Italia tradita ci hanno rubato la dignità e la speranza

Giuseppe Lembo

Purtroppo siamo, nel nostro Paese, ad un vero e proprio allarme rosso; siamo in una condizione drammaticamente senza ritorno. La gente, tanta gente, sta male; sta male da morire. Il lavoro che non c’è, a tante famiglie italiane, ha tolto tutto. Dal pane alla dignità; siamo ad un percorso di una gravità enorme che produce una sempre più diffusa disumana disperazione. Ma come è possibile arrivare a tanto? Come è possibile rubare tutto, ma proprio tutto? Dalla dignità alla speranza; la nostra gente, in gran parte, è stata spogliata di un futuro possibile. La società del nostro paese, tanta parte della società del nostro paese, non ce la fa più a campare; in tante famiglie italiane manca tutto, ma proprio tutto; dal pane alle medicine per curare la propria salute, non più un diritto costituzionalmente garantito, ma sempre più, un vero e proprio privilegio dei pochi che ancora hanno tante risorse spesso illecite non solo per vivere, ma anche per sprecare, permettendosi privilegi che oggi offendono la tanta povera gente italiana.

Siamo al capolinea. Non c’è tempo da perdere. Siamo come Italia ormai in tutto simili alla Grecia.

Ci restano, come i greci, i nostri saperi, le nostre radici, le nostre testimonianze di un passato dall’umanità profonda, offesa da invadenti ondate neo-barbariche di un mondo che non si pone assolutamente i problemi dei valori e dell’etica, ma solo quelli di un egoistico benessere materiale sempre più a crescente beneficio dei soli pochi.

E così l’Italia, come la Grecia affonda.

Affondiamo perché così vogliono i guerrafondai dell’euro che vanno imponendo politiche di rigore da lacrime e sangue, con crescenti e diffuse povertà e disoccupazione, soprattutto giovanile, cancellando anche la speranza di intere generazioni abbandonate a se stesse e dagli orizzonti sempre più corti e senza prospettiva alcuna di futuro.

Si salverà l’Italia? Ci salveremo? Si salverà il nostro popolo ormai alla deriva?

Un segnale forte di speranza ci viene dalla Chiesa di Roma con la presenza di Papa Francesco che, avendo ben capito come vanno le cose del mondo, è preoccupato; è allarmato per quel futuro sempre più negato all’uomo della Terra, per effetto di un crescente banditismo umano che cerca nel sistema globale del mondo finanziario, il nuovo violente potere del pianeta finalizzato a rendere sempre più poveri i già poveri e concentrando il possesso dell’avere in mani sempre più ristrette; tanto per creare quel mondo nuovo, dove una superaristocrazia della Terra, umanamente abortita, pensa che, sia del tutto giusto costruire solo ponti fatti di violenza e di disumani privilegi, cancellando dalla scena l’uomo; cancellando il diritto dell’uomo alla vita; il diritto dell’uomo alla pace ed alla dignità della vita.

Perché il mondo va indietro? Perché l’Italia ha scelto il disastro umano, alternativo alla saggia umanità d’insieme? Perché vanno scomparendo dal nostro Paese i giusti, ferocemente sostituiti da crescenti schiere di Caini inferociti che esprimono la propria soddisfazione nel vedere la gente che soffre?

La gente che non ce la fa più a campare con rabbia e sdegno alza la voce in modo sempre più forte, rivolgendosi, prima di tutto, alla politica che ancora va, con superficiale indifferenza, per la sua strada, senza dare risposte concretamente vere e giuste per chi grida al pane; per chi rivendica il lavoro; per chi non vuole perdere la dignità e la speranza di uomo della Terra; per chi non accetta più oltre, il silenzio complice, da senza voce e da rassegnato; per chi non vuole ripetere l’inopportuno ritornello del non c’è niente da fare.

È disumano tutto questo; è disumano violentare le coscienze con fantastiche promesse affidate ai tanti teatrini mediatici che, avendo cancellato le piazze, il dialogo, il confronto nelle scuole, nelle famiglie ed avendo annullato un utile modello di vita sempre più necessario al vivere insieme, si sono andati malvagiamente sostituendo alla normalità, producendo il nulla; producendo solo il nulla; producendo rabbia, disperazione e tanta, tanta disumana solitudine con un popolo del web che vive sempre più di un virtuale mondo schifato della caina vita reale ed ha per soli interlocutori di vita gli invisibili della rete mediatica che interagisce sempre più in contesti indifferenti a tutta quella che è la realtà del mondo quotidiano, dove ci dovrebbe essere alla base, ma di fatto non c’è, l’interazione umana; dove non c’è più il valore lavoro; dove non ci sono i diritti ormai cancellati dell’uomo; dove c’è solo l’uomo a cui nessuno, ma proprio nessuno, deve poter togliere la dignità di uomo e la speranza del futuro.

Il Papa Francesco avendo capito l’aggravarsi del crescente male uomo all’inizio del Terzo Millennio, in forte solitudine, lancia i suoi appelli quotidiani di amore per l’uomo, di speranza per l’uomo, di condanna per i corrotti, per i violenti e per quel mondo che governa sgovernando ed egoisticamente potente e prepotente, vuole tutto per sé.

La crociata di Francesco per l’uomo della Terra, se non si vogliono percorrere solo strade dai diritti negati, è una crociata giusta e condivisibile.

Speriamo nel forte sostegno dei giusti della Terra; speriamo nell’esercito dei giusti del mondo ancora fortemente decisi a combattere per la pace e per una umanità nuova e libera dal modello del monopolio della violenza.

L’uomo è ad un bivio; può salvarsi come può precipitare in una condizione senza ritorno.

L’uomo deve rientrare in se stesso; deve sapersi riprendere quei valori condivisi, quell’etica e quel suo essere non sopraffatto dal solo apparire e dalla smania del possesso delle cose finalizzate al tutto per sé che non giovano assolutamente ad un modello di vita dove ci deve essere, prima di tutto, la dignità e la speranza.

Se non si fa questo, è inevitabile lo sfascio dell’umanità oggi confusamente in cammino, dove si rincorrono egoismi e violenze che portano sempre più spesso alla negazione umana; sempre più spesso e solo, agli uni contro gli altri; al farsi male, con la pretesa di dover essere i soli a godersi i tanti piaceri della vita, costruendoli sulle privazioni dei diritti fondamentali dell’uomo che vengono imposte a chi non ha; a chi è ultimo tra gli ultimi della Terra.

Tutto questo, non è assolutamente lontano da noi; tutto questo è parte di noi; tutto questo è dentro di noi.

Prendendo a prestito le parole del compianto Marcello D’Orta, preoccupato per il declino italiano, con un’opportuna nota di ottimismo, voglio augurare ed augurarmi di cavarcela tutti; di potercela fare ad uscire dal tunnel, anche se le condizioni al di fuori di esso, sono di un buio profondo ed impenetrabile.

Tanto c’è da augurarselo per non togliere, né togliersi la speranza; per non privarsi della dignità umana necessaria a tutti per vivere.

Abbiamo un grande riferimento nel Papa della Chiesa di Roma che, con coraggio quotidianamente fa sentire la sua voce in difesa degli ultimi della Terra; in difesa dei deboli sempre più deboli e dei poveri sempre più poveri.

Ma ce la farà? Quali e quanti paletti verranno da parte di una vecchia nomenclatura di una Chiesa del potere temporale basata sui privilegi a fermare il saggio cammino di un giusto dello spirito che parla in difesa dell’uomo e del diritto alla vita di tutti gli uomini della Terra?

Speriamo, con tutta la simpatia possibile, speriamo che ce la farà; speriamo che il bene abbia il sopravvento sul male ormai al centro della vita umana come forza violentemente distruggitrice di quelle condizioni umane sempre più al di fuori della normalità.

Anche per il nostro Paese, un augurio sincero, di potercela fare.

Speriamo di cavarcela ed uscire dal tunnel.

Ma per cavarcela dobbiamo infoltire la schiera dei saggi; dobbiamo impossessarci, in modo allargato, dei saperi e della conoscenza necessaria a ridarci quel modello di vita che non c’è e che ha ormai reso gli italiani orfani dell’italianità e dell’appartenenza ad una società d’insieme che amava concretamente lo stare insieme italiano, oggi sempre più occupato dal popolo degli invisibili che vive, sempre più virtualmente e sempre meno realmente, la propria vita.

Speriamo nel sacro furore del Premier Renzi che ce la sta mettendo tutta a rivoltare l’Italia, riformandola, per farne un Paese moderno; un Paese dai diritti garantiti; un Paese umanamente solidale; un Paese dalle idee a confronto, per costruire insieme il rispetto dei ruoli.

Un’Italia rinnovata; un’Italia rigenerata sempre che, la politica italiana la smetta di considerarsi più oltre, inopportunamente padre-padrone di tutto e soprattutto non più simpaticamente amica dei poteri forti italiani, quei poteri senz’anima contro cui tuona sempre più spesso anche Francesco, il Papa del cambiamento per l’uomo; il Papa del protagonismo anche per gli ultimi della Terra, a cui nessuno deve negare il diritto alla vita.

La politica se vuole cambiare realmente l’Italia deve dare al Paese un vero modello di vita italiana; questo lo può, anzi lo deve fare, alleandosi non con i poteri forti protagonisti delle lacrime e sangue degli italiani, ma con i saggi d’Italia e con gli intellettuali, con quel mondo cenerentola della cultura italiana.

Sono i possibili, intelligenti alleati per un vero cambiamento italiano; per rimettere ordine al disordine e per ridare la speranza ad un Paese a cui, tra l’altro, hanno rubato anche la dignità e la speranza.

Matteo Renzi il simpatico énfant prodige della politica italiana, continui per la sua strada, pensando positivamente di riformare l’Italia, così come deve essere fatto.

Purtroppo incontrerà resistenze ed ostacoli che gli renderanno la vita difficile e sicuramente gli faranno gridare più volte al giorno “ma chi me lo ha fatto fare”.

Caro Premier se ci riesci in questa tua impresa folle, da guerriero venuto dall’apocalisse per salvare l’Italia, senza forse neanche volerlo, diventerai un grande nella storia futura del nostro Paese.

Devi andare diritto per la tua strada e non fermarti mai; non fermarti di fronte agli ostacoli che saranno sicuramente tanti, perché tanti sono quelli dei poteri forti che sono abbarbicati ad un’Italia matrigna per i più e generosa solo per i pochi potenti che hanno progettato di impossessarsi del nostro Paese, imponendo condizioni da lacrime e sangue ed un modello di vita assolutamente disumano, ispirato ad una modernizzazione barbara e violenta dell’uomo contro l’uomo; tanto, sia nel nostro Paese che nel mondo.

Caro Premier Renzi le cose da cambiare in Italia sono tante; ma la prima in assoluto è quella di non tradire le attese degli italiani facendo definitivamente venir meno la speranza e rubando anche le ultime briciole di quella dignità umana sempre più cancellata da quelli della politica che hanno per troppo lungo tempo dimenticato il loro ruolo di vicinanza con il popolo degli elettori, fonte unica ed indiscussa della rappresentanza degli eletti.

Per concludere, c’è da invitare gli italiani ad un protagonismo che oggi non c’è; c’è da dire a tutti che è necessario ritrovare quell’italianità perduta che restituisca all’Italia un popolo protagonista ed un Paese rispettoso della storia unitaria, cancellando le quotidiane idiozie di chi pensa a dividere l’Italia con un fare suicida di Nordisti contro Sudisti; non giova agli italiani ed al futuro italiano che ci potrà essere solo se sapremo essere nell’unità, un popolo solo; un popolo che si chiama Italia unita.

 

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