Roma: Sappe, potenziare organico PolPen

“E’ del tutto evidente che sconcerta noi per primi la notizia che due persone che scontano una pena sul territorio e non in carcere possano commettere un nuovo reato durante un permesso. I dati statistici ci dicono che la stragrande maggioranza di loro fruiscono di permessi con regolarità e senza infrangere la legge. Ma è opportuno fare alcune considerazioni” .Lo dichiara Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE. “La prima: conosciamo bene come opera la Magistratura di Sorveglianza in Italia. I magistrati accertano con scrupolo e zelo, carte e relazioni alla mano, se il detenuto che chiede un permesso è nelle condizioni di poterne fruire, se è pericoloso o meno, se è avviato o no verso un concreto percorso di riabilitazione. Ma nessuno può poi sapere davvero cosa gira nella testa delle persone, e se quindi il diretto interessato vuole vanificare la fiducia che le istituzioni ripongono in lui – come la legge prevede, articolo 27 della Costituzione in primis -. Seconda questione è quella dei controlli: mi auguro che la drammatica rapina di sabato al market di Qualiano che ha visto coinvolti due detenuti sensibilizzi le Autorità competenti a prevedere che ai detenuti in permesso, ai domiciliari o in altra misura detentiva extracarceraria venga applicato il braccialetto elettronico di controllo, costato peraltro decine di milioni di euro pubblici e ancora poco utilizzato, e che il controllo possa avvenire mediante una centrale unica interforze in cui concorrano tutte le Forze di Polizia, i cui organici – tutti – sono carenti  e devono essere necessariamente aumentati per garantire sicurezza ai cittadini. Altro che tagli ed assunzioni col contagocce!”.