Salerno: Ferragosto di "bastimenti" tra povertà e mare sporco, città turistica?

Rita Occidente Lupo
Ferragosto di fuoco, almeno al Sud, per calmierare l’ira dei balneatori, in secca per il luglio pazzerello. Per soddisfare la tintarella fanatica, a caccia di melanina tutto l’anno. Ferragosto di grigliate, di falò…di turisti! Salerno, al centro dell’attenzione per i recenti sbarchi immigrati: anche domani un altro carico di circa 1000 vite, all’ approdo in città, sulle perplessità stanno rizzando l’attenzione del “mite” Alfano. L’Italia, campione di solidarietà finora, ma L’Europa deve farsi carico di un’emergenza multietnica:  una sorta di dietro front, quella del leader del Ncd, nel disperato tentativo di salvare capra e cavoli mutuando Mare Nostrum con Frontex. Incarnando l’ira traboccante di chi non regge più l’implosione straniera, sul proprio rettangolo urbano. Di chi addita privilegi stranieri, rispetto alle migliaia di poveri ale falde di liste disoccupazionali. Ormai, ad ogni pie’ sospinto, non più solo ai crocicchi semaforici, come un tempo l’esodo africano.  Salerno, che saluta le prime scaramucce elettorali dello scalpitante Sindaco Vincenzo De Luca, in pole position per prossime regionali, autocandidato, ricettacolo ancora una volta di miseria. Europea di piazze, sulla falsariga spagnola, citando Barcellona per l’architettura, impassibile all’esodo straniero, non sapendo più dove dirottare i flussi. Esterrefatto, sguardo fugace al mare. Quello che i turisti ferragostani, a bordo delle superbe sirene navali, avrebbero dovuto salutare, fruendo di salsedine ed acque cristalline. Invece, schiuma e colore verdognolo, come ogni estate, tutt’altro che invitanti per l’inquinamento. A tal punto che, contrariamente ai pronistici, al j’e accuse verso i servizi commerciali, che avrebbero dovuto far da sentinella ai propri affari, nella magra dei saldi anche in giorni focosi, dietro front verso l’Amalfitana. Senza turismo all’ingrasso, dell’economia locale! Reiterato il fenomeno delle Luci d’Artista, già echi spezzati nell’atmosfera di fine estate. Salerno, città turistica…di transito! Con le sue ombre, la sua miseria, la sua precarietà igienica. Città senza accoglienza per tutti! Proprio nei periodi vacanzieri, il polso delle infrastrutture inesistenti per tutte le fasce sociali. Sui battenti chiusi, per un’intera settimana, della mensa di carità San Francesco, unica cellula pulsante, da 20 anni, per sopperire ai crampi della fame dei meno abbienti, gl’interrogativi delle vite in strada. Troppe, per poter vantare la città appellativi competitivi europeisti. In realtà, oltre all’indigenza che, su scala nazionale e mondiale, non lesina Paesi, in maniera maculata per densità, le luci sull’inefficienza dei servizi sociali urbani locali. L’assenza di strutture atte a recepire il disagio ed a soddisfarlo. Soltanto la mensa San Francesco, gestita da Mario Conte, accanto ad una piccola realtà presso la Parrocchia di Gesù Redentore, retta da don Ciro Torre, nella zona orientale, poli per tentare d’incarnare le opere di misericordia corporale “Dar da mangiare agli affamati”. Orfane degli aiuti necessari alla sopravvivenza, affidate alla falange volontaria, sotto l’aspetto economico e pratico d’assistenza, cenerentole di sussidi degli enti. Come per il ricovero notturno. Il dormitorio di Via Bottiglieri e la recente dependance in Via Largo Campo, non sufficienti ad offrire ricovero alle centinaia di clochards e d’indigenti, stiracchiati sotto i ponti o sdraiati sui gradini delle chiese. La Salerno turistica, dalla Stazione ferroviaria al Lungomare, da Piazza San Francesco alle panchine del Mercatello, interroga sulle fasce deboli, che permangono in attesa che la stessa carità, anima delle crociate animaliste, possa smuovere l’indifferenza istituzionale. Che possa non solo Conte, paladino d’accoglienza agli ultimi, esser samaritano in ogni tempo, ma le ragioni di un viver civile, a campeggiare con strutture adeguate. Mentre ancora si corre al Molo Manfredi, per l’ennesimo carico di rifugiati politici o di quanti cercano altri lidi di sopravvivenza, autoctoni sul lastrico della disoccupazione o  senza risorse! In vista di prossime competizioni, già pronte a far sgusciare dal cilindro della propaganda politica, fugaci promesse e paroloni enfatici, l’esame della mappatura sociale urbana, rispettando priorità. Prima dell’arredo urbano,  in occasione della Festività del Santo Patrono, occorre riempire di contenuti non altre inaugurazioni, ma lo stomaco di quanti hanno l’esigenza di saziare la propria fame, anche di lavoro. Ovviamente, in ossequio al detto paolino “Chi non lavora, neppur mangi…”  il grande Pino Daniele canterebbe “Tutta ‘nata storia…”  ca se puo’ cagna’ ma nisciuno ce vo’ penza’.”

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