Invasioni Digitali in Amalfitana: dalla Calcara di Capodorso a Santa Maria de Olearia
In Costiera amalfitana continua il secondo appuntamento delle Invasioni digitali. Dopo il complesso monastico quattrocentesco di Tramonti, sabato 3 maggio, ore 11, l’”invasione digitale” si sposta a Maiori, proponendo all’attenzione degli “invasori”, muniti di smartphone e macchina fotografica, un itinerario davvero particolare: dalla Calcara di Capodorso all’abbazia di Santa Maria de Olearia. Questo monumento è purtroppo chiuso da mesi per “lavori di manutenzione atti a risolvere problemi di sicurezza”, come ha comunicato la Soprintendenza di Salerno a La Feluca, organizzatrice dell’evento, insieme all’associazione Acarbio, e non prima “della fine del mese di maggio 2014” sarà consentito l’accesso. Ma ciò non impedirà di poter ammirare dall’esterno il complesso, e con la guida di Gioacchino Di Martino, referente locale del Wwf, fare un excursus storico e riflettere su una maggiore valorizzazione e conoscenza di questo luogo. Ecco l’obiettivo principale di questa “invasione digitale”. Il percorso inizierà alle ore 11(appuntamento presso il ristorante Capodorso, lungo la Statale amalfitana 163) nei pressi di un’antica calcara ubicata nelle vicinanze del promontorio di Capodorso. Sul posto uno degli ultimi carcarari, Alfredo Bottone, illustrerà la tecnica di produzione della calce attraverso la trasformazione del carbonato di calce – componente essenziale delle montagne della Costiera amalfitana – in ossido di calce mediante un processo di cottura realizzato appunto in queste grosse fornaci di cui tante tracce restano nel territorio. Nella calcara il fuoco veniva alimentato con legna, per lo più minuta – le cosiddette fascine-, che in quantità spropositata veniva raccolta esclusivamente dalle donne. Raccolta e sistemata la roccia all’interno della struttura si accendeva il fuoco che durava per alcuni giorni durante i quali la squadra dei carcarari, solitamente quattro, non poteva assolutamente allontanarsi dalla fornace. Una vita durissima che, tra l’altro, bastava appena a garantire la sopravvivenza. Dalla calcara, percorrendo un tratto di circa un km della strada statale si raggiungerà l’eremo di S.Maria de Olearia. Gli storici ci hanno tramandato l’importanza che il sito ha avuto nel passato come centro di un’intensa vita religiosa, sia per i primi asceti di rito greco- bizantino al momento della sua fondazione, che dopo la trasformazione. La rilevanza di questa struttura, fondata nel X sec. scaturisce da un lato dal fatto che costituisce una rara e preziosa testimonianza di arte e architettura del primo Medioevo e dall’altro perché testimonia il diffondersi, nella zona di un fenomeno molto particolare che è quello dell’arrivo e dello stanziamento dei monaci basiliani di rito greco ortodosso. In tutto il Ducato ma soprattutto nella zona del Monte Falerzio si incontrano e coesistono, a lungo e in piena armonia, le due grandi concezioni monastiche del Medioevo: l’orientale e l’occidentale, il monachesimo latino e il monachesimo greco, fino a quando il mutato clima storico e spirituale (i Normanni) non permise gradualmente al primo di soppiantare il secondo. E’ proprio quello che poi succederà a S. Maria de Olearia che si trasformerà da laura basiliana a abbazia benedettina, nella sfera d’influenza della più grande abbazia di Cava de’ Tirreni. In questo percorso storico e artistico, proseguirà poi l’ultimo appuntamento con “Invasioni Digitali” che si terrà domenica 4 maggio, ore 11, presso la cripta medievale della Chiesa di Santa Maria Assunta di Positano.