Il Cardinale Roncalli alla grotta di San Michele al Gargano
Il beato Giovanni XXIII, Angelo Giuseppe Roncalli, nacque a Sotto il Monte (oggi il Monte Giovanni XXIII) in provincia di Bergamo, il 25 novembre 1881, primo figlio maschio di Giovanni Battista Roncalli e Marianna Mazzola. la sera stessa il neonato venne battezzato col nome di Angelo Giuseppe dal parroco don Francesco Rebuzzini, che fu anche il suo primo educatore. La famiglia, abitante in contrada Brusicco, era modesta ma di antiche tradizioni: si era trasferita a Sotto il Monte provenendo dalla Valle Imagna all’inizio del secolo XV. Nella casa vivevano insieme diverse famiglie di parenti, “cosicché in casa Roncalli, la più numerosa del paese, erano trenta le bocche da saziare, tre volte al giorno”. Il 13 febbraio 1889 ricevette la Cresima e poche settimane dopo, il 31 marzo, fu ammesso alla Prima Comunione. Frequentate le scuole elementari nel paese natio, dopo aver appreso i primi rudimenti di latino alla scuola del parroco di Carvico, nel novembre 1891 iniziò gli studi ginnasiali presso il collegio vescovile di Celana. Il 7 novembre 1892 fece il suo ingresso nel Seminario Minore di Bergamo , passando l’anno dopo in quello Maggiore e ricevendo l’abito clericale il 24 giugno 1895. Inoccasione degli esercizi spirituali del 1896, Roncalli cominciò a scrivere i suoi “proponimenti” che si trasformarono in un vero diario intimo (il giornale dell’anima), continuato, sia pur saltuariamente, anche da papa, fino alla vigilai della morte. Terminato nel luglio 1900 il secondo anno di teologia, fu inviato nel gennaio successivo a Roma presso il seminario romano dell’Apollinare. Il 30 novembre 1901 doveva però interrompere gli studi a causa del servizio militare. Il 13 luglio 1904, all’età di ventidue anni e mezzo, conseguì il dottorato in teologia e, il 10 agosto 1904, fu ordinato sacerdote. Durante la prima Messa il giorno seguente nella Basilica di s. Pietro, ribadì la sua donazione totale a Cristo e la sua fedeltà alla Chiesa. Nell’ottobre 1904, iniziò a Roma, gli studi di diritto canonico, interrotti nel febbraio del 1905, quando fu scelto quale segretario dal nuovo Vescovo di Bergamo, mons. Giacomo Radini Tedeschi. Accanto al compito di segretario, svolse altri numerosi incarichi. Dal 1906 ebbe l’impegno dell’insegnamento di numerose materie in seminario: storia ecclesiastica, patrologia e apologetica; dal 1910 gli fu assegnato anche il corso di teologia fondamentale. Salvo brevi intervalli, svolse questi incarichi fino al 1914. Lo studio della storia gli consentì l’elaborazione di alcuni testi di storia locale, tra cui la pubblicazione degli Atti della Visita Apostolica di s. Carlo a Bergamo (1575), con un’edizione in cinque grossi volumi, apparsi tra il 1936 e il 1958. Roncalli fu anche direttore del periodico diocesano LA Vita Diocesana, e dal 1910, assistente dell’Unione Donne Cattoliche. La prematura scomparsa di mons. Radini Tedeschi nel 1914 pose fine ad un’esperienza pastorale eccezionale, che, se pur segnata da qualche sofferenza come l’infondata accusa a lui rivolta di modernismo, egli considerò sempre punto di riferimento fondamentale per l’assolvimento degli incarichi a cui fu di volta in volta chiamato. Lo scoppio della guerra nel 1914 lo vide prodigarsi per più di tre anni come cappellano col grado di sergente nell’assistenza ai feriti ricoverati negli ospedali militari di Bergamo. Nel dicembre del 1920 papa Benedetto XV lo invitò a presiedere l’opera di Propaganda Fide in Italia, mentre a Bergamo aveva da poco avviato l’esperienza della Casa degli studenti, un’istituzione a metà tra il pensionato e il collegio,e contemporaneamente il vescovo gli aveva affidato la direzione dei seminaristi. In questa nuova funzione percorse tutta l’Italia, animando convegni missionari, e compì un lungo viaggio all’estero per la realizzazione del progetto della Santa Sede mirante a portare a Roma le varie istituzioni di sostegno alle missioni. Il 3 marzo 1925, con la nomina ad arcivescovo titolare di Areopoli e con l’incarico di Visitatore Apostolico in Bulgaria, iniziò la fase della carriere diplomatica a servizio della Santa sede, che si prolungò fino al 1952. Dopo l’ordinazione episcopale avvenuta a Roma il 19 marzo 1925, partì per la Bulgaria ove rimase dieci anni a Sofia, in continuo contatto col mondo ortodosso e con le comunità cattoliche balcaniche e slave, che gli aprirono i primi orizzonti della sua vocazione ecumenica. Nel 1931 l’incarico di Visitatore Apostolico fu modificato in quello di primo Delegato Apostolico in Bulgaria. Il 27 novembre 1934 fu nominato Delegato Apostolico in Turchia ed in Grecia, paesi anche questi senza relazioni diplomatiche con il Vaticano. A differenza della Grecia, dove l’azione di Roncalli non ottenne risultati di rilievo, le relazioni con il governo turco invece migliorarono progressivamente per la comprensione e la disponibilità con il Patriarca di Costantinopoli, i primi dopo secoli di separazione con la Chiesa Cattolica. Durante la Seconda Guerra Mondiale conservò una prudenziale atteggiamento di neutralità, che gli permise di svolgere un’efficace azione di assistenza a favore degli Ebrei, salvati a ,migliaia dallo sterminio e, favore della popolazione greca, stremata dalla fame. Inaspettatamente, per decisione personale di Pio XII, fu promosso alla prestigiosa Nunziatura di Parigi, dove giunse il 30 dicembre 1944. Le sue doti umane lo imposero alla stima dell’ambiente diplomatico e politico parigino, dove instaurò rapporti di cordiale amicizia con alcuni dei massimi esponenti del governo francese. Nel settembre 1945 visitò nel campo di concentramento di Chartres i prigionieri tedeschi e organizzò col cappellano Franz Stock corsi teologici per i seminaristi ivi internati. La sua attività diplomatica assunse un’esplicita connotazione pastorale attraverso le visite a molte diocesi della Francia, Algeria compresa. nell’ultimo Concistoro tenuto da Pio XII, il 12 gennaio 1953, Roncalli fu creato cardinale prete del titolo di S. Prisca, e con destinazione alla sede di Venezia, ove giunse il 15 marzo seguente. Il suo episcopato si caratterizzò per lo scrupoloso impegno con cui adempì i principali doveri del Vescovo, la visita pastorale e la celebrazione del Sinodo diocesano. L’elezione, il 28 ottobre 1958, del settantasettenne Cardinale Roncalli a Successore di Pio XII induceva molti a pensare ad un Pontificato di transizione. Ma già all’incoronazione, il 4 novembre seguente, delineò chiaramente l’immagine evangelica del Buon pastore come l’unica veramente adatta a descrivere a missione papale. Così fin dall’inizio rivelò uno stile che rifletteva la sua personalità umana e sacerdotale maturata attraverso una significativa serie di esperienze. Circolava liberamente per i palazzi vaticani, fermandosi a conversare con chiunque incontrasse e visitò i malati e i carcerati. A questi fatti più marginali ma di grande impatto mediatico, si aggiunsero le scelte importanti, come il superamento del numero chiuso dei cardinali fin dal suo primo Concistoro il 15 dicembre 1958 e l’annuncio del Concilio Vaticano II, dato nella Basilica di s. Paolo fuori le Mura il 25 aprile 1959. Si trattava di una decisione personale, presa dal papa dopo le consultazioni private con alcuni intimi e col Segretario di Stato, Cardinale Tardini. Le finalità assegnate all’Assise Conciliare, elaborate in maniera compiuta nel discorso di apertura dell’11 ottobre 1962, erano originali: non si trattava di definire nuove verità, ma di riesporre la dottrina tradizionale in modo più adatto alla sensibilità moderna. Nella prospettiva di un aggiornamento riguardante tutta la vita della Chiesa, Giovanni XXIII invitava a privilegiare la misericordia e il dialogo con il mondo piuttosto che la condanna e la contrapposizione in una rinnovata consapevolezza della missione ecclesiale che abbraccia tutti gli uomini. In quest’apertura universale non potevano essere escluse le varie confessioni cristiane, invitate anch’esse a partecipare al Concilio per dare inizio ad un cammino di avvicinamento. Il 10 maggio 1963 fu insignito del Premio “Balzan” per la pace a testimonianza del suo impegno a favore della pace con la pubblicazione delle Encicliche Mater et Magistra (1961) e Pacem in terris (1963) e del suo decisivo intervento in occasione della grave crisi in Cuba nell’autunno del 1962. Il 17 maggio 1963, celebrava la sua ultima messa e la sera del 3 giugno morì ammirato e rimpianto da tutto il mondo. I suoi resti mortali riposano nella basilica di San Pietro a Roma. Il 3 settembre 2000, Giovanni XXIII, Angelo Giuseppe Roncalli, è stato proclamato Beato da Papa Giovanni Paolo II. Il 27 aprile 2014 sarà canonizzato da papa Francesco in san Pietro. Il canonico Quitadamo così ricorda la visita del Patriarca di Venezia a Monte sant’Angelo : “Il Patriarca Angelo Roncalli nell’agosto 1955 pose la prima pietra del nuovo tempio a S. Michele nella vicina città di Manfredonia con un blocco di roccia della nostra Sacra Grotta Arcangelica, blocco che noi stessi col Capitolo e le maggiori Autorità di Monte Sant’Angelo avremmo l’onore di portare, in lungo e pio corteo di macchine, al venerato Patriarca. Il successivo giorno 29 agosto, la nostra città e il nostro popolo festante ebbero l’onore di accoglierlo tra archi di trionfo e osanna, venuto quale augusto e piissimo pellegrino all’Arcangelo […]. Egli parlando in piazza ritto sull’automobile, pronunziò quelle inobliabili parole all’indirizzo del popolo montanaro: “ Sono commosso della vostra calorosa accoglienza e vi dico che, trovandomi in mezzo a voi, mi sento come nella mia terra, perché anche io sono montanaro e figlio di umili contadini”.[…] (Mons. Nicola Quitadamo. Omelia della messa in suffragio di Giovanni XXIII. “Il Foglietto” 13 giugno 1963 a firma Lello Follieri). Il Cardinale Roncalli ebbe a Monte Sant’Angelo manifestazioni di stima e di affetto degne di un grande Papa, quale di lì a poco sarebbe divenuto. La sua auto nella piazza centrale fu cinta d’assedio affettuoso ed egli, alzatosi in piedi e rivolti ringraziamento e sorrisi a destra ed a manca, volle proseguire a piedi fino al Santuario. Fu una vera e propria processione con gonfalone municipale bandistico che lo seguiva. La gente era letteralmente impazzita di entusiasmo. E quando, nei saluti finali, l’Arcidiacono Quitadamo gli ricordò un Patriarca di Venezia, il Cardinale Rezzonico, venuto pellegrino a S. Michele e poi eletto papa (Clemente XIII) per cui sorgeva spontaneo lo stesso augurio per lui, egli fece con lamano un esplicito gesto di diniego. Ma la Divina Provvidenza aveva già disposto diversamente.