Avellino: Sappe, aggressione in carcere, richiesta spray
Stava fornendo il primo soccorso a un detenuto colpito da crisi epilettiche ma, nella concitazione, un altro ristretto gli ha sferrato un pugno al volto. E’ accaduto sabato mattina a un Agente di Polizia Penitenziaria in servizio nella Casa circondariale di Avellino. A dare la notizia è il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE. “Sabato mattina il poliziotto penitenziario è intervenuto tempestivamente per dare il primo soccorso al detenuto colpito da crisi epilettiche. Un altro ristretto, non se ne comprendono bene ancora le ragioni e i motivi, particolarmente agitato, l’ha colpito proditoriamente al viso ed è dunque scattato l’allarme che ha fatto convergere in quel punto del penitenziario avellinese gli altri Agenti in servizio nella Casa circondariale”, spiega il segretario generale del SAPPE Donato Capece. “Il nostro Personale, con grande professionalità, ha fornito assistenza al detenuto epilettico, all’Agente ferito ed ha ricondotto alla ragione il detenuto aggressore, in evidente stato di forte agitazione. Al collega ferito va la nostra vicinanza e la nostra solidarietà. Un episodio grave, quello accaduto nel carcere di Avellino, che se pure ha messo in evidenza le grandi capacità operative dei poliziotti penitenziari del carcere irpino, ha dimostrato palesemente una volta di più i pericoli e le difficoltà quotidiane del nostro duro lavoro”. Il SAPPE rinnova al Ministro della Giustizia Orlando e ai vertici dell’Amministrazione centrale la richiesta “di dotare le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria di strumenti di tutela efficaci, come può essere lo spray anti aggressione già assegnato – in fase sperimentale – a Polizia di Stato e Carabinieri. Sono decine e decine le aggressioni subite da poliziotti penitenziari in carcere dall’inizio dell’anno. Cosa si aspetta ad assumere adeguati provvedimenti per garantire la sicurezza e la stessa incolumità fisica degli Agenti di Polizia Penitenziaria che lavorano in carcere?”. Emilio Fattorello, segretario regionale SAPPE per la Campania, evidenzia che, nei dodici mesi del 2014, nelle carceri regionali si sono contati “521 episodi di colluttazione e 121 ferimenti. Ad Avellino le colluttazioni sono state 46. Altro che la favola della “vigilanza dinamica” e l’autogestione delle carceri da parte dei detenuti come panacea ai mali penitenziari. Ci siamo persino stufati a dire il perché siamo contrari, e solo chi è in malafede può sostenere il contrario. Le idee e i progetti di chi santifica questa vigilanza dinamica e il regime penitenziario ‘aperto’ non tengono conto della realtà delle carceri, che non sono collegi per educande, e rispondono alla solita logica “discendente” che “scarica” sui livelli più bassi di governance tutte le responsabilità. E ricadono sulle spalle di noi poliziotti, che stiamo 24 ore al giorno in prima linea nelle sezioni detentive. Intanto i poliziotti continuano a sventare suicidi, a gestire eventi critici come gli atti di autolesionismo, le aggressioni, le risse, a circolare su mezzi vecchi e fatiscenti”. Capece torna infine ad evidenziare come il grave episodio critico di Avellino è “sintomatico del fatto che le tensioni e le criticità nel sistema dell’esecuzione della pena in Italia sono costanti. E che a poco serve un calo parziale dei detenuti, da un anno all’altro, se non si promuovono riforme davvero strutturali nel sistema penitenziario e dell’esecuzione della pena”.