Riprendono lavori Sicignano – Lagonegro, il copresidente annuncia: “Ci vogliono togliere i sostitutivi”
Dopo un periodo di pausa forzata per l’assenza totale delle istituzioni, andate in vacanza e dunque irreperibili per confronti e proposte, con il primo giorno di settembre il Comitato per la riattivazione della Sicignano – Lagonegro ha ripreso gli incontri e i lavori in vista di un fine anno che appare durissimo per i sostenitori del ripristino ferroviario. Dall’incontro del 1 settembre a Salerno con l’assessore provinciale ai Trasporti Michele Cuozzo, infatti, è emersa la conferma della volontà da parte della Regione Campania di mettere in mano ai privati l’autoservizio sostitutivo cancellando quello di Trenitalia e dunque contribuendo definitivamente a far sparire nei prossimi mesi la linea ferroviaria valdianese dagli orari ferroviari. Una decisione che lascia interdetti perché da un lato ci sono la Regione Basilicata che lavora alla riapertura e gli sforzi della provincia che ha fatto istituire nuove corse sostitutive tra Polla e Lagonegro vista la nuova esigenza di mobilità verso il Tribunale lagonegrese, e dall’altro una Regione che sembra continuare a non capire le esigenze di un territorio non raggiunto dal servizio pubblico ed isolato dal mondo. Questa decisione, inoltre, scavalcherebbe anche gli sforzi profusi da Trenitalia Basilicata che aveva recentemente approvato l’installazione di una biglietteria self service nella stazione di Lagonegro ad avvenuta riapertura della sala d’attesa tramite il comodato dello scalo. La motivazione accampata dai vertici regionali non convince: se è vero che il costo alto del servizio può essere abbattuto da un consorzio autobus privato che si occuperebbe del trasporto, allora non dovrebbero esserci doppioni: dato che sono pagate le corse dei treni da Buccino a Salerno e viceversa, tutti i bus dal Vallo in quest’ottica dovrebbero attestarsi nel piazzale esterno della stazione di Buccino per poi dar vita ad un interscambio e realizzare la tanto agognata spending review. Non avrebbe senso, infatti, tagliare la Sicignano – Lagonegro dagli orari ferroviari e poi far giungere gli autobus in tratte limitrofe a quelle già percorse dal treno. Se siamo arrivati a questo punto sta nel fatto che i vari governi regionali che si sono succeduti negli anni non dovevano permettere l’accavallarsi di corse autobus con il servizio sostitutivo al treno. Anzichè salvaguardare l’interesse pubblico si è salvaguardato quello dei privati. La domanda sorge spontanea: quanto le lobby degli autobus influiscano sul ripristino della linea? Tempo fa l’assessore Cuozzo sfatò il tabù affermando che non c’era competizione ma anzi disponibilità ad un trasporto integrato e ragionato. L’augurio è che questo accada, anche in virtù dei prossimi incontri che il Comitato cercherà di ottenere per salvare l’autoservizio sostitutivo e con esso la Sicignano – Lagonegro. Certo è che l’Italia, soprattutto al Sud, permane l’unico paese completamente retrivo alla cultura del treno. In altre nazioni le stazioni sono un giardino, le ferrovie dei mezzi venerati: qui gli scali vengono vandalizzati, le tratte chiuse, si intasano le statali e si alza il rischio di incidenti. Sfugge la logica, se si volesse trovare un senso si andrebbe al manicomio.
Comitato Pro Ferrovia