Salerno: III Ediz. Erasmus on Stage “La chitarra e la Spagna”
Concerto inaugurale sabato 25 ottobre tra le antiche pietre di Santa Apollonia per il cartellone della III edizione di Erasmus On Stage, della rassegna musicale promossa dal Conservatorio di Musica Giuseppe Martucci in collaborazione con la Bottega San Lazzaro di Giuseppe Natella. Di scena alle ore 20, i chitarristi Alberto Falcione, che ritorna dal conservatorio delle Isole Canarie, e Daniele Aiello, protagonisti di una serata dedicata interamente al rapporto viscerale tra la chitarra e la Spagna che ha offerto il tema per l’allestimento del programma “Cuerdas y recuerdos de Espana”. Il concerto principierà con l’op.34 di Fernando Sor, un duetto tra i più amati e scherzosi titolato L’Encouragement. Questa è la dedica “une de ses élève”: le parti di questo sono chiamate “L’élèves” e “Le Maître” che indica che l’allievo dovrà suonare la più difficile linea melodica, mentre l’insegnante avrà l’accompagnamento, ma la linea di canto gira e sfocia in un grazioso valzer. I due ragazzi scioglieranno quindi il duo per esibirsi da solisti. Alberto Falcione proporrà l’Allegro assai dalla suite BWV 1005 in Do maggiore per violino di Johann Sebastian Bach, che ha il taglio preciso e squadrato della toccata nel suo serrato ritmo unitario, in cui si snodano, in un calcolato gioco di effetti, molti virtuosismi armonici e contrappuntistici, dove lo strumento si sbriglia in una specie di perpetuum mobile, un flusso ininterrotto di veloci «semicrome» da dove, qua e là, come per subitanee illuminazioni, l’anima canora dello strumento pur riesce a emergere, «stampando» nell’orecchio dell’ascoltatore un fugace segno melodico rivelatore della sigla compositiva bachiana. Ritorna Fernando Sor, uno degli autori più rappresentativi della letteratura per chitarra, con una delle sue gemme, lo Studio op.6 n°11, una pagina divisa in due grandi sezioni, una in tonalità minore e l’altra per contrasto, in maggiore. La grande struttura è sostenuta da un altro elemento cardine, l’andamento pressoché costante per arpeggi in terzine, dalle quali emerge anche l’idea lirica che si dipana lungo tutto il brano. E’ ingegnosa l’inventiva di Sor, che costruisce archi melodici discendenti, contrapposti a volute ascendenti, in una continua opposizione e progressione. Alberto Falcione concluderà il suo primo intervento con la Tarantella di Castelnuovo-Tedesco con il quale il compositore torna a rendere omaggio alla tradizione musicale napoletana come già aveva fatto una dozzina di anni prima, quando aveva composto una suite pianistica intitolata Piedigrotta 1924. Castelnuovo-Tedesco adotta una forma libera dove i tre temi principali si succedono episodicamente; l’equilibrio formale è dato in questo caso più dal sapiente succedersi dei temi che dall’adozione di una forma musicale precisa. Il primo tema è caratterizzato da una verve ritmica elettrizzante e lo si ritrova continuamente nel corso del brano, elaborato in mille modi diversi; ad esso si contrappongono gli altri due temi, più lirici e nostalgici, dall’andamento di canzone popolare. La ribalta sarà poi tutta di Daniele Aiello, il quale proporrà la più famosa delle opere di Castelnuovo-Tedesco, il Capriccio diabolico, datato 1935 e dedicato a Segovia, che aveva richiesto una composizione ispirata a Niccolò Paganini. Il capriccio è formato da due temi e un motto liberamente strutturati a episodi ed esposti in forma concisa già a partire dalla prima pagina della composizione. Il resto del brano è costituito dal continuo alternarsi dei due temi e del motto continuamente variati ed elaborati, tanto che si potrebbe definire l’opera come una serie di variazioni su due temi. Nel finale (“Grandioso”, secondo la stessa indicazione dell’autore) il materiale tematico si sovrappone secondo un procedimento di derivazione orchestrale più volte sfruttato dall’autore; a questo episodio segue un ultima esposizione del motto e la conclusiva citazione della “campanella”. C’è un passo autobiografico dettato da Paganini e riferibile al 1801, che passa generalmente inosservato. E’ là dove il violinista ricorda: “Restituitomi, poi, in patria, mi dedicai all’agricoltura e, per qualche anno, presi gusto a pizzicare la chitarra”. Conosciuto il mandolino, Paganini il quale non si fece mai ascoltare in pubblico, in veste di chitarrista, si dedicò allo studio di questo strumento, riuscendo a cavarne effetti straordinari e accordi difficili, magnificamente arpeggiati. Aiello ci farà ascoltare la Grande Sonata in La maggiore e in tre movimenti, un Allegro Risoluto, in forma di sonata, una languida romanza, piuttosto largo e il finale un andantino variato, scherzando, e tema con sei variazioni, che sostanzia il più impegnativo e anche il più articolato fra i brani chitarristici del genio genovese. Chiuderà la serata Alberto Falcione, il quale eseguirà prima Sevilla, una pagina per pianoforte di Isaac Albèniz, reinventata per chitarra da Andrés Segovia, segnata da una perversa linea cromatica che attraversa di tanto in tanto le voci interne alla sezione e dal contrasto fra il clamore ritmico e vitale e la mestizia del cante hondo, dove si palesano ancora scale tipiche della gritha e a seguire “El ultimo tremolo” di Augustin Barrios Mangorè. Benites Gesù scrive, che l’opera fu composta da Agustin Barrios Mangore il 2 luglio 1944, un mese prima della sua morte. Mentre stava insegnando, una vecchia donna bussò alla porta supplicando l’elemosina per amore di Dio. La nostalgia che pervade il lavoro sembra offrire una panoramica della vita dell’autore, un testamento, un obolo per passare Oltre. Domenica 26 ottobre alle ore 20, i riflettori si accenderanno ancora sulla tradizione iberica con una serata dal titolo “Erasmusic!”, ma riflessa nelle campane rilucenti delle tube e nella coda del pianoforte con i due tubisti Domenico Limardo proveniente da Salamanca e Angelo Mazzitelli dall’ Accademia di Saragozza, unitamente alla giovane pianista Carolina Danise che ha scelto Alicante, per l’avventura in Erasmus a soli diciannove anni.