Agropoli: presentazione “Cara Italia ti scrivo”

Giuseppe Lembo
 
Sabato 29 marzo, ore 18,00, presso la Libreria l’Argo, Viale Lazio 15, presentazione del mio libro-inchiesta “Cara  Italia ti scrivo”. Un  libro che ha percorso  la  storia di questo nostro Paese, che purtroppo, non ha ancora  trovato una soluzione possibile ai tanti suoi mali che in sé, sono soprattutto mali antropici, prima ancora di essere profondi e gravi mali geografico – territoriali. Il  Sud  è  ancora  svantaggiato,  per  essere  lontano  dall’Europa  che  conta,  nonostante  le  tante  cose  positive realizzate  con  conseguenti  forti  miglioramenti  nelle  sue  condizioni  di  vita  che,  confrontandole  oggi  a  quelle assolutamente  misere  di  partenza,  possono  a  giusta  ragione,  considerarsi  condizioni  di  vita  umanamente  e socialmente progredita. Non  voglio  ancora  una  volta  attardarmi  sull’inutilità  di  uno  scontro  purtroppo  sterile  tra   il Nord  ed  il  Sud  del Paese, con  il primo che ancora ed  inopportunamente, considera  il mondo meridionale, a partire dall’Unità, una vera  sventura  per  il  destino  d’Italia,  mentre  il  secondo,  soprattutto  da  parte  degli  ostinati  sostenitori dell’invasione  piemontese,  considera  la  liberazione  dagli  stranieri  una  vera  e  propria  invasione;  un’invasione, dicono gli ostinati nemici dell’Unità d’Italia, tragicamente violenta e rapacemente saccheggiatrice di una ricchezza meridionale  trasferita  interamente  al  Nord,  al  fine  di  farne  crescere  ed  espandere  il  mondo  produttivo  – industriale  che da  allora ha  conservato  tu,  i privilegi della parte  ricca di un’Italia più disunita  che unita  come testimoniato a distanza di 150 anni ed oltre, da tutto ciò che succede ancora  oggi. È  questa  una  contrapposizione  italiana  assolutamente  inutile  e  perdente;  è  inopportuno  rinfocolarla  con  una cultura basata  su di un rivendicazionismo che mette  strumentalmente  gli  italiani d’Italia,  gli uni  contro  gli altri armati. Cari  italiani,  affidandomi  alla  vostra  intelligenza  di  popolo  che  ha  sempre  pensato  di  guardare  al  futuro, superando per questo obiettivo  i tanti mali storici d’Italia, con uno scatto di orgoglio  italiano, non attardiamoci più oltre su di un passato che ora come allora, rappresenta la prima pietra di quell’Italia unita che prima di tutto nella sua umanità di insieme è servita, serve e servirà agli italiani, anche se di tanto in tanto riemergono i rigurgiti di un antimeridialismo e/o di un antipiemontismo da Sudismo contro Nordismo e viceversa considerati, ciascuno per  la sua parte, protagonista di  tante disumane violenze  il  frutto, si dice, di una  falsa e per  tanti,  inopportuna
unità d’Italia, sempre sognata, ma di fatto mai voluta dai meridionali ed ancor meno dai nordisti.  Fatta  l’Italia, non  sono mai stati  fa, gli  italiani e  la guerra  santa delle divisioni è continuata e continua ancora oggi, con il grave rischio di tramandarla anche a quelli che verranno. Attraverso questo mio appello all’italianità,  in modo  fortemente  convinto, cerco ancora una volta di professare tutta  la mia  fede di  italiano,  senza  le  inopportune divisioni di  sempre che non  servono a nessuno e che  invece fanno tanto male a tu. Oggi più che mai ci serve essere  fortemente uniti; ci serve essere  italiani senza se e senza ma; ci serve credere nell’unità; partendo da qui, appellandoci alla grande intelligenza italiana, che proprio non ci manca, tu, insieme, facciamo saggiamente una convinta professione di fede italiana.  È questo lo spirito di CARA ITAL IA TI SCRIVO. Un libro -inchiesta che, partendo dall’analisi dei tanti mali d’Italia, è in tutte  le sue 400 pagine un  inno all’italianità; una  forte  testimonianza di  fede all’appartenenza  italiana unica ed indivisibile. Oggi più che mai ne abbiamo veramente bisogno; ne abbiamo bisogno ora come allora. Smettiamola di farci male! Basta con le sterili ed inopportune contrapposizioni degli uni contro gli altri! Basta con il Nord  che  si  sente  la  sola parte dell’Italia  che  conta e  vuole  spingere  sempre più  il Sud  verso  il Terzo Mondo africano, commettendo così il grave errore suicida e non solo di prospe,va, per l’immagine dell’unità italiana nel mondo. Al  Sud  c’è,  come  in  nessuna  altra parte  d’Italia, un  ricco patrimonio di  saperi, di  testimonianze di  cultura  e  di sapori;  oggi,  a  buona  ragione,  è  patrimonio  dell’umanità  so#o  la  tutela  UNESCO,  in  quanto,  assolutamente difficile, se non impossibile, trovare tanta ricchezza di ingegno e di saperi e sapori in altre parti del mondo.  L’Italia  unica  ed  indivisibile  è  il  primo  necessario  presupposto  per  la  rinascita  italiana,  una  rinascita  non  più rinviabile se non si vuole portare a morte sicura il nostro Paese, dove in tutto il suo insieme, dal Nord al Sud, non c’è  niente, ma  proprio  niente  che,  nel  prossimo  immediato  futuro,  superando  le  tante  incapacità  passate,  se opportunamente utilizzato, non possa servire alla giusta causa italiana. Per questa giusta causa,  in nome di una  forte unità di popolo,  l’Italia deve finalmente sapersi sentire un popolo solo; un popolo saggiamente unito che, facendo a fondo tesoro di tutte le sue tante risorse, si liberi finalmente da
lacci  e  lacciuoli e  con  l’orgoglio  dell’appartenenza  italiana,  a  testa  alta  affronti, mettendo  a  tacere,  con  eroico protagonismo,  chi ancora  grida  stupidamente alle due o più  Italie  e non  sa  costruire,  così  come  si  conviene,  il bene  dell’Italia  fatta  da  un  solo  insieme  italiano,  assolutamente  necessario,  per  affrontare  i  tanti  ostinati anti italianismi  fuori  dai  confini  patrii  che,  oggi  più  che mai,  giocano  al massacro,  pensando  di  poterci  tenere sottomessi, per obie,vi poco nobili,  legati  al potere dell’avere  che  vuole  cancellarci nel  nostro umano diritto
dell’essere, che ci appartiene, essendo questo, un pensiero tutto  italiano, tutto del Sud  italiano,  in qua nto nato nella terra velina della Campania, da Parmenide e dai parmenidei della scuola eleatica.  Gli italiani è questo che vogliono; vogliono poter credere nel proprio futuro.  Ma come si fa a credere nel futuro? Come si fa ad uscire da un sistema da tartassati, con tasse  insostenibili, tra l’altro  imposte  agli  italiani  per  garantire  spreco  e  privilegi  ai  tanti  governanti  nostrani  dell’ultima  ora  che sguazzano nel benessere e si compiacciono di spendere e spandere, facendo crescere  la spesa pubblica  in modo assolutamente indecente? Questa è  l’Italia che non vogliamo! È  l’Italia delle caste, dei tecnocrati, dei boiardi di Stato e di quel politichese traditore che hanno stancato tu, gli italiani sia del Nord che del Sud.  È  l’Italia  degli  annunci  –  spot  che  si  ripetono  continuamente,  sovrapponendosi  gli  uni  agli  altri  con  un  solo diabolico, disumano e falso fine che è quello del voler cambiare tutto senza poi di fatto cambiare assolutamente niente. Come si può mai guardare al futuro con questi donchisciotti italiani, bravi a combattere le sole battaglie dei mulini a  vento,  per  portare  a  casa  la  sola  farina  dei  propri  privilegi,  affamando  sempre  più  gli  italiani,  un  popolo  di tartassati con un’enormità di  tasse  (ben 107), scaricate sul groppone  italiano che, orma i stremato, non può più
oltre  sopportarne  il peso, per altro  funzionale  solo a garantire  i privilegi dei  tanti  innominati d’Italia che hanno come unico e dichiarato obiettivo, quello di garantirsi potere e privilegi da tanti “re sole”, sparsi in lungo e  largo
nei diversi e  rinnovati principati  italiani,  le nuove  signorie,  ispirate al principio del potere divino, da non dover mettere assolutamente in discussione (Dio me lo ha dato e guai a chi lo tocca)? Occorre  cambiare; occorre un  forte  protagonismo  del  fa re  con più flessibilità,  per  trovare  insieme  le  soluzioni possibili al lavoro che non c’è, al disagio sociale, al crescente divario tra chi ha e chi non ha, con i ricchi sempre più ricchi ed i poveri sempre più poveri. L’orologio della storia va nel verso  giusto? Non bisogna forse  introdurre dei correttivi, per evitare che si arrivi al capolinea con gravi ed irreparabili danni per tu? Non è più il tempo degli sprechi, a danno delle realtà più povere, più deboli economicamente e tali da non riuscire più a campare. Occorre, per il bene del cittadino italiano, una maggiore coesione umana e sociale.  L’Italia deve essere  fortemente  rigenerata; occorre  ripensare al sistema  italiano e per  il bene di  tu,, pensare a più opportunità umane e sociali, in modo da dinamizzare dal Nord al Sud, la vita italiana e farla uscire dalle acque stagnanti di una condizione triste e senza prospe,ve di un futuro umanamente possibile.   Gli  italiani  con  ostinazione,  anche  se  vittime  di  tanti mali,  continuano  ancora  a  credere;  continuano  ancora  a credere nel futuro italiano. Questo atto di fede e di speranza nel futuro possibile è il messaggio che viene dalle 400 pagine di CARA ITALIA TI SCRIVO.  Giuseppe  Lembo  crede  nel  f uturo  italiano;  continua  a  credere  nel  futuro  italiano  nonosta nte  le macerie  di  un disastro Italia che rischia di travolgere tutto e tutti.  Giuseppe Lembo, pur  riconoscendo che  l’Italia è gravemente ammalata, crede nella  forza  italiana al servizio del proprio Paese. Crede nel  ruolo di una grande umanità italiana, perché crede negli italiani e soprattutto nell’uomo che è capace di rigenerarsi, di fare camminare le idee e di trasformare anche le grandi sconfitte in altrettante vittorie, il frutto
di un  grande  sforzo di  creatività  colle,va, una  forza di  insieme per  il   cambiamento possibile  e per un mondo nuovo anche nel futuro italiano.

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