Intese larghissime

Angelo Cennamo

Ad un mese dalle primarie, nel Pd è scoppiato il caso delle tessere gonfiate. In città come Napoli e Matera, l’incremento delle iscrizioni ha superato addirittura il 300% .  Lo scandalo ha finito per acuire le spaccature già evidenti all’interno del partito tra l’ala post comunista, rappresentata da Gianni Cuperlo, e la parte più riformista dei renziani ( Pittella e Civati gareggiano senza alcuna chance di successo). La prima, come è noto, vorrebbe mantenere viva la vecchia idea di sinistra, i suoi apparati e le strategie socialiste, improntate a maggiori investimenti pubblici e alla redistribuzione della ricchezza. La seconda si batte invece per rottamare quel piccolo mondo antico fatto di anticapitalismo acrimonioso e di ostinate lotte sindacali per coniugare il principio di uguaglianza con il libero mercato e la meritocrazia, rinunciando ai soliti pregiudizi etici che per troppi anni hanno fatto illudere i militanti del Pci, Pds, Ds, Pd di essere i “migliori”. La probabile affermazione di Renzi rappresenterebbe senza dubbio una tappa importante verso una più moderna evoluzione della sinistra, ma a condizione però che il sindaco di Firenze non si lasci cooptare dalla vecchia nomenclatura e dalle liturgie già praticate a Botteghe Oscure, cosa non affatto scontata, vista anche la baruffa delle tessere moltiplicatesi per i congressi. In casa Pdl – Forza Italia, lo strappo tra gli alfaniani  e i cosiddetti “lealisti”, compattatisi intorno alla ritrovata leadership di  Berlusconi, sembra difficilmente scongiurabile. Novembre sarà un mese decisivo per le sorti del movimento del Cavaliere. Tre, in particolare, le date che suggelleranno il probabile addio di Angelino Alfano : la direzione  del 16 novembre, il voto sulla legge di stabilità, e la decadenza, che dovrebbe essere votata il giorno 27, salvo colpi di scena. In un documento, gli “innovatori” ( lo so che suona strano, ma i seguaci di Alfano si chiamano così) hanno scritto che un eventuale spallata al governo rappresenterebbe un vero e proprio “tradimento dell’Italia”.  Sarà anche vero, ma il delfino ignora però che il tradimento peggiore è quello compiuto dalla destra di governo ai danni dei suoi elettori, e cioè aver avallato l’aumento dell’iva e di altri balzelli, disattendendo così le promesse elettorali. Per i ministri del Pdl si tratta forse di un dettaglio : il bene della Nazione sono le larghe intese e la recessione stabile. Anche a costo che il fondatore del partito ed inventore di quell’intera classe dirigente venga sbattuto fuori dal parlamento con una legge inapplicabile e con un regolamento del senato stravolto esclusivamente per l’avversione che la sinistra nutre da 20 anni nei suoi confronti.  Berlusconi, tuttavia, teme di essere rottamato dai suoi prima ancora che dagli avversari. Per questo si è ripreso la direzione di Forza Italia, giocando d’anticipo. Come evolverà il redde rationem da qui al 16 novembre è difficile prevederlo. L’impressione è che stia per iniziare una complicata spartizione ereditaria tra Alfano e Fitto, con l’incognita Marina, nonostante le ripetute smentite. Il governo non cadrà per mano della destra, e forse neppure per le sollecitazioni di Renzi. E chi sperava di essersi liberato di Monti e dei suoi tecnici, dovrà tenersi le larghe intese. Forse per sempre.

 

5 pensieri su “Intese larghissime

  1. Cuperlo non è nulla di impresentabile. Tuttavia, credo che questa volta vincerà Renzi a man bassa.

    1. Di impresentabile c’è solo chi ha fatto perdere per strada in 5 anni 5.559.000 partite IVA e costui è uno che si dichiara “un liberale” e avrebbe dovuto fare politiche liberali.

      1. Già, avrebbe potuto fare gli interessi di queste persone. Ma ne abbiamo già parlato: il suo popolo si accontenta della tassa di successione, pensa ai morti, ai vivi non ci pensa. Adesso se il partito crepa e Grillo si pappa tutto l’effetto è meritato.

  2. che la politica in italia sia fatta da camaleonti e gattopardi è abbastanza condivisibile. però vero alcune differenze anche in questa pratica. da una parte qualche pezzo è stato rottamato e qualche altro è stato fatto fuori sulla via del quirinale, poi due impostazioni diverse, abbastanza, si fronteggiano ormai da qualche decennio. quell’altra parte invece oltre a cambiare nome e rivendicarsi patria dei moderati nei fatti non ha mai realizzato nient’altro. perchè nella sostanza i nomi sono stati effettivamente cambiati ma i moderati sono scappati via tutti e l’aggregatore più che un collante appena viene messo in discussione sfascia tutto. ed oggi dopo oltre vent’anni possiamo affermare che la patria dei moderati lascia in dote scandali e scandaletti di un vegliardo che non si da pace, lettoni e mutandine -preferibilmente meridionali- accampamenti beduini nel centro di roma, vecchi dittatori alleati mo mano del loro stesso popolo.
    il tutto gira intorno ad un uomo quasi ottantenne che a prescindere ha deciso di essere l’unico moderato liberale in grado di individuare e indicare la moderazione negli uomini e nelle donne e che senza di lui non esiste moderazione. nonostante questo concordo che in tantissimi la pensano così. perciò in bocca al lupo.

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