Roccapiemonte: convention Femminicidio, prevenzione e protezione
Un’accorsata convention al Centro Sociale, in un mix di riflessione, arte, canto e coreutica. Voluta dall’Amministrazione comunale, l’assessore alle Politiche Sociali, Giovanili e Pari Opportunità, Luisa Trezza, anima organizzativa, che ha accentato l’attenzione, grazie ad un parterre qualificato, sul Femminicidio, fenomeno imperante nel nostro tempo. A confrontarsi ed a scendere nello specifico, accanto alla Trezza ed al Direttore del nostro quotidiano Rita Occidente Lupo, che ha condotto la serata, Emilia Desiderio, presidente della Consulta Cultura e Pari Opportunità locale. Dopo i saluti istituzionali avviato il dibattito riferendo delle numerose storie di vita vissuta, che tante donne affidano alla rete e che lasciano sgomenti. “Anche perchè il femminicidio ha una duplice matrice- ha aggiunto la criminologa Susanna Petrassi, giunta da Roma esclusivamente per prendere parte all’assise. -Due le tipologie del killer: la prima, del maschio violento che malgrado la donna, da crocerossina, voglia redimere, non muta pelle, perchè è nel DNA una vera e propria aggressività e l’altro, che si rivela omicida per fragilità, dinanzi all’abbandono o al tradimento. Le circa 66.000 donne uccise, rimandano il polso di un disagio sociale, che troppi vivono e che fa capire che la violenza domestica, superiore alle stesse morti per mafia”. Il problema affonda le radici a volte dall’infanzia, a detta della grafologa Concetta Galotto e che già dallo scarabocchio lancia segnali. Anche la sociologa Anna Malinconico e la mediatrice familiare Donata Balestrino hanno continuato a parlare di difficoltà di coppia, di disagio che a volte ricade sui figli, con conseguenze anche disastrose. Prevenire, col dialogo per stemperare attriti e per superare le disuguaglianze di genere, unico tam tam. I servizi sociali cercano di creare strutture atte ad albergare quante hanno il coraggio della denuncia o son costrette a ricoverarsi fuori dalle pareti domestiche, per tutelarsi. Di qui il lavoro in rete, sinergico, dei Piani di Zona. Maddalena Di Somma, coordinatrice del Piano Sa1, in conclusione, prima della lettura di uno stralcio de “La chiave nella toppa” di Rosaria Zizzo. La serata è stata animata dalla presenza dell’Associazione Sakuraclub di Michela Palumbo e di Shotokan di Maria Ferrara: le pepitas hanno movimentato l’attento convegno. Ben incastonata la nota artistica, grazie a Gladys Mabel Cantelmi, Anna Ferry Ferrentino e Raffaella Nastri, che hanno raffigurato la donna e la violenza con tecniche variegate. Insieme a Gerardo Greco e Luigi Cardone, che hanno ideato un percorso tra oggetti, simboli e tele. Cruentemente violente, come il make up del professional artist Gabriele Grimaldi che estemporaneamente ha trattato mezzo volto di una modella, giocando coi colori del rosso, viola, per rimandare l’idea della tumefazione che un viso può subire in seguito a percosse. Sul saluto finale “Credo in te”, brano inedito di Juan Possidente, interpretato vocalmente dalla giovanissima Chiara Scoppetta. Tra tanti input lanciati, il pro memoria della convenzione d’Instanbul, che se ha accentato da un anno l’attenzione governativa su un problema da sempre esistito, senza mai identificarlo, oggi chiama in causa anche altre realtà nelle quali la violenza continua ad annidarsi.