Italia: malessere senza fine – siamo nella palude

Giuseppe Lembo

Il 47morapporto del CENSIS diretto dal sociologo Giuseppe De Rita anche quest’anno è arrivato puntuale; puntuale, a dirci quali sono le condizioni sociali, economiche, culturali ed umane di questo nostro ormai sgangherato Paese. A considerare attentamente l’analisi del rapporto CENSIS 2013, non è assolutamente da stare allegri. Le condizioni soprattutto sociali d’Italia si sono aggravate e non poco. Le condizioni di governance del Paese Italia sono assolutamente da profondo rosso. C’è la crisi della politica; ci sono gli italiani indifferenti a tutto e soprattutto alla politica da cui non si sentono per niente rappresentati; c’è la povertà crescente e diffusa che trasferisce dalla sua parte, procurandone un salto nel vuoto al di là del fossato, una classe media, ormai parte integrante dei nuovi poveri d’Italia. Il 47morapporto CENSIS, a ben considerarlo, rappresenta un’amara fotografia di un’Italia fortemente ammalata ed ormai prossima a morire.

Non c’è da stare allegri e tantomeno da stare tranquilli. C’è una situazione grave, da profondo rosso, di cui prendere coscienza ed agire, creando per vie assolutamente straordinarie, di salvare il salvabile, anche se si tratta di una strada tutta in salita e per niente facile da percorrere.

Secondo il CENSIS le condizioni italiane sono allarmanti; tanti, sono gli italiani allarmati per se e per i loro figli senza futuro. In Italia, così come siamo ridotti,  è morta anche la speranza. L’Italia è sciapa; l’Italia è in preda ad una situazione di malcontento diffuso per cui nessuno riesce a pensare positivo ed a saper trovare una soluzione giusta per guarire dai tanti mali che sono visti come mali assolutamente inguaribili.

Lo stato di salute umana e sociale dell’Italia in questo inizio del Terzo Millennio, per colpe tutte italiane, è fortemente comatoso e non dà segnali di speranza di salvezza possibile.

La narrazione CENSIS, ispirata dal prof. De Rita, padre nobile della ricerca nel sociale italiano, è piacevolmente fatta di una profonda immaginazione sociologica mista ad un’attenta analisi critica del malmesso sistema Paese.

Un Paese il nostro che, Marcello D’Orta, di recente scomparso, autore di “Io speriamo che me la cavo”, non avrebbe esitato a definire, così com’è malridotto, Paese sgarrupato; un Paese, il nostro, che fece gridare ad Eduardo De Filippo, rivolto ai giovani, il disperato appello “fuitevenne”.

Oggi, per fuggirsene dall’Italia, le condizioni ci sono tutte; ma proprio tutte.

C’è, come prima cosa, il tradimento italiano di chi governa il Paese nei confronti della gente e soprattutto dei giovani che proprio non sanno pensare al futuro e non fare altro che andarsene.

L’Italia, così com’è ridotta, è un Paese senza certezze; oltre a non avere certezze, non c’è neppure la speranza di un futuro nuovo; di un futuro dal volto umano e capace di capire le ragioni degli altri, sempre più indifferenti a chi è responsabile del governo del Paese.

I contenuti della ricerca sociale del 47mo  rapporto CENSIS ci presentano un’Italia alla deriva, con caratteristiche assolutamente devastanti.

Tanti sono i mali d’Italia; oltre al disagio ed alle difficoltà materiali, difficili da recuperare, rimettendo ordine al disordine, c’è un clima di profonda e diffusa ostilità umana; c’è un tutti contro tutti; c’è una forte ed ostinata sfiducia per la politica; c’è una forte ed assoluta sfiducia pere la politica; c’è un forte ed ampiamente sentito discredito nei confronti della classe politica e sindacale e della dirigenza italiana attenta solo a se stessa e lontana anni luce dalla gente di cui non gliene frega niente, mentre dovrebbe avere la sensibilità umana ed il dovere istituzionale per adoperarsi in loro favore, alleggerendone i percorsi di una burocrazia azzeccagarbugli, da lungo tempo, attiva protagonista dei mali d’Italia.

Il nostro Paese, per decenni attento al cambiamento ed alla modernizzazione e del tutto indifferente alla partecipazione come presupposto del vivere civile e democratico, dai tanti sognato come traguardo possibile e raggiungibile.

È crollato, altresì, anche il mito di qualsiasi forma di mobilitazione politica e sociale.

Un Paese fermo che non sa guardare avanti e non sa assolutamente camminare in modo intelligente e convintamente risoluto pensando al cambiamento possibile.

L’Italia è il Paese della falsa modernizzazione; in modo suicida si è votata al solo apparire, dimenticandosi dell’essere e della sua importanza per costruire insieme una società di uomini liberi, impegnati nella realizzazione, come nelle attese dei più, di un mondo nuovo con al centro l’uomo; l’uomo della Terra, ad un bivio tra il disastro esistenziale e la resurrezione.

Tornando a ben considerare l’analisi del CENSIS sui mali dell’Italia, è evidente a tutti che per cambiare e guardare con fiducia al futuro, bisogna pensare a rifondare il Paese, partendo dal suolo che, così com’è ridotto, non garantisce assolutamente di poterci vivere tranquillamente, avendo subito violenze, abusi e trasformazioni da day after.

L’uomo, l’uomo italiano ha usato abusandone, il suolo italiano, sottratto all’agricoltura per trasformarlo in suolo residenziale, molto spesso in violazione degli stessi principi fondanti alla base del suo governo per cui, da principi saggi sono diventati disumani, violenti e siti ad alto rischio, da veri e propri disastri annunciati.

Il CENSIS ci informa e fa bene ad evidenziarlo che, nel nostro Paese c’è per nostra fortuna un’interessante presenza di soggettività emergenti; rappresentano in sé le risorse umane che possono forse un giorno contribuire a salvare l’Italia dal disastro annunciato.

L’Italia tradotta in cifre, sta inevitabilmente sprofondando.

Nel futuro italiano, a partire dall’addormentato presente pesano come un enorme macigno appeso al collo i 4 milioni e mezzo di precari che, nelle condizioni tragiche in cui si trova il Paese, non hanno alcuna prospettiva di un futuro possibile.

Più in generale ed in modo assolutamente incontrovertibile, pesa un Sud dimenticato, abbandonato a se stesso e del tutto cancellato delle agende politiche piene solo delle cose dell’Italietta in crisi che non si salva  se non nel suo insieme italiano.

Nel sociale umano italiano, come emerge dal rapporto CENSIS, c’è poi un ceto medio maltrattato e senza futuro che è veramente maledetto; per questo suo nuovo stato fortemente impoverito a ragione, è arrabbiato e non poco.

In tutto questo scenario triste da Paese in default, c’è, tra l’altro, una sconsiderata crescita dei vizi italiani; con il loro peso aggressivo, creano sofferenza e mettono l’Italia sempre più di fronte ad un presente dal futuro negato.

Se abbiamo ancora la capacità di dimostrarci un popolo che ama la saggezza ed il comportamento saggio nel proprio vivere quotidiano, dobbiamo saper fare tesoro dei tanti segnali di vita che riguardano il nostro futuro, intimamente collegato al nostro presente.

Per essere saggi, come prima cosa, bisogna spogliarsi il più possibile dall’apparire e rientrare nell’essere, il cui mondo è il solo mondo capace di produrre saggezza e comportamenti umanamente corretti; tanto, attraverso stili di vita individuali e collettivi altrettanto corretti.

In tutto questo, un posto di primo piano, spetta alla cultura, da considerare un diritto per tutti; lasciare le persone indietro, fuori dalla cultura è  un grave danno per l’individuo, per la società e per l’intera umanità che, per guardare avanti ha bisogno prima di tutto e soprattutto del sapere e della conoscenza; tanto, per salvarsi da un disastro annunciato.

Nei mali d’Italia, da guarire al più presto per non morire, c’è purtroppo, la comunicazione mediatica del piccolo schermo, un vero e proprio sepolcro imbiancato con al centro un morente claonismo di una sempre più falsa, inutile e decadente informazione – spettacolo che non giova a nessuno, anzi fa male, tanto male a tutti, influendo e compromettendo gli stili di vita di ciascuno.

In Italia siamo di fronte ad un fallimento diffuso; la prima causa di questo fallimento è dell’apparato pubblico che spende e spande senza darne conto a nessuno.

Gli italiani sono ormai stanchi; sono stanchi di vivere da tartassati e di subire pressioni fiscali disumane ed insostenibili da parte di uno Stato – padrone che cerca di arraffare tutto per sé, per garantire i tanti privilegi ai tanti boiardi di Stato, del tutto indifferenti della vita sempre più difficile dei suoi cittadini.

Per le condizioni in cui ci troviamo a vivere, non siamo più un grande Paese dell’Occidente; siamo ormai, sempre più, un Paese del Terzo Mondo.

Gli italiani, come ci confermano tutti i rapporti e le ricerche sulla società italiana, sono stanchi di essere tartassati da uno Stato – padrone che pretende tutto per sé; sono così stanchi da decidere, per il loro bene di staccare la spina e non pagare da tartassati le tasse, vere e proprie imposizioni usuraie con soldi che non hanno.

Per evitare l’impiccagione di massa, fenomeno crescente degli omicidi-suicidi di Stato, hanno deciso di riprendersi la libertà di non pagare.

Nella fotografia del CENSIS al nostro Paese, oltre ai milioni di italiani senza lavoro, viene registrata, tra l’altro, una crescete fuga di italiani all’estero (nel 2012 sono stati ben 106 mila) ed una altrettanto diffusa crescita delle povertà, con un 24% di famiglie in difficoltà a pagare le tasse ed un 23% a pagare le bollette; viene, altresì, registrata una diminuzione del 4,4% delle imprese gestite dagli italiani.

Oltre ai tanti numeri di una difficile materialità italiana, il CENSIS, nel rispetto del suo fare in senso umanamente approfondito attraverso la ricerca sociale sia sulla persona che nel più vasto universo sociale di appartenenza, attento com’è ai mali d’Italia ed alle sue conseguenze sul futuro del Paese, evidenzia nel rapporto 2013 il crescente diffondersi di mali squisitamente legati alla persona, elencandone alcuni, quali l’immoralismo, il disinteresse per gli altri, la depressione.

 Mettendo a fondo il dito sulla piaga, il CENSIS ci dice ancora che la crisi italiana è più dentro di noi che non fuori.

Questa forte crisi soprattutto valoriale provoca negli italiani una disillusione totale con comportamenti indifferenti sia nei confronti dei partiti che per il più generale impegno politico.

Gli italiani sono indifferenti alla politica di cui prendono sempre più le distanze, considerando i politici, i grandi responsabili dei loro gravi ed irrisolvibili problemi, con le spese familiari tornate indietro di oltre dieci anni.

Il 69% delle famiglie italiane ha ridotto  la propria capacità di spesa, tra l’altro anche per i beni alimentari con un meno 6,7%.

Altre cifre del CENSIS della sconquassata Italia di oggi riguardano le tante imprese che non ce la fanno a resistere alla crisi; nel periodo 2009 -2012 hanno chiuso i battenti il 4,4% delle imprese.

Tra tanta negatività italiana emerge anche qualche dato positivo; nel 2013 ci sono state ben 5 mila imprese in più messe da donne.

Notevole, tra l’altro, la crescita delle imprese straniere che hanno avuto un incremento del 16,6% (picchi più alti i 40 mila negozi gestiti da marocchini ed i 12 mila gestiti dai cinesi).

Tra l’altro, è cresciuta in modo inarrestabile la forbice tra il Nord ed il Sud d’Italia, evidenziando due velocità con un divario assolutamente incolmabile ed una inevitabile caduta libera, da vero e proprio tonfo mortale, del contributo dato dal Sud nella formazione della ricchezza del Paese (in quattro anni il PIL del Mezzogiorno si è abbassato di circa un punto percentuale scendendo dal 24,3% al 23,4%).

La chiarezza del rapporto CENSIS è assolutamente inequivocabile.

I dati più delle parole di accompagnamento e delle analisi di supporto esprimono nella loro chiara drammaticità le condizioni tristi in cui vive l’Italia e mettono in evidenza tutti i possibili contraccolpi per la tenuta umana e sociale di un’Italia che il CENSIS definisce “sciapa”, colpita com’è da una crisi profonda ed assolutamente difficile da superare.

C’è da chiedersi con estrema chiarezza senza cavalcare proteste sterili ed anche inopportune, che altro deve capitare ancora gli italiani.

Le vergogne italiane e la disumanità diffusa nei confronti del suo popolo sovrano, sono tante.

Tra l’altro, ciliegina sulla torta, per effetto della sentenza della Corte Costituzionale, abbiamo un Parlamento ormai delegittimato, in quanto la Corte ha considerato il Porcellum, costituzionalmente illegittimo; una vergognosa legge truffa che ha permesso di avere parlamentari nominati e non eletti e parlamentari eletti come solo premio di maggioranza per il partito primo classificato.

Il Porcellum, è stata considerata dalla Corte, legge incostituzionale, per cui occorre necessariamente cambiarla.

Ora, intanto che arrivi una nuova legge, l’Italia ha di fatto un Parlamento delegittimato; una vergogna tutta italiana da cancellare al più presto, per il rispetto degli italiani e per il buon nome dell’Italia nel mondo.

Sarà anche questa, un’altra occasione italiana per prendere le distanze dalla politica e da chi la rappresenta.

C’è, tra la gente, un diffuso e crescente sentimento di amarezza, di rabbia, di delusione e di scarsa credibilità per la politica che, i cittadini italiani non vedono come una loro diretta espressione di rappresentanza democratica.

L’Italia, come conferma il 47morapporto CENSIS è purtroppo al capolinea.

Bisogna riflettere e trovare le vie giuste per cambiare; non si può assolutamente continuare a vivere di sole incertezze e di mancanza assoluta di prospettive per il futuro; siamo in una condizione da vero e proprio suicidio italiano; sta a noi tutti, con il nostro pensare ed il nostro fare, di evitarne la fine; tanto  per non morire. Dobbiamo allontanare dal nostro Paese quel profondo rosso che inevitabilmente ci porta al disastro. Come italiani coraggiosi ed attenti alla rigeneratio del Paese dobbiamo saperci promettere l’impegno al cambiamento; dobbiamo promettere anche al CENSIS di cambiare, dimostrandolo concretamente nel 48morapporto del 2014. Dobbiamo saperci immaginare tutti insieme l’Italia del futuro; dobbiamo saperla immaginare, immaginandola al meglio; tanto, prima di tutto, con le idee. Occorrono, per cambiare l’Italia le idee, tante nuove idee; occorre attrezzarsi di quelle idee che, prima pensate, poi possono diventare forza comune ed humus per lo sviluppo possibile, che, per essere tale  prima di tutto necessita di un forte coinvolgimento umano, tale che diventi anche forte elemento di crescita diffusa per tutti gli italiani.

Un pensiero su “Italia: malessere senza fine – siamo nella palude

I commenti sono chiusi.