Roma: Governo, Fasano, interrogazione Ministro Ambiente su Cilento

 Al Ministro della salute – per sapere, premesso che: com’è noto, la Regione Campania ha ottenuto un progressivo rientro dal deficit sanitario, azzerato totalmente nel 2013, grazie ad un’attenta gestione della spesa anche negli altri settori, pressoché dimezzata, e ha mantenuto ferma la sola aliquota Irpef dello 0,50%, senza avvalersi della possibilità di incrementarla per compensare i tagli dei trasferimenti statali. Invero, l’oculata gestione delle spese regionali avrebbe permesso di eliminare, nonostante i consistenti tagli dei trasferimenti statali, anche tale addizionale se il suo gettito non fosse necessario al bilancio regionale per il pagamento delle rate della cartolarizzazione e del prestito ministeriale per i debiti sanitari cumulatisi fino al 2007 e per il pagamento dei debiti anteriori al 2010 nel settore dei trasporti, dalla precedente gestione della giunta “Bassolino”;

con il Decreto del Commissario ad Acta n. 49 del 27/09/2010, pubblicato sul Burc n. 65 del 28/9/2010, in esecuzione di quanto stabilito dal Punto c) della delibera del consiglio dei Ministri del 24 aprile 2010, si è provveduto alla riorganizzazione della rete ospedaliera e territoriale. In particolare con tale atto di programmazione regionale è stata disposta la riconversione del presidio ospedaliero di Agropoli in struttura territoriale polifunzionale.

Con successivo decreto commissariale n. 73 del 24/10/2011 nell’approvare la pianificazione attuativa dell’ASL di Salerno, la Regione Campania ha modificato la programmazione di cui al citato decreto commissariale 49/2010 di riorganizzazione della rete ospedaliera Campana, limitatamente alla destinazione del presidio ospedaliero di Agropoli. Infatti, con il predetto decreto n. 73/2011 si stabilì che l’Ospedale di Agropoli avrebbe dovuto confluire, al pari dei presidi di Oliveto Citra, Roccadaspide, Eboli e Battipaglia, nell’ospedale unico della Valle del Sele modificando, in tal modo, la precedente destinazione della struttura sanitaria di Agropoli.

Invero, l’Ospedale Civile di Agropoli ha iniziato la propria attività nell’anno 2004. E’, pertanto, una struttura ospedaliera di nuova realizzazione in possesso dei requisiti minimi generali e specifici per l’esercizio delle attività sanitarie e ha rappresentato, per l’ambito territoriale di competenza, un riferimento assistenziale per una popolazione complessiva di circa 80 mila abitanti distribuiti su un bacino territoriale comprendente 19 comuni. In tale ambito ha rappresentato l’unico presidio ospedaliero in grado di garantire prestazioni in emergenza-urgenza lungo una fascia costiera di circa 150 km.

In tale ambito territoriale rientra l’area archeologica di Paestum e numerosi alberghi e strutture ricettive, pertanto, nel periodo estivo la popolazione di riferimento, incrementa notevolmente sino a registrare punte di 250.000 residenti.

Con la disattivazione del presidio ospedaliero di Agropoli deputato al trattamento, per il tramite del Pronto Soccorso, delle situazioni cliniche in emergenza-urgenza, si sono dilatati i tempi di percorrenza intercorrenti dai comuni ricompresi nel citato ambito territoriale di riferimento agli altri ospedali dotati di pronto soccorso. Tali tempi, che caratterizzano il cosiddetto disagio territoriale, mettono fortemente a rischio la sopravvivenza in casi di gravi ed importanti patologie acute (infarto, ictus cerebrali, incidenti), in cui vi è necessità, sempre per il tramite di attività erogate presso un pronto soccorso ospedaliero, di mettere in sicurezza e stabilizzare il paziente prima del trasferimento in centro Hub di riferimento. Ad oggi il presidio ospedaliero è stato trasformato in PSAUT, ossia “Presidio sanitario assistenza e urgenza territoriale”. Si tratta di una struttura che può curare solo patologie non gravi e dunque assolutamente insufficiente per le esigenze del territorio.

Attualmente si rileva da un canto che non vi è alcun documento programmatico regionale relativo alla realizzazione nuovo Ospedale del Sele, dall’altro si evidenzia che il nuovo regolamento recante la “Definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera”, approvato in data 5 agosto 2014 in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano, stabilisce che la Funzione di Pronto Soccorso è prevista per un bacino di utenza compreso tra 80.000 e 150.000 abitanti, inoltre prevede la possibilità di mantenere in attività ospedali di piccoli dimensioni, con la funzione di pronto soccorso, in zone disagiate. Inoltre, da recenti notizie di stampa, ed in particolare da un articolo de “Il Mattino” del 3 gennaio c.a., pare inoltre che anche il presidio Ospedaliero della Costa d’Amalfi sia a rischio chiusura. A tal proposito, è stata diramata una nota dai sindaci della Costa di Amalfi, che a seguire si riporta per stralci:  «non è dato sapere su quali basi o circostanze essa venga formulata la notizia di stampa. Allo stato, l’Atto Aziendale della AOU Ruggi D’Aragona è sottoposto alla valutazione dell’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari presieduta dal dottor Zuccatelli, al termine di una complessa istruttoria che ha visto impegnati il presidente Caldoro, i sub commissari per la sanità, l’Arsan capeggiata da Angelo Montemarano e il dottor Ferdinando Romano al vertice del Dipartimento Regionale per la Sanità. La Costiera Amalfitana è un attrattore d’eccellenza per tutta la Regione Campania ed un volano per l’economia di tutto il sud Italia: sminuirne le potenzialità è un attacco al lavoro, al reddito, alla vita delle persone che ci abitano. Qui è in ballo non soltanto il diritto costituzionale alla tutela della salute, ma anche quella risorsa economica legata al turismo che potrebbe essere di gran lunga la nostra principale ricchezza. Privare questo territorio di un efficiente presidio ospedaliero equivale a spogliare i cittadini della loro sicurezza e contemporaneamente tagliare le gambe all’economia: le amministrazioni locali, la cittadinanza, le organizzazioni produttive e sindacali, il mondo della cultura e dell’impegno sociale si opporranno con ogni mezzo ad un attacco che nessun calcolo ragionieristico può giustificare, e contro il quale la Conferenza dei Sindaci è pronta ad iniziative anche eclatanti»: se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione espressa in premessa; quali iniziative, per quanto di competenza, intenda mettere in atto per favorire il mantenimento dei presidi ospedalieri in aree logisticamente strategiche per la popolazione, come quelle di cui in premessa, salvaguardando così non solo i livelli essenziali di assistenza ma anche località economicamente strategiche per il sud Italia, sia dal punto di vista culturale che turistico.