“Tu scendi dalle stelle”

Carlo Di Pietro

La Scrittura ci dice: “Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo. C’erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, ma l’angelo disse loro: «Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia». E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama»” (Luca 2,6-14). Con il Natale, la Chiesa intera intende offrire ai fedeli la chiara e alta idea del Salvatore, nato, e vuol far conoscere la nobile grandezza, la vastità e le benefiche conseguenze della venuta al mondo di Gesù, Seconda Persona della Santissima Trinità; evento fondamentale sia per la vita della Chiesa che per l’esistenza di ogni singolo uomo nel proprio particolare. La Chiesa, allora, unisce e raccoglie in questo giorno tutti i fedeli intorno alla culla del Bambino Gesù, per ponderare le virtù e per seguire i Suoi esempi di vita; difatti all’uomo, con Gesù, diviene ancora più chiara la necessità di corrispondere Dio mediante il rinnovamento interiore, la conversione, la rinascita a nuova vita: “pace in terra agli uomini che egli ama”, coloro che credono in Lui. Di questa necessaria rinascita, Gesù ne parla anche in Giovanni 3 quando, ricevendo il giusto Giudeo Nicodèmo, che allora era membro del Sinedrio e dottore della Legge, gli fa capire che l’uomo vecchio può sempre rinascere ma se non rinasce dall’alto, Dio non è con lui: «In verità, in verità ti dico, se uno non rinasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio» (Gv 3,3). Rinnovamento e rinascita che Gesù spiega al fariseo Nicodèmo con queste parole: «In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito» (Gv 3,5-6). Il messaggio del Natale è grandioso, offre speranza a tutti gli uomini; mediante il Natale la Chiesa ci insegna che la rinascita dell’uomo vecchio è possibile per mezzo di Gesù, il Figlio di Dio, l’amore del Padre rivelato in Lui, la sconfitta del peccato mediante la Sua morte, la universale offerta di salvezza, la felicità di tutti coloro che, nel Natale, realmente riconosceranno la nascita di Gesù e lo accetteranno quale Figlio di Dio, seguendolo ed imitandolo. Il Natale è grande messaggio di sovranità, come si legge anche in Giovanni 3,12-15 « Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? Eppure nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell’uomo che è disceso dal cielo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna». Ecco dunque la necessità della rinascita ed il lieto obbligo di accogliere Gesù nei nostri cuori, la notte di Natale e per sempre; momento propizio per pregare e per riflettere sulla nostra miseria, momento di confessione e di riconciliazione, momento di comunicazione, aspirando a quanto di più sublime v’è: il piacere a Dio nel cammino della Chiesa cattolica.”Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio” (Gv 3,16-18). La culla di Betlemme è la sublime cattedra; in essa vi siede il Salvatore, il Verbo del Padre, l’Unico e Vero Maestro; ed è da quella cattedra che Gesù ci insegna, la notte di Natale e per sempre, a rinunciare alle vanità del mondo, ad apprezzare la dignitosa povertà e ad amare le sofferenze; la culla di Betlemme è il Trono da dove Gesù inaugura il Suo regno di pace, di uguaglianza, di fratellanza, di amore. Ma Gesù avverte che, senza di Lui, non potranno mai esserci pace, amore e fratellanza, poiché l’uomo vecchio viene dalla carne e morirà nel putridume della carne stessa, poiché lo Spirito di Dio non è in lui, difatti: “la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio” (Gv 3,19-21).

 

2 pensieri su ““Tu scendi dalle stelle”

  1. Singolare che solo questo giornale ospiti gli articoli di Carlo Di Pietro, finalmente salito in tutto il suo splendore insieme a pontifex alla ribalta italiana per le stupende posizioni anti donne. Ottimo intuito.

I commenti sono chiusi.