Addio Gabo!
Mariavittoria Coccorese
Si è spento all’età di 87 anni il giornalista e scrittore Gabriel Garcìa Màrquez, premio nobel per la letteratura nel 1982. La vita di Gabo, così chiamato da chi gli voleva bene, è stata scandita dal bisogno irrefrenabile di scrivere, di raccontare, di condividere pensieri. Per lo scrittore le cose esistono per essere raccontate dalle parole, sono proprio le parole a far si che esse vivano in eterno, come sosteneva lui stesso-“Non c’è atto di libertà più splendido che inventare il mondo davanti ad una macchina da scrivere.” L’opera emblematica della produzione di Màrquez è senza dubbio “Cent’anni di solitudine”. Un libro che descrive e racconta la solitudine come una compagna di vita, ogni uomo è solo, ma può lungo il cammino popolare questa solitudine, anzi sosteneva lo scrittore, che il senso della vita consiste in questa continua tensione verso il bisogno e la necessità di colmare gli spazi vuoti. Si ricordano anche come pietre miliari della letteratura del 900′ “L’amore ai tempi del colera” e “Cronaca di una morte annunciata“. La struttura dei romanzi è complessa e articolata, si intrecciano realtà e fantasia facendo diventare Màrquez il portavoce della letteratura latino-americana magico-realista. La sua morte, a causa di una polmonite, lascia una solitudine profonda che potrà essere colmata solo con i suoi libri che hanno saputo insegnare l’amore per quella vita fatta di ombre scurissime ma anche di tante luci chiare ed intense.Foto wikipedia