I danni del bunga bunga
Non ci volevano dei giuristi sopraffini per capire che la farsa del bunga bunga, in quanto tale, andava tenuta lontana da un luogo serio e sacro come le aule dei Tribunali. Non si dovevano scomodare Carnelutti o Perry Mason per arguire che una telefonata in Questura non è reato e che, senza uno straccio di prova, non si può dare per avvenuto un rapporto sessuale tra un adulto e una minorenne ( non dichiaratasi tale). Eppure l’assoluzione di Berlusconi con formula piena non sembrava scontata, anzi. Nei giorni scorsi ci eravamo esercitati a fare della dietrologia su presunti accordi sotto banco tra l’ex premier e Matteo Renzi, immaginando che il patto del Nazareno celasse chissà quali altri scambi o promesse di immunità. Sul Corriere della sera, Piero Ostellino scrive che la sentenza clamorosa sarebbe scaturita, in realtà, da un mero calcolo di convenienza : i giudici temevano che la condanna dell’imputato avrebbe innescato una spirale di contrasti politici e dato luogo a nuove elezioni, dice lui. E che il successivo governo ( presumibilmente renziano) si sarebbe adoperato in una radicale riforma della giustizia. In tal caso, pur di conservare lo status quo, essi avrebbero optato per l’assoluzione. L’ipotesi è suggestiva, ma credibile. Ad ogni modo, Berlusconi è uscito dal processo innocente e riabilitato. Riabilitato sì, ma non risarcito. Il prezzo che il Cavaliere ha dovuto pagare – lui e l’intero Paese – è infatti troppo alto per essere liquidato con un dispositivo favorevole che gli eviti la galera. Quando è scoppiato lo scandalo del bunga bunga il centrodestra aveva stravinto le elezioni da circa un paio d’anni. Il Pdl era un monolite dal 38% di consensi e l’accoppiata Berlusconi-Fini non aveva rivali. Siamo ancora lontani dalla burrascosa direzione del ”Che fai mi cacci?”, dalla tempesta degli spread pilotati e dai complotti internazionali. Il Pil non era altissimo, ma preceduto dal segno più. Il tasso di disoccupazione all’8%, al di sotto della media europea (9%), e il debito pubblico inferiore al 130% ( oggi sfiora il 134). Insomma, il baratro di Monti e dei suoi professori non lo avevamo ancora conosciuto, anzi, non l’avremmo visto mai se in quegli anni la storia l’avessero scritta i politici, come è giusto che sia, anziché i pm. D’improvviso, Berlusconi si ritrova al centro di una vicenda squallidissima che lo scaraventa sulla ribalta dei media di mezzo mondo come un mostro, un puttaniere che sfrutta e corrompe minorenni, oltre che un concussore della polizia di Stato. La sua vita privata messa a soqquadro da migliaia e migliaia di intercettazioni telefoniche che, immancabilmente, finiscono sulle prime pagine dei giornali. La villa di Arcore si trasforma nel bordello più famoso del pianeta e tutti spiano dal buco della serratura per cogliere i dettagli più pruriginosi di quell’assurdo Decamerone. Berlusconi sul letto di Putin, Berlusconi che non può andare con le donne perché sarebbe stato operato alla prostata, o forse no. Centinaia di ragazze e di ospiti della villa diventano automaticamente, per il solo fatto di aver varcato l’ingresso, delle prostitute agguerrite ed arriviste. Per umiliarle con ironia viene coniato il termine “olgettine”, dal quartiere dove alloggiano a spese dell’orco, ovviamente. Berlusconi è accerchiato dalla magistratura, spiato da giornali e tv, deriso dai colleghi europei. E’ spacciato. E allora Fini si smarca per non affondare con lui e per raccogliere i frutti tanto attesi della sua eredità politica. Stenta a crederci, Gianfranco. Napolitano, intanto, se ne va in giro a fare consultazioni : cerca un’alternativa al governo delle destre infangate e barcollanti. Mentre gli “Officials” della UE fanno pressioni su Obama parchè il Caimano veng diarcionato da Palazzo Chigi. Ed ecco Monti, con la sua schiera di bocconiani. Ecco Letta. E infine Renzi. Monti, Letta e Renzi, capi di governo non eletti e figli di una questa lunga farsa trasformata in un processo. E adesso chi paga?