Salerno: presentato “Riformismo mancato”
Oggi pomeriggio, con una conferenza stampa tenuta presso la Camera di Commercio di Salerno, è stato presentato il libro “Riformismo mancato”, scritto da Massimiliano Amato e Marcello Ravveduto. Sono intervenuti i Prof. Pietro Cavallo e Carmine Pinto, docenti di Storia Contemporanea presso l’Università degli Studi di Salerno e la Prof.ssa Simona Colarizi, docente di Storia Contemporanea all’ Università “La Sapienza” di Roma. Il libro esamina gli anni del cosiddetto “miracolo economico” (fortunata espressione coniata nel 1959 dal giornale inglese “Daily Mail”), un periodo in cui, dopo la fase della ricostruzione postbellica e il decennio dell’accumulazione di capitale (1948-58), gli Italiani iniziavano a conoscere il benessere, il consumismo, la forza delle esportazioni, la potenzialità della piccola impresa, le trasmigrazioni dal sud al nord. Un periodo che facilmente risulta in stridente contrasto con l’attualità se si considerano solo alcuni dati di allora: disoccupazione al 3%, una produttività operaia che sfioriva il 63%, il Financial Time, quotidiano della City di Londra, che l’11 gennaio 1960 conferiva alla lira l’Oscar delle monete per il 1959, in quanto moneta più stabile. Come notato dal Prof. Cavallo, il titolo fa pensare ad un libro di storia politica. In realtà esso risulta fuorviante ed è solo il sottotitolo che offre una diversa e vera chiave di lettura del volume, un volume che è innovativo metodologicamente per le fonti utilizzate, come diari, filmini di matrimonio, fonti orali digitalizzate, e che, attraverso un intreccio perfettamente architettato di storia sociale e storia politica, propone in maniera coinvolgente e mai noiosa quello che fu l’alito vitale di questi anni, ossia l’aspirazione degli Italiani al benessere, a diventare ceto medio. Questa conquista sociale fu però strettamente legata ad una torsione individualistica che per definizione è da ostacolo al riformismo, cosicché il già irresoluto strato borghese su cui si proiettò il boom economico creò per gli anni a venire una altrettanto debole borghesia impiegatizia.Questa è una tipica anomalia italiana, di un’Italia che in quegli anni vedeva agire una classe politica socialista che cercava di darsi a tutti i costi una categorizzazione concettuale e una definizione politica sulla scia dello standard europeo. Ebbene, fallì: il sogno riformista durò esattamente ventotto mesi e cinque giorni, dal 21 giugno 1962, giorno del giuramento del quarto governo Fanfani, al 26 giugno 1964, caduta del primo governo organico di Moro. E’ questo il quadro dipinto dal libro, il quadro di un’Italia che guarda a quegli anni ormai già un po’ lontani con una distanza non tanto cronologica, quanto piuttosto interpretativa, una distanza che vuole cercare di cambiare l’immagine che abbiamo di quel periodo, non dimenticando che quella raccontata non è solo storia italiana, ma anche e soprattutto storia di Italiani, di persone che iniziavano a volere la macchina, la televisione, che desideravano andare in villeggiatura, che volevano appartenere alla grande borghesia. In fondo non fu solo un miracolo economico, ma anche un miracolo di unificazione della cultura materiale italiana: il ceto medio costituì pur sempre un patrimonio collettivo cui far riferimento e questo, il libro lo tiene ben presente.