Roma: Gianpiero D’Alia su Terra dei Fuochi
Presidente D’Alia, partiamo dalla visita del Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, espressione dell’Udc, giovedi in provincia di Salerno, su invito del Presidente provinciale dell’Unione di Centro Vincenzo Inverso. Dal suo punto di vista la presenza del ministro in più occasioni in Campania è sintomo di attenzione reale e non virtuale sui temi caldi dei rifiuti, del dissesto e della difesa dell’ecosistema in genere ? Non c’è dubbio che sia cosi. In Campania si sommano purtroppo diverse criticità in campo ambientale, la più eclatante delle quali è certamente la cosiddetta Terra dei Fuochi, su cui c’è la massima attenzione del ministro Galletti come di tutto il governo. Altrettanta attenzione si sta facendo sul tema fondamentale della messa in sicurezza del territorio. Galletti e il governo Renzi stanno lavorando, insomma, senza proclami e con tanta concretezza. Qualche giorno fa, rivolgendosi alla Sicilia, ha dichiarato che la politica deve rimanere fuori dalla sanità regionale. In Campania sembra impossibile, visto che assorbe il 70% circa del bilancio regionale, con forti interessi. In provincia di Salerno la sanità è materia di forti scontri tra manager, comuni e politici, con colori spesso divergenti. Sono dinamiche da superare non solo qui, ma in tutto il territorio nazionale. Ovviamente questo è un tema strettamente legato al profondo rinnovamento che serve all’intera classe politica, la cui ‘longa manus’ sulla sanità ha alimentato troppo spesso clientelismo, inefficienza e sperpero di denaro pubblico. Una sanità libera da condizionamenti, ma allo stesso tempo in grado di sostenersi a livello economico, riesce a operare per il benessere dei cittadini: credo che questo sia il primo obiettivo della stessa politica, che dovrebbe trovare la forza di condurre questa battaglia di moralità. In cui si rinuncia a qualcosa per molto altro di più grande e importante. Da uomo del sud ed ex ministro, qual è il consiglio che dà al governo per avviare un serio sviluppo nel Mezzogiorno e arrestare l’emorragia di lavoro che uccide intere famiglie? Su quali direttrici crede che l’Udc in Campania dovrà orientare il rilancio della sua azione politica ? Il Mezzogiorno è stato al centro dell’azione del governo Letta. Ricordo, solo per fare un esempio, che il nostro governo ha riprogrammato 6,2 miliardi di fondi europei del ciclo 2007-2013 per il sostegno alle fasce deboli e all’occupazione, specialmente del Sud. Questa area del paese vive una crisi profonda che è sotto gli occhi di tutti: disoccupazione su livelli spaventosi, giovani che vanno via in cerca di opportunità, desertificazione industriale e fasce di povertà assoluta inedite rispetto al passato. Oggi invertire la rotta e rilanciare il Sud diventa un preciso dovere morale: perché l’Italia uscirà dalla crisi solo se ogni sua parte del territorio sarà in grado di trainare la ripresa. Questo Renzi lo sa bene. L’Udc, in Campania come ovunque, dovrà far sentire il suo radicamento tra i cittadini: dove governiamo e dove siamo all’opposizione, non deve mancare l’ascolto dei problemi, le idee e lo spirito propositivo per risolverli. Da dove deve ripartire l’Udc per risalire la china? Proprio dal rapporto diretto con la gente, che è storicamente la sua grande forza. I partiti plebiscitari, con i leader soli al comando, hanno fallito la loro missione perché hanno creato una voragine tra loro stessi e gli italiani. Dobbiamo costruire un partito che sappia parlare un linguaggio nuovo, attrarre i giovani, essere in contatto quotidiano con i cittadini, aprirsi con generosità a chi tra loro scegliesse di impegnarsi in politica. Questo prescinde da ogni progetto di alleanza in chiave nazionale: è un approccio che deve valere sempre, se vogliamo tornare alle percentuali che meritiamo e dare un contributo a restituire alla politica la credibilità perduta. Come ha dimostrato l’ultimo congresso nazionale, in Campania l’Udc è diviso in due anime: quella che si rivede in Zinzi e Inverso, promotori della mozione “Per un nuovo inizio” che ha sostenuto la sua candidatura alla segreteria nazionale e quella di Ciriaco De Mita. Come procedere politicamente per rilanciare anche in Campania il messaggio di un centro moderato ed europeista? Ritengo Gianpiero Zinzi e Vincenzo Inverso due tra i migliori esponenti dell’Udc in Campania. Nonostante tante prevaricazioni subite e comportamenti non proprio esemplari nei loro confronti, hanno sempre portato avanti il loro lavoro sul territorio con costanza e competenza. Per il presente e il futuro c’è un lavoro da fare tutti insieme, senza gelosie, prepotenze o primati da conservare. In Campania, come altrove, non si può più ragionare sul modello superato dei vecchi partiti padronali. Questo approccio ci toglierebbe la possibilità – e questa è davvero l’ultima – di lanciare il nostro progetto politico, di far comprendere specialmente ai giovani la portata di un messaggio che guarda al futuro, non al passato. L’alleanza con Ncd per le Europee rappresenta l’unica vera grande novità del panorama politico italiano, oggi e in prospettiva futura. Bisogna farla ‘pesare’ sul territorio. Dall’Udc in Campania mi attendo una risposta forte per queste elezioni, che saranno decisive per il nostro progetto in Italia e soprattutto per il futuro del nostro Continente. Abbiamo spazi enormi, sta a noi sfruttarli. Abbiamo visto il nuovo simbolo per le europee con NCD, che certamente avrà anche ripercussioni sul territorio. Sarà un’alleanza a lungo termine? Qual è la chiave di lettura? Deve essere un’alleanza a lungo termine. I cittadini non possono più tollerare cartelli elettorali che si rompono il giorno dopo le elezioni. Il nostro progetto – lo diciamo da subito – è molto più rilevante: costruire con Ncd e con quanti nel mondo moderato e popolare vorranno seguirci un grande soggetto politico che abbia come fondamenta la nostra casa comune europea, il Ppe, per rivoluzionare la politica italiana e portarla verso un bipolarismo finalmente maturo. La Campania non è solo camorra o terra dei fuochi. E’ soprattutto eccellenza in tutti i settori con bellezze storico-paesaggistiche uniche al mondo. Qual è l’autocritica che deve fare la politica, ancorata sempre a vecchi stereotipi e a vecchie liturgie del passato, per non avere compreso queste risorse e trasformarle in occasioni di sviluppo . Occorre un rinnovamento generazionale anche in questo ? E’ chiaro che su tutto il Mezzogiorno pesano decenni di mancate decisioni e di classi dirigenti inadeguate che a tutti i livelli hanno portato a fondo il Sud con scelte scellerate. Per cui l’autocritica sarebbe fondamentale, ma soprattutto sarebbe importante evitare di dare altre chance a politici logori che hanno già dato tutto il peggio di loro stessi. In Campania – come lei ha ricordato – ci sono opportunità fantastiche da cogliere, che possono essere il vero volano per lo sviluppo di quelle zone: le mete turistiche e naturalistiche, il fascino dei luoghi storici, l’eccelso ‘made in Italy’ agroalimentare che è in grado di esprimere. Per sfruttare queste potenzialità serve una classe politica all’altezza: integra, concreta e dal profilo europeo. E non basta alla politica il solo rinnovamento generazionale: ne serve uno culturale, e alla svelta.
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