Salerno: Morrone su problematica metro
In questi giorni le persone razionali e serene che hanno veramente a cuore il servizio di trasporto pubblico sono sconvolte da una discussione fuorviante e bizzarra, messa in campo dal Sindaco di Salerno, dall’Assessore regionale ai trasporti e dai tanti commentatori, proni all’uno o all’altro schieramento, che fanno considerazioni prive di ogni buon senso e avulse dalla realtà dei fatti sulla vicenda della cosiddetta metropolitana cittadina. L’unico che ha colto nel segno e che, con molta umiltà e senso del realismo, ha posto problemi veri è l’opinionista Marcello Ravveduto, nonostante egli non sia noto per una particolare esperienza sui sistemi di mobilità urbana. Quelli che dovrebbero essere gli esperti, invece, si rinfacciano unicamente una serie di luoghi comuni e di idiozie. Peraltro, i due principali protagonisti di questa querelle sono famosi per due questioni fondamentali del loro modo di intendere il servizio di trasporto pubblico: il Sindaco per aver, unico in Europa, abolito le corsie preferenziali per i bus in città; l’Assessore per aver contribuito a ridurre i livelli di mobilità pubblica nella provincia di Salerno di ben il 30% rispetto ai servizi erogati dal C.S.T.P. appena nel 2010. Per capire con quale modalità va erogato un servizio di trasporto pubblico occorre fare un’analisi dei costi e dell’efficienza. Il combinato di questi due parametri suggerisce, in modo chiaro ed inequivocabile, se bisogna preferire il mezzo su gomma o quello su ferro o, come in molti casi di città civili, una giusta proporzione ed integrazione fra i due vettori. Tuttavia, è necessario riconoscere che per efficienza, in particolare nei tratti urbani più congestionati dal traffico, è da preferire il trasporto su ferro, anche se esso risultasse leggermente più costoso. A Salerno, però, questa teoria si scontra con una falsa metropolitana, operante su una tratta di appena circa 6 Km. e con la impossibilità, per errori tecnici commessi nella progettazione, di assicurare una frequenza delle corse compatibile con questo modalità trasportistica, che in tutte le grandi città varia da 3’ a un massimo di 10’. A Salerno siamo ad una frequenza aberrante di circa 40’ di media. Inoltre, con un semplice calcolo della lavandaia, si può facilmente pervenire al computo dei costi chilometrici per singolo vettore trasportistico e operare la scelta migliore per l’utente ed il contribuente:
la cosiddetta metro di Salerno costa complessivamente 4.510.000,600 Euro /anno, considerando i 300.000,00 euro /mese (3.600.000,00 euro /anno) per la gestione, i 600.000,00 euro/anno per la guardiania e i 310.600,00 euro/anno per la rete RFI;
i chilometri percorsi in un anno sono 127.020, partendo dalle 58 corse giornaliere e moltiplicandole per i circa 6 Km. di percorrenza e per 365 giorni;
il risultato è spaventoso: il trenino salernitano costa ben 35,51 euro/Km..
Si pensi che i costi chilometrici per il trasporto su gomma effettuato dal C.S.T.P. variano da un minimo di 2,20 euro/Km. (servizi extraurbani e suburbani a carico della Regione e della Provincia) ai 2,62 euro/Km. (servizi urbani pagati dallo stesso Comune di Salerno). E’ ovvio che c’è qualche migliaia di utenti che ha trovato vantaggio con l’istituzione del trenino, ma l’intera collettività deve intervenire con ben 35,51 euro/Km. per concedere questo beneficio. Beneficio, questo, che diventa un privilegio, se si pensa che la Domenica nel salernitano circola solo il 15% del servizio, già ridotto nei giorni feriali del 30%, non rispetto alle reali esigenze dell’utenza ma solo alle corse che il C.S.T.P. garantiva appena nell’anno 2010. Queste banali considerazioni dovrebbero bastare per suggerire il silenzio ai tanti commentatori partigiani, ammalati di diarrea orale, rivelatisi in questi ultimi giorni. Tuttavia, è necessario, per evitare di dissipare i circa 90 milioni di euro spesi dallo Stato per la realizzazione delle infrastrutture ferroviarie propedeutiche all’esercizio del trenino, che il Ministero, la Regione, il Comune di Salerno si concentrino sul prolungamento della metropolitana, verso Pontecagnano e l’Università, cosicché, aumentando la percorrenza e la frequenza, il costo sociale del mezzo di trasporto possa diventare sopportabile per i contribuenti. In caso contrario, è nostra opinione, che, paradossalmente, sarebbe competitivo per lo Stato anche fornire un servizio pubblico di taxi per le poche migliaia di cittadini legittimamente legatisi in questi mesi al singolare trenino salernitano. E’ ovvio, che se si volesse ostinatamente, per quella che si sta rivelando una mera questione elettoralistica disputata tra incompetenti di vari schieramenti politici, finanziare questo costosissimo vettore, ragionevolmente la Corte dei Conti avrebbe ampie motivazioni per aprire una pratica di indagine sulle istituzioni protagoniste di questo eventuale spreco.
Fausto Morrone, Nicola Vernieri