cultura per capire umanamente le strade del loro futuro possibile. La scuola non può essere, traendo il libero pensiero, il tempio di tutte le libertà negate; libertà che contemplano, tra l’altro, la libertà della fantasia in uno con la forza della coscienza umana. La scuola con i suoi percorsi tortuosi e sempre più vuoti, non può apparire, come adesso accade, come una strana cosa, fortemente frastornata da un senso di impotenza di fronte ad un destino ormai segnato che per sentirsi pienamente appagato ha bisogno di vittime; ha bisogno del sacrificio generazionale di tanti giovani destinati non solo a non avere un futuro possibile, ma neanche la sola speranza di attese di un futuro possibile che non si può né si deve negare a nessuno. La crisi della scuola italiana è veramente grave; occorre e da subito riflettere ed intervenire per evitarne il collasso e la morte annunciata dopo il prolungarsi di un’azione lenta e fortemente distruttiva per intere generazioni di giovani traditi da un mondo adulto egoisticamente impegnato a garantire per sé i privilegi di un possesso assordante che diventano mali oscuri per il cammino tragicamente dannoso dei propri figli. La scuola non sa interrogarsi, né riconoscere le vere cause della crisi da disastro annunciato. Purtroppo si ferma alle sole apparenze ed alla superficialità dei problemi; così facendo, non si occupa e si preoccupa delle cause del suo disastro e dei suoi malanni ormai insanabili. Alla crisi, il frutto di un vuoto ammorbante dei contenuti fondamentali (cultura, saperi, conoscenza, processi formativi, vuoti creativi ed educativi) si cerca di rispondere con toppe maldestre che danno un po’ di ossigeno a termine alla sola apparenza, lasciandone incancrenire ed in modo definitivo i mali. Il rimedio oggi pensato a risolvere i mali della scuola è nel solo miracoloso aumento dei P.C. e dei Tablet. Non è questa la soluzione giusta; non si sana l’handicap dovuta alla scarsa capacità di scrittura, di saperi e di conoscenza, accrescendo la familiarità con le tecnologie che non sono assolutamente sostitutive dei saperi e della conoscenza. Occorre ridare opportunamente alla scuola il respiro di palestra dei saperi; di palestra della conoscenza dove è assolutamente importante apprendere l’arte di vivere, di comunicare e di sapersi costruire il futuro, pensandolo insieme, giorno dopo giorno. Occorre ridare alla scuola il profumo cancellato di un umanesimo che è in sé l’anima del sapere; di tutti i saperi e come tale un patrimonio che si rinnova da una generazione all’altra, affidandosi anche all’utopia che può aiutarci a pensare al futuro; o meglio a sognare il futuro. Al futuro dei giovani compromesso dalle generazioni adulte che, agendo egoisticamente al fine del tutto per sé, hanno accumulato nei loro confronti un debito enorme che è assolutamente necessario colmare e cancellare, partendo prima di tutto dalla scuola, a cui va riconosciuto il suo insostituibile ruolo di palestra dei saperi e di laboratorio del pensiero e delle idee per la vita. Per il futuro degli uomini della Terra noi abbiamo il dovere di conservare i saperi e la conoscenza,  affidandone la continuità, in quanto patrimonio dell’umanità per le nuove generazioni purtroppo sempre più inaridite, sempre più distratte da false opportunità educative e formative, sempre più lontane dal mondo della scuola, un mondo che non sentono come il loro mondo, la loro casa del sapere, la loro palestra della conoscenza e delle idee necessarie per costruire insieme il futuro. La scuola italiana, sempre più distratta sulle cose serie è attenta al consenso facile di alunni e genitori, regalando diplomi non meritati a tutti ed evitando le bocciature per demerito, trasformate in un comodo regalo dell’istituzione scolastica anche a chi non ha fatto niente per meritarselo. E così oltre al diploma ci sono anche le lauree immeritate, tradotte in soli pezzi di carta senza valore né significato, concreta e duratura testimonianza dell’analfabetismo delle professioni, ormai prossimo a dilagare in tutte le direzioni con danni gravissimi per il nostro sistema umano e sociale in una crisi prossima ventura da morte sicura. Siamo ormai, oltre ai tanti altri fallimenti, anche al fallimento della scuola; in modo veramente drammatico colpisce soprattutto il Sud, come aspetto tutt’altro che secondario della ormai lunga questione meridionale; il malfunzionamento della scuola italiana con la sua crescente incapacità di informare, di formare e di far crescere i cittadini, purtroppo rimasti da sempre nella condizione di sudditi, è il nesso diretto con i più generali mali del Sud, di un Sud che non si è saputo riscattare, facendo crescere la sua gente che è stato comodo ed utile politicamente tenere ignorante per garantirsi il ruolo di sudditi sottomessi.

 

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