Lettera agli amici della croce di San Luigi Maria Grignion da Montfort
Ecco, miei cari confratelli, ecco i due partiti [1] che ci si presentano tutti i giorni: quello di Gesù Cristo e quello del mondo. A destra vi è il partito del nostro amabile Salvatore. Procede in salita, per un sentiero più che mai stretto e angusto a causa della corruzione del mondo. Gli va innanzi il buon Maestro, a piedi nudi, con il capo coronato di spine, il corpo intriso di sangue e carico d’una pesante Croce. Lo segue soltanto un pugno di persone, ma tra le più valorose. Infatti non si percepisce la sua voce così tenue fra il tumulto del mondo, o non si ha il coraggio di seguirlo nella povertà, nei dolori, nelle umiliazioni e nelle altre croci che bisogna necessariamente portare tutti i giorni della vita al suo servizio.
A destra, il «piccolo gregge» [2] che segue Gesù Cristo, parla solo di lacrime, di penitenza, di preghiera e di disprezzo del mondo. Si odono continuamente tra loro, parole rotte dai singhiozzi: «Soffriamo, piangiamo, digiuniamo, preghiamo, nascondiamoci, umiliamoci, facciamoci poveri, mortifichiamoci, perché chi non ha lo spirito di Gesù Cristo – e cioè lo spirito della Croce – non gli appartiene [3] e quelli che sono di Gesù Cristo hanno crocifisso la loro carne con i suoi desideri [4]. Bisogna essere conformi all’immagine di Gesù Cristo: diversamente andremo perduti». «Coraggio – vanno ancora esclamando – Coraggio! Se Dio è per noi, in noi e davanti a noi, chi sarà contro di noi?» [5]. Colui che sta in noi è più forte di chi sta nel mondo. «Un servo non è più grande del suo padrone» [6]. «Il momentaneo, leggero peso della tribolazione procura una quantità smisurata ed eterna di gloria» [7]. Vi sono meno eletti di quanto non si pensi [8]. Solo i coraggiosi e i violenti conquistano il cielo a viva forza [9]. «Non riceve la corona se non chi ha lottato secondo le regole» [10] del Vangelo e non secondo quelle del mondo. Combattiamo dunque da forti, corriamo velocemente per raggiungere il traguardo e conquistare il premio».
Con queste e simili espressioni divine gli Amici della Croce si sostengono a vicenda.
All’opposto ogni giorno i mondani, per incoraggiarsi a perseverare nella loro malizia senza scrupoli, scandiscono a gran voce: «Vita, vita! Pace, pace! Allegria, allegria! Mangiamo, beviamo, cantiamo, balliamo, giochiamo! Dio è buono e non ci ha creati per dannarci: Dio non proibisce il divertimento: non andremo perduti per questo: Via gli scrupoli! Non morirete affatto!» [11].
Cari confratelli, ricordate che il nostro buon Gesù rivolge ora il suo sguardo e la sua parola a ciascuno di voi singolarmente. Vi dice: «Ecco. Quasi tutti mi lasciano solo sulla via regale della Croce. Nella loro cecità gli idolatri si beffano della mia Croce come d’una pazzia. Gli ebrei ostinati ne fanno un motivo di scandalo, come si trattasse di una cosa orrenda [12]. Gli eretici la spezzano e l’abbattono come cosa spregevole. Ma – lo dico con le lacrime agli occhi e il cuore affranto dal dolore – i miei stessi figli che ho allevato in seno e formato alla mia scuola, le stesse membra che ho animato con il mio spirito mi hanno abbandonato e disprezzato. Sono diventati nemici della mia Croce [13]! «Forse anche voi volete andarvene» [14]. Volete anche voi abbandonarmi fuggendo la mia Croce come fanno i mondani che agiscono così da anticristi? [15]. Volete anche voi adattarvi alla mentalità di questo mondo [16], e quindi disprezzare la povertà della mia Croce per rincorrere la ricchezza? Volete evitare il dolore della mia Croce, per cercare i piaceri; odiare l’umiliazione della mia Croce, per ambire gli onori? Io ho molti falsi amici. Proclamano di volermi bene, ma in realtà mi hanno in odio, perché non amano la mia Croce. Tanti sono amici della mia tavola, pochissimi lo sono della mia Croce» [17].