L’ Assunta anti-protonica di Dalì
Lo stravagante artista surrealista che fu Salvador Dalì fu attratto, ad un certo punto della sua vita, dalla religione cristiana e nelle sue storie trovò fonte di ispirazione di un nutrito gruppo di sue opere. Tra queste è famoso il suo “Cristo di S. Giovanni della Croce” ma Dalì è autore anche di alcune Madonne ed ha posto angeli in non pochi suoi dipinti. Ha illustrato poi la Bibbia e la Divina Commedia. Nel 1950 s’incontrò col papa Pio XII per mostrargli una sua Madonna molto particolare ( ma quale Madonna di Dalì non è particolare ?) realizzata in quell’anno, la Madonna di Port Lligat. Poco tempo dopo essersi congedato dal papa, Pio XII proclamò il dogma dell’Assunta. Dalì trasalì di gioia. Trasalì di gioia non tanto perché era un grande devoto mariano, anche se la Vergine era, tutto sommato, per lui una figura amabile, ma perché vedeva nella proclamazione papale la conferma di una sua teoria. E’ troppo lungo parlare qui della genesi della sua teoria. Diciamo solo che dopo l’atomica di Hiroshima Dalì fu ossessionato dalla potenza degli atomi. In essi esistevano gli antiprotoni che sono una forza che gli uomini normali non possono autostimolarsi. Ma la Madonna, poichè era una donna fuori dal comune, aveva stimolato gli antiprotoni degli atomi del suo corpo e si era autoassunta al cielo. Scrisse al papa per aver convalida di questa sua convinzione ma non ebbe risposta. Due anni dopo realizzò lo stesso un’enorme tela intitolata Assumpta corpuscularia lapislazulina, che significa Assunta atomica in blu. Dichiarerà poi più volte che la considerava il suo capolavoro. E’ un dipinto straordinario su cui si è parlato e si parla un po’ più di un’ altra Assunta che Dalì realizzò nel 1956 a cui diede il titolo spagnolo più chiaro di Asunciòn anti-protonica. E’ su questa che vogliamo dire due parole. La Madonna è bella o meglio diciamo che è bello il suo vestito chiaro perché il suo volto è molto piccolo e il suo corpo, invece, molto lungo offre la possibilità di raffigurarlo ricoperto da una elegante veste. La Vergine si eleva al cielo portata dagli anti-protoni dei suoi atomi ed esce come il genio dalla lampada di Aladino dal piccolo sepolcro vuoto in cui era, nel quale sono improvvisamente sbucati due stupendi fiori bianchi. In basso a destra un angelo indica a chi guarda il quadro il sepolcro. E’ un angelo un po’ copiato da uno presente nella Vergine delle rocce di Leonardo da Vinci. Dalì ripredeva non poche volte elementi da quadri famosi di artisti del passato. Il sorriso dell’angelo però solo dai pennelli di un uomo sui generis come lui poteva venir fuori. Un grande corno di rinoceronte naturalmente non poteva mancare. Nei dipinti di Dalì degli anni cinquanta è frequente la presenza di un rinoceronte o, ancor più, di vari corni di rinoceronte. Questo per un’altra “fissazione” dell’artista. Per lui il corno di rinoceronte rappresentava la geometria divina in quanto a forma di una spirale logaritmica. Tra tutte le affermazioni che dell’artista si ricordano, estrose come lui, ce n’è qualcuna però che tanto estrosa non ci è parsa come quella che qui riportiamo: “ Il cielo non si trova nè in basso nè in alto, nè a destra nè a sinistra. Il cielo si trova esattamente nel centro del petto dell’uomo che possiede la fede”.
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