La Campania dei veleni

Giuseppe Lembo

Che peccato! C’è proprio da essere arrabbiati. C’è proprio da gridare disperatamente allo scandalo per un nanismo umano che ha prodotto e produce in Campania disastri da tempo annunciati. Siamo, dicevano i latini, al redde rationem. Siamo, purtroppo ed inevitabilmente, ad una amara resa dei conti. A pagare l’alto prezzo non è solo questo e/o quel cittadino; non è solo questo e/o quel pezzo di territorio; è, purtroppo, tutto l’insieme Campania, da troppo lungo tempo, sedotta ed abbandonata, avendone barbaramente cancellato tutte le sue buone e sane caratteristiche di Campania felix.

Non è per gufismo e/o per solo spirito di un infondato allarmismo che ritengo un mio diritto-dovere mettere il dito sulla piaga dei tanti mali della Campania; trascurandone gli aspetti antropici, anche questi, gravemente compromessi, voglio e con forza sottolineare il disastro crescente della Campania dei veleni.

Una Campania che va compromettendo il futuro umano ed economico dei suoi territori, un immeritato dono del creato in mani dannate che l’hanno compromesso ad un punto tale da renderlo nemico dell’uomo e sempre più difficile da vivere. Povera Campania nostra! Da “felix” è stata trasformata diffusamente in “infelix”; da terra della salute, in terra ammorbata dai veleni che l’uomo ha sversato colpevolmente in gran parte dei territori, trasformandoli in un’ammorbante discarica a cielo aperto. Nel disastro Campania c’è, tra l’altro, indifferenza per il suolo abbandonato a se stesso e per le città governate con indifferenza senza mantenerle nemmeno nella manutenzione ordinaria, necessaria al buon funzionamento e ad un uso sicuro da parte dei cittadini sempre più insicuri in tutto. La Campania è un’ammalata grave; un’ammalata per il suolo sempre meno sicuro; per la sua aria sempre meno pulita; per le sue acque sempre più avvelenate; per le sue culture sempre più dannose per la vita dei cittadini costretti a convivere con i veleni e ad assorbire, attraverso l’aria, l’acqua e soprattutto attraverso il cibo, dosi mortalmente dannose sin dalla nascita, con il rischio sempre più grave di malformazioni neonatali e per tutto il resto della propria vita ammorbata, con grave danno per la salute, da veleni.

Ripeto, non c’è assolutamente compiacimento nel denunciare queste condizioni naturali ed antropico-sociali, di una Campania che ha malvagiamente cancellato il suo meraviglioso passato di salubrità e del suo “bello vivere”, per diventare Terra di veleni. Siamo di fronte ad un male oscuro, che ha trasformato la “Campania felix” in “Campania dei veleni”, consegnandola al Terzo Millennio, con i suoi tristi scenari di disperazione e di morte. Scrivo non per una solo sterile denuncia e/o per il solo capriccio di fare “il gufo” del tutto va male, una condizione questa, per altro nota e per la quale sarebbe inutile ed inopportuno insistere noiosamente.

Partendo dai veleni, con un fare campano positivo, dico che bisogna trovare le giuste vie per uscirne ed affrontare il futuro che da negato, deve ridiventare futuro possibile.

Tanto, ripartendo dal punto in cui avevamo le nobili ed umane condizioni di “Campania felix”; tanto, smettendola da subito e rigorosamente di combinare altri gravi disastri socio-antropologici ed umano-territoriali.

Il negativismo distruttivo ha fatto ormai abbondantemente la sua parte.

Ora, per necessità virtù, bisogna urgentemente tornare ad essere umanamente positivi; bisogna pensare a produrre idee e metterle insieme per un Progetto Campania, al fine di sottrarla alla morsa mortale dei veleni territorialmente diffusi con, tra l’altro, grave danno per la salute dei suoi cittadini e riconsiderarne il corso, tentando il più possibile di pensare concretamente e senza le false promesse politiche ad un Rinascimento campano, necessario per cancellarne i veleni e far rinascere a nuova vita quel mondo campano, in crisi prima di tutto umana, mortalmente colpita a causa dei tanti veleni che ne ammorbano la Terra, l’acqua, l’aria, il cibo e persino il latte del seno materno, in quanto ciascuno di noi “è quel che mangia”.

Con la mia disponibilità di sempre nel ruolo attivo di sociologo, di comunicatore autentico e di campano vero che ci tiene e tanto al futuro della sua Terra, da conservare anche ai figli ed ai nipoti, sono assolutamente pronto a fare la mia parte. È importante territorialmente, in tutte le diverse realtà campane, attrezzare dei punti umanamente dinamici del pensiero, delle idee e della cultura, immaginabili come fabbrica delle idee o come vere e proprie agorà del sapere condiviso e partecipato.

Tanto, per favorire attraverso gli attivi processi di una cultura diffusa, la crescita umana, sociale ed economica, attivando, ovunque, sull’intero territorio campano, quegli opportuni laboratori di educazione permanente e ricorrente, per quella formazione umana utile ad un modello di società solidale, cancellandone e per sempre le negatività del familismo amorale ed altresì utile alla conoscenza del territorio e delle sue risorse per innovare ed innervare il sistema, utilizzando al meglio le tecnologie e l’uso intelligentemente organizzato delle sue risorse, partendo, prima di tutto, dalla centralità del capitale umano, la prima grande ed insostituibile risorsa alla base di ogni possibile processo di sviluppo sostenibile in modo autodeterminato.

La formazione, l’educazione, la conoscenza, la cultura intesa, prima di tutto, come cultura del fare, i saperi, sono un importante percorso per arrivare al necessario cambiamento umano, presupposto per cambiare il sistema Campania, un sistema che non funziona e che ha fatto tanto male al suo territorio ed alla sua gente, facendola scivolare in quel disastro Campania che ha coinvolto la gente in un disastro mondo dalle enormi proporzioni; un disastro di “Monnezza di Stato” come possiamo leggere nell’interessante libro di Antonio Giordano e Paolo Chiariello, importante da conoscere, per sapere che fare per difendere, prima di tutto, la salute campana, una salute fortemente compromessa, oltre che dall’invadente monnezza, soprattutto, da un fare sbagliato, basato su di una serie di interventi tra loro scollegati, senza respiro unitario ed una visione di insieme per evitare danni alla gente campana; alla salute della gente campana, fortemente martoriata da sprechi e ruberie delle risorse pubbliche, delle risorse che, a buon diritto, dovrebbero essere opportunamente utilizzate al solo fine dell’interesse di tutti i campani e non per le ruberie dei pochi, a danno della gente che, così facendo, soffre e muore.

Questo impianto primario sul sistema Campania deve essere necessariamente e prima di tutto accompagnato dalla volontà comune di promuovere la cultura della legalità e con questa, la cultura del rispetto dell’altro in quanto uomo, sempre più spesso uomo senza diritti e/o dai diritti negati, per imposizione di chi agisce egoisticamente violando la legge e costruendo situazioni umane con caratteristiche sue proprie fatte di abusi e di violenze, con il far prevalere la legge dei più forti sui deboli costretti a subirla.

Questo è un male campano grave; la Campania del diritto negato, deve tornare ad essere terra pulita; terra della legalità e del diritto.

Tanto, va fatto per il futuro dei nostri figli; in mancanza, continuerebbe ad essere la terra dei soli diritti negati e di un malessere profondo, dal futuro assolutamente cancellato.

La fabbrica delle idee, l’agorà dei saperi campani deve sentirsi attivamente impegnata a produrre le idee del cambiamento possibile; tanto, per cambiare ed a fondo la Campania, ridandole la dignità perduta e riportandola a terra di civiltà, cancellandone l’infame immagine di terra dei veleni.

In questo è particolarmente utile sia un rinnovato ruolo istituzionale, sia la scuola, come cuore pulsante della società campana che vuole fortemente cambiare; che vuole rinascere e dimenticarsi di quelle negatività umane di un passato, tutto da cancellare.

La scuola, deve formare e far crescere il mondo giovane nel reciproco rispetto, tenendo sempre vivo il senso comune della legalità e del diritto da rispettare.

Dopo aver pensato, come agorà del sapere, di dare un’anima rinnovata alla Campania, bisogna attivamente ed intelligentemente riempire il Progetto Campania, di quei necessari contenuti utili per ridare alla Campania ed alla sua gente, un mondo nuovo, un mondo fortemente campano con, tra l’altro, anche tante, tante opportunità di un lavoro campano, tutto basato sulla ingegnosa creatività campana e sulle sue tante risorse di cui il territorio è ricco e che attendono di essere utilizzate, così come si conviene, nell’interesse generale del territorio e della sua gente, da sempre protagonista di civiltà, di grande umanità e di saperi che hanno lasciato il segno, così come ci sono stati trasmessi dal sapere campano, “dall’arte campana” e nelle pieghe di un paesaggio mitico e silenzioso, in più parti violentato, ma non morto.

Il possibile campano, dopo i tanti danni subiti dalla sua gente e dal suo territorio va, soprattutto, nella direzione di un nuovo uso del suo suolo, prima di tutto da cambiare e da liberare e presto dai tanti veleni, per restituirlo al suo nobile uso di generoso suolo agricolo, fermandone le azioni di rapina che, senza sosta, lo destinano ad altri usi, soprattutto urbani con devastanti colate di cemento; sul suolo campano c’è molto, molto da fare, per restituirlo alla sua normalità d’uso.

C’è, tra altro, il bisogno urgente di ripulirlo dall’uso abusato dei tanti veleni che ritroviamo nelle sue viscere, nelle sue falde acquifere e da ultimo a tavola attraverso l’uso avvelenato del cibo, con prodotti campani ripetutamente trattati con veleni inquinanti (antigrittogramici, concimi, disserbanti ed altre diavolerie abusate in agricoltura che ci danno cibi, come quelli OGM, sempre più modificati e quindi sempre più dannosi per il vivere sano).

L’agricoltura campana è di rilevante importanza nel futuro di un Progetto Campania, basato su di un nuovo sistema Campania, forte delle risorse di cui dispone.

L’agricoltura è una grande risorsa campana non solo come produzione primaria di prodotti della Terra; è una grande risorsa anche per tutte le sue eccellenze alimentari; dalla mozzarella, l’oro bianco della Campania, alla pasta; dal pomodoro, l’oro rosso all’olio, l’oro verde della Campania, il principe a tavola della dieta mediterranea, oggi patrimonio mondiale dell’umanità (con i suoi prodotti e soprattutto con l’olio ricco di vitamina E e di polifenoli antiusuranti, dei veri e propri élisir di lunga vita).

La filiera agro-alimentare campana con tutte le trasformazioni possibili (dalla produzione nei campi ai suoi prodotti trasformati) ha un importante ruolo per il futuro campano; un futuro da costruire intelligentemente a più mani, cancellando i tanti errori del passato e tornando a quella saggezza antica di produzioni biologiche nel rispetto naturale della Terra, senza trasformazioni violente, con eccesso di contaminanti ed un uso-abusato di veleni che, come stiamo assistendo oggi, trasformano il suolo campano in una Terra dei veleni, gravemente pericolosa per la vita dell’uomo.

L’agorà del sapere campano deve, oltre a produrre idee, utili alla riflessione, proporsi come laboratorio del cambiamento possibile, indicando la strada giusta, già segnata su cui sapientemente incamminarsi per pensare al futuro campano; un futuro che da triste, potrebbe essere trasformato in gioioso e di nuovo amico della laboriosa gente campana, da più parti violentemente tradita da tanti uomini istituzionali e non, assolutamente inaffidabili.

Partendo dall’agricoltura, il cambiamento campano deve essere un cambiamento coinvolgente anche per altri settori quali quelli che riguardano il made in Campania nel campo della moda, dell’artigianato artistico e soprattutto del turismo che, ricco com’è di opportunità da sogno, può richiamare turisti culturali da tutto il mondo, contenendo l’attuale uso-abusato di turisti villeggianti, invadenti e distruttivi, non sempre utili ospiti della buona accoglienza campana.

Il turismo culturale, con percorsi territoriali, andando in giro per la Campania, può finalmente portare in questa regione-scrigno, le tanto attese opportunità di sviluppo fortemente legate al turismo che deve andare nel rispetto della tradizione antica, con al centro la sacralità dell’ospite, modernamente messo a suo agio in strutture turistiche di eccellenza che proprio non temono confronti.

Tra l’altro, bisogna sapersi promuovere all’esterno per poi costruire sui territori i tanti possibili itinerari campani (del paesaggio-ambientale, dell’enogastronomia, dei beni storico-culturali, andando per torri, castelli, del mito e delle città d’arte che hanno tesori unici, da poter offrire ai tanti turisti del mondo che vengono in Campania e che solo in Campania possono trovare realtà come quelle degli itinerari archeologi campani, come quelle delle nostre città d’arte, come il bel paesaggio mare/monti delle costiere sorrentina, amalfitana e cilentana).

Questo mio viaggio fantastico per agorà inventate alla ricerca degli altri per un insieme di idee utili a costruire percorsi di sviluppo per il nuovo campano, è stato un viaggio fortemente stimolante e ricco di nuove prospettive future.

Sono fermamente convinto di avere scelto la strada giusta; le mie idee per il futuro campano troveranno opportune occasioni di incontro-confronto con gli altri e sicuramente potranno dare nel tempo, i frutti sperati per uno sviluppo umanamente e territorialmente possibile.

L’agorà del pensiero condiviso, con idee in cammino, è un’utile opportunità per camminare insieme e da protagonisti, uscire dalla propria disperata solitudine, andando incontro agli altri ed insieme agli altri, costruire quei mondi nuovi senza i quali l’unica prospettiva possibile, è solo quella del futuro negato; del futuro cancellato per quelle nuove generazioni sempre più tradite dal nostro fare egoisticamente fine a se stesso, senza pensare che, oltre al presente, c’è anche il futuro.

In questo mio percorso di idee per la Campania, in attesa di un Progetto campano per un nuovo possibile Rinascimento campano, ho indicato alcune cose da pensare e da fare insieme.

Trattasi di un percorso di idee e di saperi che trova la sua ragione d’essere, prima di tutto, nella cultura, intesa come anima del mondo in cammino; c’è da parte mia, assoluta indifferenza per tutto quello che non appartiene a questo mondo che si muove forte della sola ragione del sapere con le sue radici profonde nell’essere, oggi inopportunamente sacrificato al solo apparire; al solo godimento godereccio del proprio avere, del tutto indifferente di quel che succede “all’altro” che ti sta a fianco.

Io credo nell’insieme umano; io sono per l’essere e per la grande forza del pensiero dell’essere.

Credo nei valori propri dell’uomo e della sua capacità di rinascita, sapendo e bene riconsiderare gli errori commessi.

Credo nella volontà di un’umanità positiva, impegnata con forza e da testimoni attenti a costruire mondi di pace.

La Campania in quanto terra di saperi, è anche terra di pace; da qui la sua grande forza per autogenerarsi e riconsiderandosi. Insieme in Campania si vince.

Con la forza dell’agorà delle idee, insieme si può costruire un Progetto di idee per una Campania nuova, trasformandolo, cammin facendo, in Progetto del fare per una nuova Campania Felix.

Per questo obiettivo e solo per questo obiettivo, scrivo ed esprimo con forza il mio pensiero libero.