Lutto per l’improvvisa morte di Paolo Morelli, il poeta-cantante

di Rita Occidente Lupo

Mondo della musica a lutto per l’improvvisa morte di Paolo Morelli, voce e pianista del famoso complesso Gli Alunni del Sole. Un’epoca, segnata da “‘A Canzuncella” “E mi manchi tanto”, solo per citare alcuni dei grandi successi che il gruppo, grazie anche alla chitarra di Bruno, fratello di Paolo, registrò a fine anni ’60-’70. Il decesso repentino, in auto, mentre attendeva in Capitale il fratello in giro per commissioni, si tinge d’assurdo. Lui, l’uomo schivo, poeta nell’animo, oltre che fine compositore, non può aver spento una luce nello spartito sentimentale, che ancora l’attendeva per altre tournee estive. Poco incline alle conversazioni frivole, essenziale, spesso assorto nei pensieri che sembravano inseguire le emozioni, più che la realtà,  aveva dato il meglio di se stesso anche quando sembrava che i riflettori della ribalta si fossero spenti sul loro futuro. Eppure, i fans, quelli che anche su facebook non smettono di esternare complimenti ad un genere musicale che ancora parla al cuore, sempre pronti a far da carovana ai vari concerti su e giù per lo Stivale principalmente. E Paolo, col suo faccione da bambino, lo sguardo sorridente, la compostezza umile, a far gruppo senza mai rompere le righe del gruppo. I suoi concerti, tra fumi ed emozioni, a rubare nostalgie e melanconie, ad amori ancora in vita o a rapporti consolidati dal tempo. Ora, con quel silenzio che ha scortato la propria esistenza, nonostante i successi, senza mai montarsi la testa, il caso di dire, dinanzi a questo o quel boom di album andati a ruba, se ne va così, in punta di piedi, addormentato, come creduto da Bruno, nel ritrovarlo sul sedile della vettura con gli occhi chiusi. Senza rendersi conto che la vita terrena, sfuggente  tra quei sogni che spesso anche la sua vena artistica, gli aveva tradotto sulla tela, assecondando l’estro del momento. Schivo anche nel rilasciare interviste, ebbi la fortuna di essere sua commensale, qualche estate addietro, dopo aver sul palco partecipato ad un concerto e lui riuscì a sorridere, durante la cena, rilasciandomi battute in esclusiva.  Tutti sapevano che Paolo non amava parlare, specialmente coi giornalisti, per cui non esitarono a definirmi privilegiata. Nel salutarmi, lo sguardo intenso, carico di bontà,  a travasarmi amicizia. Confermata dal serrarmi la mano all’atto del congedo, sulla promessa di un prossimo incontrarlo in concerto.  Nei suoi occhi,  il fanciullo, ma anche l’uomo, al quale la vita spesso, ladra di speranze, ad infrangergli sogni incartati, giammai svenduti! Riposa in pace amico mio!

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