Dove va il mondo? I viaggi della speranza
Oggi viviamo in una condizione umana in forte movimento. I poveri, sempre più poveri, rivendicano ed a ragione, il diritto alla vita, in più parti del mondo ancora negato, per la mancanza diffusa del pane quotidiano. E così i disperati della Terra, in barconi carichi di disperazione che molto spesso si trasforma anche in morte, sfidando il proibito, cercano un mondo nuovo; un mondo di libertà e di pane garantito. Il protagonismo della sofferenza sempre più spesso richiamato dal Papa Francesco è una condizione umana diffusa soprattutto nel mondo degli esclusi, nel mondo dei disperati della Terra dai confini assolutamente illimitati.
Si tratta di un protagonismo dei tanti che produce purtroppo indifferenza nel cosiddetto mondo normale che non vuole essere disturbato; che vuole assolutamente non sapere e dimenticare le tante negatività umane, convinto com’è che appartengono agli altri, ossia a chi la disumanità dell’indifferenza glieli ha caricati addosso, come croce di un’espiazione da inferno terreno, pur se immuni da colpe e/o da peccati.
Oggi c’è una dualità assordante; da una parte ci sono quelli che hanno tutto dalla vita e che pretendono di non essere infastiditi da quei “rompiscatole” degli ultimi che non hanno niente e pensano che sia un loro diritto naturale farsi sentire, far sentire la propria voce per rivendicare anche per sé il diritto alla vita, purtroppo un diritto ancora per tanti non è tale in quanto, sempre più negato.
Nell’altra parte umana della Terra ci sono i privilegiati del mondo; protagonisti di diritti e portatori per sé di un edonismo umano che è spesso la causa scatenante del maltolto ai tanti disperarti della Terra che, sempre più consapevole dei tradimenti subiti si ribellano, mettendosi in cammino per strade sconosciute alla ricerca di un mondo nuovo.
Questa dualità è senza fine; una dualità sistemica che non ha punti di incontro e che è causa ed effetto di condizioni da inferno terreno per i tanti e di smoderato godimento per quei privilegiati della Terra che tutto possono e che egoisticamente tutto fanno per sé, indifferenti della condizione di sofferenza degli altri, a cui si nega tutto, perché così deve essere, compreso il diritto alla vita.
Ma che mondo è questo? Un mondo che soffre di una condizione di squilibrio umano assolutamente innaturale; assolutamente disumana ed illegittima. Purtroppo è sempre più così. Povera Italia nostra!
Bisogna cambiare; bisogna necessariamente umanizzare l’universalità degli uomini dando a tutti dignità e normali condizioni di vita, tali da restituire a tutti quel diritto alla vita ancora in tante parti del mondo negato da uomini boia ad altri uomini vittime innocenti di una violenza umana assordante e senza fine.
Continuando ad andare avanti nel verso umanamente sbagliato, il mondo vedrà crescere le sue sofferenze, la sua disperazione e tanta rabbia che esplodendo può poi fare male a tutti e di cui un giorno si cercherà di attribuire le responsabilità alla sola parte sbagliata.
Così facendo non si vuole assolutamente rinsavire; non si vogliono riequilibrare le condizioni umanamente squilibrate e causa di tanta disperazione; di tanta morte annunciata e di tanta rabbia distribuita in tutte le parti umane ed in tutte le direzioni della Terra.
Cambiare si può! Cambiare si deve!
Il fenomeno dei disperati della Terra che riguarda un miliardo ed oltre di uomini dimenticati, tra l’altro spesso anche vittime di guerre dimenticate, è un fenomeno umano che non scompare dalla scena del mondo solo perché così vogliono i potenti della Terra.
È un fenomeno sfida che non sarà fermato da niente e da nessuno, perché la Terra dei diritti negati è purtroppo una mala Terra; una Terra di dolori e di sofferenze che non ama più nessuno; una Terra che vuole essere dimenticata in nome di quella normalità umana con alla base il diritto riconosciuto alla libertà dell’uomo ancora oggi negata e violentata da carnefici di un’umanità senz’anima, criminalmente contro l’uomo che non dovrebbe assolutamente più esistere, in quanto ascrivibile al mondo dei crimini dell’umanità, di cui il nostro tempo non ha bisogno, per cui da cancellare in nome dell’uomo protagonista di libertà.
I modi di vivere, gli stili di vita e le visioni della vita diversamente intesa sono una grande ricchezza per tutti; ritroviamoci quindi pacificamente sulla via del confronto, del dialogo.
Così facendo possiamo cambiare il mondo; possiamo migliorare la condizione umana; possiamo ridurre i conflitti e contenere i guasti di un crescente egoismo cieco che fa tanto male, produce tante sofferenze e rende sempre più lacerante il rapporto uomo/uomo ed uomo/natura, con guasti antropici a cui un giorno nessuno, ma proprio nessuno, potrà porre rimedio, data la gravità ed il danno commesso di cui, a pagare il costo salato, saranno chiamati tutti, ma proprio tutti.
Dove va il mondo? C’è da chiedersi con preoccupazione soprattutto dove va il mondo dei disperati della Terra. Purtroppo continueranno ad essere ultimi e da ultimi essere dimenticati anche nel più elementare diritto, ossia il diritto alla vita, che dovrebbe essere un diritto assolutamente naturale nel momento che vengono al mondo e vedono quella luce della speranza che per i tanti e da subito, si trasforma in tenebre profonde.
Ma non deve essere così! È disumano se il dono della vita viene trasformato innaturalmente in un inferno terreno dove tutte le cose umane compresa la vita, diventano negate perché così vogliono gli altri uomini.
Ogni essere umano è uno di noi; essendo uno di noi deve essere amato; deve essere rispettato; deve essere garantito in tutti i suoi diritti naturali.
A nessun uomo deve essere mai dato di fare del proprio simile una vittima; non deve accadere perché è innaturale; non deve assolutamente accadere soprattutto se questo nostro mostruoso mondo si sceglie le sue vittime tra le brave persone; non deve accadere per nessuno diventare vittima da sacrificare per mano di violenti carnefici.
Non deve soprattutto accadere che le brave persone vengano trasformate in vittime.
Il motore del progresso civile funziona correttamente ed ha il suo orizzonte proiettato verso il futuro, se l’obiettivo è il bene dell’insieme umano.
È bello quanto detto Goethe con le parole: “Ciò che è umano è vissuto completamente soltanto da tutti gli uomini nel loro insieme”.
Nell’inferno dei disperati della Terra, quale potrà mai essere la condivisione umanamente possibile? Purtroppo siamo a distanze abissali con due realtà umane completamente diverse con l’una che escluda l’altra.
Occorre cambiare; occorre promuovere gli aiuti umanitari in tutte le direzioni possibili.
L’amaro calice dell’egoismo umano va definitivamente allontanato dall’uomo della Terra.
I ricchi non devono più oltre pensare egoisticamente solo a se stessi. Devono dare come si conviene adeguatamente la loro assistenza allo sviluppo al servizio dell’uomo, con una presenza straordinaria nelle emergenze ed assolutamente ordinaria per promuovere iniziative endogene evitando il più possibile che i tanti viaggi della speranza si traducano in disumane tragedie, sempre più spesso causate dall’indifferenza umana e dall’assoluta poca solidarietà per chi nel mondo soffre e chiede aiuto a chi fa finta di non sentire e di non vedere, rivolgendo da caini quali sono, sempre più spesso il proprio egoistico pensiero ad altro.
Noi di buona volontà dobbiamo essere sempre pronti ad aiutare il prossimo che soffre.
Ci sarà un effetto Francesco per un ritorno alla Chiesa primitiva della povertà francescana? Dalla fraternità, della semplicità non contaminata da un fare temporale dominato da gerarchi di un potere terreno sempre più spesso indifferenti al mondo dei sofferenti abbandonati a se stessi.
Auguriamo al Papa Francesco di farcela e di rimanere fermo nel suo progetto per l’uomo che può cambiare il mondo; ma per questo profondo cambiamento non basta il solo Francesco; è necessario, affinché non si annulli senza lasciare tracce che altri, tanti altri credano in Bergoglio e nel suo illuminato progetto di cambiamento, con l’obiettivo di un fare per l’uomo senza se e senza ma.
È ben consapevole Papa Francesco che deve fare i conti con una struttura stabile, una struttura istituzionale consolidata nel tempo che oggi deve saper capire quali sono gli orizzonti del mondo globale in cui viviamo; orizzonti nuovi per un mondo nuovo, dove è sempre più necessario restituire la dignità umana a chi non ce l’ha e dove è assolutamente ed umanamente importante ristabilire la perduta dignità umana, cancellando i disperati della Terra che chiedono a viva voce di poter vivere e di poter vivere in libertà, nel rispetto degli altri che li hanno spinti nella condizione disperata e disumana di ultimi della Terra.
L’uomo del nostro tempo è affamato di dignità. Ha ragione il Papa Francesco, a guardarsi attorno ed a ricordarci la parabola del ricco “che aveva tanti granai, tanti silos ripieni e non sapeva che farne”. Dovendo, un giorno sicuramente morire, di chi mai sarà la cospicua ricchezza accumulata?
Ad attenderla, come un danno dovuto, ci sono gli ultimi, i diseredati i disperati della Terra che, per colpa dei tanti che accumulano in modo sconsiderato ricchezza senza limiti, tutta per sé, agendo sicuramente in maniera illecita e truffaldina, tolgono la speranza ed il pane ai tanti disperati della Terra che oggi sono in cammino per riscattarsi dalla fame e che, nonostante le difficoltà del loro fare, sono decisi a non tornare indietro, ma a rischiare come accade sempre più spesso, anche la morte per costruire un mondo nuovo per sé e per quelli che verranno.