Fenomenologia dei rave-party

Lucio Santoro

Durante il nostro precedente viaggio nella storia della techno abbiamo visto come questa sia nata e si sia sviluppata a Detroit. Giunta nel vecchio continente, la techno, come tutti gli altri generi di matrice elettronica, nel corso dei primi anni 90 conosce una rapida evoluzione che la frammenta  in numerosi generi, separando in modo definitivo la techno europea  dalla techno americana, che, d’ora in poi, suonano in modo completamente diverso. Le cause di questa “frammentazione” sono da attribuire a diversi elementi, in primo luogo l’evoluzione della tecnologia, poiché con i nuovi strumenti, gli artisti sono finalmente più liberi di esprimersi. Il conseguente decentramento delle capitali della musica, non sono solo l’America e l’Inghilterra, ma prima l’Olanda e la Germania e in un secondo momento la Francia. La conoscenza di nuove frontiere musicali, inoltre, non avviene più esclusivamente tramite radio e televisione, ma attraverso una conoscenza più diretta, nei luoghi dove si riproduce la musica: club e rave. E’ doveroso aprire una parentesi sui rave, per meglio comprendere, non solo l’evoluzione musicale della techno, ma di buona parte della musica elettronica. Nel suo significato iniziale la parola inglese “rave” si traduce con in parole come: baldoria, farneticare, delirio. Assume per la prima volta il significato di “festa” durante gli anni 50 quando viene usato per indicare i party a Soho, noto quartiere di Londra. Dopo essere stata usata dal movimento Mod con il significato di festa generica viene finalmente accostata al mondo dell’elettronica nel  28 gennaio 1967 con il “Million Volt Light and Sound Rave” anche detto “The Carnival of Light Rave”, al quale parteciparono artisti come: Delia Derbyshire, Braian Hodgson, Peter Zinovieff e dei Beatles più strani che mai con “Carnival of Light”. I rave, tuttavia, raggiungono il loro stato finale intorno alla metà degli anni Ottanta, quando la musica elettronica da ballo esplode in Europa. A giocare un ruolo fondamentale fu soprattutto l’Acid house in Inghilterra, al termine degli eventi nei club, che chiudevano alle 3, in tantissimi si spostavano nelle campagne limitrofe dove erano organizzate grandi feste in capannoni o grandi edifici abbandonati. I rave, quindi, nascono dalla voglia di sentire buona musica e di ballare tutta la notte, ma sicuramente devono parte del loro successo al brivido di essere eventi per lo più illegali e alla creazione di atmosfere di segretezza, infatti molto spesso i luoghi dove vengono svolti i rave sono rivelati solo all’ultimo momento per depistare le forze dell’ordine. I rave diventano delle zone franche dove tutto è permesso, dove la parola d’ordine è libertà, di essere quello che si vuole come si vuole; non sorprende, infatti, che durante queste feste il consumo di droghe sia molto elevato. Dalla loro nascita i rave diventano sempre più importanti dando vita ad una vera e propria controcultura, che può contare su un numero sempre maggiore di seguaci in tutti il mondo. In ultima analisi i rave incarnano valori, quasi, di protesta contro la mercificazione, esprimendo un forte sentimento di coesione.