Acqua per continuità vita sulla Terra
Esiste ancora la sora acqua di francescana memoria? Che ne è delle chiare, fresche e dolci acque, cantate dai poeti italiani del dolce stilnovo, quando la natura, con tutto il suo prezioso patrimonio, era ancora ben conservata e godeva del rispetto sacrale dell’uomo fortemente legato alla sua madre Terra, fonte di “buona vita” per tutti?
Purtroppo ed a malincuore, c’è da dire che molte, ma molte, sono le cose della Terra profondamente cambiate; sono così tragicamente cambiate da avere ormai perso tutto dell’originaria bellezza; del proprio virtuosismo naturale; del proprio ruolo di insostituibile madre, fonte di risorse umanamente necessarie alla vita dell’uomo.
La Terra, la natura sono cambiate non in modo virtuoso, ma in modo fortemente deviato; tanto, per esclusiva colpa dell’uomo che ha contaminato la Terra che lo ospita e gli permette di vivere, determinandone una condizione tragicamente triste, ad un punto ormai senza ritorno e con condizioni purtroppo sempre più catastrofiche per il suo futuro e per il futuro dell’uomo che la abita.
Le sofferenze antropiche del pianeta sono tante; sono ormai così sature da creare situazioni da non ritorno; da tragico allarme rosso.
L’uomo, purtroppo, continua a fare male alla Terra fortemente avvelenata e, sempre meno naturalmente produttiva; continua, tra l’altro, a fare male all’aria fortemente inquinata; all’acqua sempre meno dolce e utilizzabile per dissetarsi; tanto, facendo sempre più male a se stesso.
Con una crescente confusione mentale, senza accorgersene, cresce nella sua forza antropica disumanamente distruttiva.
L’uomo non sa guardarsi indietro; non sa rivolgere con intelligenza lo sguardo alle bellezze del creato, non sa più trovare godimento dell’anima leggendo e rileggendo “Il cantico delle creature” di San Francesco, in cui c’è la bellezza infinita del creato fatto di armonia e di reciproco amore.
Purtroppo l’uomo del nostro tempo ha ormai del tutto dimenticato il passato; sono tempi ormai lontani, tragicamente cancellati dalla memoria; le gravi conseguenze di questo sfascio sono quelle che ogni giorno, ogni ora appaiono tristemente ai nostri occhi; sono quelle che ripetutamente affollano la nostra mente e cancellano ogni traccia di quella possibile bellezza che è parte di noi; che è nel profondo del nostro animo sempre più malinconico e sempre più triste.
Che c’è di nuovo sugli scenari mutati della Terra? C’è, purtroppo, una tristezza infinita; c’è una grande sofferenza umana che produce, sempre più spesso, rabbia, disperazione e morte.
Ci sono scenari tristi dove per l’uomo è difficile non solo vivere, ma anche semplicemente sopravvivere; c’è l’acqua, risorsa non di vita ma di morte (copertina dell’Espresso “Bevi Napoli e poi muori”); c’è la terra dei fuochi che sprigiona veleni e morte, ben lontana dall’immagine di quel fuoco amico, da San Francesco cantato come “fratello foco”.
C’è un mondo naturale sempre più degradato ed abbandonato a se stesso; c’è la Terra avvelenata che si va trasformando da “madre” in “matrigna”, dando i frutti di una Terra non più, né tanto amica dell’uomo, perché dall’uomo tradita; perché dall’uomo maltrattata; perché dall’uomo gravemente violentata.
Non c’è assolutamente compiacimento nell’osservare le tristi condizioni della grave ammalata Terra su cui viviamo e della maltrattata natura che ci circonda; c’è, invece, per tutto questo, per tutte le inopportune negatività umane nei confronti della Terra e della natura circostante, tanta rabbia; tanta disperazione; tanto umano sdegno.
C’è il titanico desiderio di cancellare il brutto ed il negativo della Terra, facendo germogliare e rinascere in alternativa, il bello e la bellezza come forza rigeneratrice e salvifica.
Ma è proprio tutto umanamente compromesso? Non ci sono situazioni ed angoli di mondo che ci portano a sperare in un futuro ancora umanamente possibile ed in una rigeneratio di un nuovo cammino umano?
Ebbene si! Ancora la natura con le sue acque chiare, fresche e dolci, fortunatamente esiste. Ancora c’è nel mondo il fuoco amico e fratello dell’uomo. Ancora c’è la buona Terra, generatrice di tanti buoni frutti che garantiscono e continueranno sicuramente a garantire la vita dell’uomo sulla Terra, permettendo anche la rigenerazione delle coscienze ed il ritorno ad un orgoglio dell’appartenenza umana che sa ancora ricominciare; che sa ancora ritrovare la via giusta per riequilibrare il rapporto uomo-natura, cancellando le tante tracce di un disastro umano conseguente a comportamenti di disumana e violenta insipienza, con conseguenze purtroppo, gravemente distruttive.
Ma è possibile ridare ordine al disordine? È possibile equilibrare tutto ciò che è fortemente squilibrato? È ancora possibile disinquinare tutto ciò che è fortemente inquinato?
Sono questi e tanti altri interrogativi a non avere purtroppo la risposta giusta. Per alcuni è addirittura impossibile trovare una risposta almeno possibile; siamo, purtroppo, al profondo rosso.
È da vero e proprio comportamento acrobatico il ricercare soluzioni possibili al guazzabuglio dell’animo umano, dove la forte crisi dei valori culturali ha provocato guasti assolutamente inguaribili; c’è, purtroppo, tanta avvelenata confusione; c’è una diffusa e sempre più violenta deprivazione culturale; c’è un’indifferenza, soprattutto, da parte delle nuove generazioni, ad accettare quella sfida culturale che, facendo crescere i processi del sapere e della conoscenza, crea i necessari anticorpi per proiettarsi nel futuro senza contaminarsi, né subire i danni di un opprimente materialismo in cui si identifica tutto di tutti del nostro tempo; un tempo assolutamente difficile, che necessita di sapersi ritrovare con le lancette al posto giusto e che deve altrettanto sapersi rapportare in modo armonico ed equilibrato all’insieme passato, presente e futuro, senza confusione e/o equivoci interpretativi del proprio ruolo e del proprio essere uomo, alla luce di quello che è stato, di quello che è e di quello che dovrà essere.
Partendo dalle chiare, fresche e dolci acque, le riflessioni uomo, natura, Terra, sono necessariamente sconfinate nella logica del pensiero coinvolgente l’essere del nostro tempo, dove c’è una grave sofferenza umana da cui bisogna urgentemente guarire per non morire; da cui liberarsi per non subire il danno irrimediabile per l’uomo, del tutto sconvolgente ed assolutamente senza alternative nel rapporto con le cose del mondo e prima di tutto con la Terra, fortemente e gravemente ammalata di uomo.
Ma c’è qualcosa, di queste mie amare riflessioni sul comportamento dell’uomo del nostro tempo, prima di tutto ammalato di se stesso ed in forte conflitto con la natura sempre più compromessa, in quanto ammalata di uomo, che mi fa essere positivo, benpensante e fiducioso nei confronti del futuro umano insieme al futuro della Terra.
Nonostante le amarezze per come vanno le tante cose del mondo, sempre più ammalato di uomo, dove la violenza umana non risparmia colpi, nel fare male agli altri per farsi male, rientrando in me stesso, riconosco molto positivamente il beneficio catartico del pensiero, così come espresso nel corso di questo viaggio nell’essere, al di fuori di ogni fuga dal mondo reale, utilizzando concretamente il rapporto salvifico uomo-natura, uomo-Terra.
Torno quindi alle chiare, fresche e dolci acque così come all’inizio del discorso, il solo che mi libera del fastidioso peso di una condizione umana, dove, tra l’altro, c’è in corso un forte aggravamento per effetto della prospettiva burocratica che, porta sempre più, l’uomo d’Europa, verso la devastante destinazione di una fine annunciata per cui assolutamente inevitabile.
Il terrorismo uomo-natura-Terra è sconvolgente; raggiunge il suo massimo distruttivo soprattutto per effetto degli egoismi umani sempre più finalizzati al tutto per sé; tanto, è causa di gravi sconvolgimenti negli equilibri di un sistema che determina situazioni da “Bevi Napoli e poi muori”; tanto, succede all’uomo della Terra, per effetto di quella umanità disumanamente distruttiva, paragonabile in tutto all’acqua contaminata ed ai gas del sottosuolo campano e di altre ed altre parti del mondo, dove la pazzia umana ha abbondantemente sostituito la preziosità del pane con rifiuti tossici e sostanze contaminate.
Il veleno che uccide è una componente della Terra sempre più ammalata di uomo che l’ha destinata a morte sicura.
Dopo tanto pessimismo, forte dell’ottimismo della ragione, rientro in me con la forza superiore propria dell’uomo della Terra, che mi riporta felicemente al pensiero positivo ed al godimento delle chiare, fresche e dolci acque di francescana memoria.
Sono acque campane. Sono le acque chiare, fresche e dolci ed aggiungo salutari di Caposele, ai confini tra la provincia di Salerno e quella di Avellino, con la sua barriera alta e superbamente rocciosa che separa la Campania dalla Basilicata.
Oltre ad essere acque del passato, acque della memoria, sono oggi più che mai le chiare, fresche e dolci acque dei nostri giorni; rappresentano la salubrità del buon bere a tutela della salute.
È l’acqua della buona salute, anche in tempi che il buono ed il salutare, è sempre più, merce rara.
A ragione, un depliant ne parla come l’acqua di casa tua; come l’acqua buona per la salute e per l’ambiente.
Questa grande risorsa, dono della natura, si trova a Caposele città di sorgente; sono le acque più importanti dell’Italia meridionale. Come detto in un depliant di promozione turistica, hanno incantato poeti antichi e moderni per la grandiosità dei volumi di un acqua oggi captata ed incanalata in un acquedotto (l’acquedotto pugliese), un’opera di cui il mondo non ricorda l’eguale.
L’Italia, quando vuole, sa anche essere saggia; sa anche fare le cose per bene; sa anche opportunamente utilizzare bene le sue risorse naturali.
Purtroppo a questa saggezza antica, si contrappone sempre più spesso, per egoismo umano, un fare moderno disumanamente folle che porta a comportamenti contro l’uomo; tanto come si evince nei veleni presenti nelle acque di Napoli; come gli altrettanti veleni nelle terre dei fuochi del casertano che hanno prodotto un vero e proprio disastro ambientale; come l’uso abusato del suolo e delle risorse sempre più esauribili follemente sprecate, cancellando il futuro di quelli che verranno e trasferendo in eredità, una Terra sempre più matrigna, perché ammalata di uomo che con insipienza quotidiana si adopera a farle male, facendosi stupidamente male.
Le acque di Caposele sono un esempio nobile e virtuoso di un mondo ancora ben conservato; un mondo che è fortunatamente in casa nostra; che è di casa nostra.
Un mondo che ci appartiene in quanto parte della nostra Campania, una regione cenerentola di un’Italia ammalata, da poter sicuramente guarire sempre che ci sia la saggia volontà di vivere la propria vita come esigenza di un insieme umanamente condiviso, forte del sapere e degli esempi dei saggi della società, un riferimento necessario ed insostituibile anche per il futuro italiano; tanto, sempre che il nostro Paese sia ancora interessato a costruirsi un futuro possibile, nel rispetto dell’uomo per l’uomo e dell’uomo per la natura e la Terra, da sempre fedele amica dell’uomo, oggi tradita da comportamenti che di umano non hanno assolutamente niente, in quanto trattasi di sola follia che ha cancellato la saggezza con cui l’uomo ha vissuto e deve necessariamente continuare a vivere la sua vita terrena; tanto, per non morire; tanto, per non autodistruggersi e morire di uomo.