Si salvera’ l’Italia?

Giuseppe Lembo

Come uscire dalla crisi? Pensare prima di tutto al lavoro; senza occupazione non c’è futuro. A pagare il costo della crisi occupazionale sono soprattutto i giovani. Purtroppo l’economia italiana è in grave crisi. Il mondo della politica non riesce a capire la gravità della situazione; non riesce a rendersene conto, dando la giusta attenzione all’esponenzialità della situazione, che è veramente grave. Che si fa di fronte alle sofferenze italiane? Si svende agli stranieri il nostro patrimonio produttivo. Si sta pagando un prezzo altissimo, con grave danno al nostro malato sistema produttivo. Siamo ormai di fronte a due devastanti situazioni con un’eurozona che si configura come Euro Nord (condizioni economiche forti e tendenti ad essere sempre più forti) ed Euro Sud (condizioni economiche deboli, tendenti ad essere sempre più deboli). Il destino italiano è tragicamente segnato; all’orizzonte c’è il fallimento che nessuno può fermare. Il PIL italiano è a caduta libera; molto è dovuto alla politica dell’austerity, impostaci dall’Europa che ha regalato un vero e proprio disastro al nostro mondo del lavoro, con un milione e mezzo di disoccupati; una condizione che non si ferma e che continuerà a regalare al Paese dal Nord al Sud (ma soprattutto al Sud) sofferenze infinite da lacrime e sangue. L’Italia sta veramente morendo; il Paese sempre più senza vita, ormai è privo di tutto. Soprattutto dal Sud ma non solo, la gente fugge come i loro padri, per evitare di morire di povertà, di abbandono e di un’austerity infame che si rifiuta di capire le ragioni dei deboli costretti a fuggire ed a cercarsi, come chi li ha preceduti, pane e lavoro, altrove. Al Sud si è ripreso ad emigrare, togliendo ai territori le risorse umane senza le quali non ci può essere sviluppo. Nell’estremo lembo del Sud d’Europa la gente scappa; scappa come nel passato. Crollata l’agricoltura, con le terre abbandonate, la gente è costretta a scappare per non morire. Tutto questo succede perché l’Europa non è per niente unita; i forti, indifferenti all’uomo europeo, agiscono da forti e creano condizioni diffuse di malessere e di sottosviluppo. C’è crisi di produzione. L’Italia, altro che decreto del fare, non si può salvare perché non produce. Con il lavoro che non c’è, non ci sono risorse; non c’è ricchezza; non c’è sviluppo. C’è, nei territori italiani, tanta umana disperazione; tantissime le tasche vuote, con una crisi umana da vero e proprio suicidio collettivo. Saracinesche abbassate, strade vuote, disperazione sul volto dei pochi ancora legati alle proprie radici; questi sono scenari tristi soprattutto di tante realtà meridionali sempre più vuote; sempre più irrimediabilmente abbandonate a se stesse. L’Italia perde pezzi di umanità; pezzi di preziosità insostituibili, senza i quali sono chiuse e per sempre le porte del futuro; di un futuro sempre più negato soprattutto per i crescenti egoismi dell’Europa solo formalmente unita, ma di fatto tragicamente disunita, dove ciascuno pensa solo a se stesso. In tanti non comperano più niente; neppure le medicine. L’Italia è un Paese ormai schiacciato dalla recessione; non ci sono più soldi; non si investe; non si consuma. L’obiettivo di imporre il potere per condizioni  da lacrime e sangue ha cancellato tutte le possibili strategie di sviluppo. Il futuro, soprattutto per i giovani, così come si presenta, è veramente nero. L’Italia sta sprofondando nel NULLA per colpe diffuse della politica italiana, della burocrazia italiana, del sistema produttivo italiano e soprattutto per quell’Europa dell’austerità che porta a condizioni di crisi irreversibile e di cambiamenti violenti per egoistiche politiche liberiste che l’austerity dell’Eurozona altro non fanno che impoverire i popoli sempre più distanti gli uni dagli altri, con una Germania padrona in Europa che prospera e si arricchisce impoverendo soprattutto i popoli del Sud dell’Europa che hanno ormai perso la loro identità, la loro sovranità e presto anche la democrazia. Con crescita zero non c’è altro che povertà; l’Italia a crescita zero, tradita da chi doveva traghettarla lungo le vie dello sviluppo, è veramente povera; è sempre più povera.