Patrimonio italiano: politici d’assalto “Non toccate unità!”
Una cosa assolutamente seria ed intoccabile è l’Unità d’Italia. Negli ultimi tempi sudismo e nordismo fanno a gara a chi arriva prima a sfasciarla, lasciando in eredità ai figli d’Italia le macerie di quella che era stata un tempo la nobile nazione Italia. Dal Sud borbonico partono ripetutamente accuse contro l’invasione, l’occupazione e l’imposizione di un’unità non voluta; a queste accuse di dominazione piemontese dell’Italia pre-unitaria rispondono i piemontesi che rivendicano un Nord senza vincoli e senza gli storici condizionamenti di una sussidiarietà del Nord come prezzo lungamente pagato per quella lontana unità sempre più scricchiolante e messa da una parte e dall’altra, in forte discussione, perché considerata inutile; perché vecchia; perché inopportuna e dannosa. Non è solo Peppe Grillo con La Repubblica di Venezia, macroregione del Nord e Il Regno delle due Sicilie, macroregione del Sud. L’importanza dell’Italia Unita e dell’appartenenza italiana senza se e senza ma, così come ci ricorda il Presidente Napolitano, è un valore italiano d’insieme condiviso e da condividere anche nel futuro. A giusta ragione critichiamo l’Europa dei banchieri e dei finanzieri, espressione dei poteri forti ed in alternativa rivendichiamo l’Europa dei popoli d’Europa, che dovrà essere altro rispetto all’Europa della sola moneta unica. Mentre ci smanichiamo su queste giuste rivendicazioni, in casa nostra, per il solo gusto di farci male, andiamo predicando un ritorno alle origini, un ritorno con i piemontesi da una parte ed i borboni dall’altra. Una visione questa apocalittica, assolutamente senza senso ed utile solo a “sfasciare”, senza in alternativa pensare a costruire niente di buono. Alla Lega da sempre separatista sostenitrice dei soli diritti del Nord, a Beppe Grillo sobillatore e portavoce di un Nord – Sudismo dell’ultima ora ed ai fanatici Borboni del Sud che si considerano scippati dei loro “privilegi meridionali”, c’è da chiedere a viva voce un comune senso di responsabilità; c’è da chiedere di avere una visione saggia ed intelligente delle cose italiane. Osservando i mali del Sud, c’è da dire che ha ragione la professoressa Gabriella Gribaudi, storica napoletana, di dire che i mali del Mezzogiorno sono soprattutto mali interni al Mezzogiorno e sono dovuti soprattutto alla classe dirigente meridionale, da sempre interessata solo a se stessa, ai propri privilegi, indifferente al dovere umano, morale e politico di far crescere il Sud e la sua gente, sempre e solo, sedotta ed abbandonata. Nel nostro Paese di tanto in tanto, torna d’attualità il confronto-scontro sulle due Italie; del Nord ricco e del Sud sussidiario al Nord. Nello scenario dell’Italia sempre più disunita, al Sud per colpa della sua classe dirigente e del suo isolazionismo privo del protagonismo e dell’anima del popolo che non ha mai partecipato alle scelte, alle decisioni prese, si è purtroppo rimasti fortemente indietro.