Salerno: No Crescent-Italia Nostra su workshop Waterfront “Specchi d’acqua”

In merito al Workshop sulla riqualificazione del Waterfront di Salerno “Specchi d’acqua”, promosso dall’ordine degli Architetti P.P.C. e degli Ingegneri della provincia di Salerno, con il patrocinio del comune di Salerno, Autorità Portuale, etc (8/9.06.2015), – e alla richiesta rettifica dei presidenti Alfano e Brigante, pubblicata oggi sul quotidiano Cronache. I sottoscritti Raffaella Di Leo, quale Presidente p. t. sezione Salerno di “Italia Nostra” Associazione Nazionale per la tutela del patrimonio storico, artistico e naturale della nazione, Pierluigi Morena, quale presidente del Comitato No Crescent, arch.Vincenzo Strianese, avv. Oreste Agosto, quali membri del direttivo del cit. Comitato, elett. dom. in Salerno alla Via Torretta 4 (c/o studio Morena) con espressa dichiarazione, ad ogni effetto di legge, di voler ricevere le comunicazioni e le notificazioni nel presente procedimento al numero di fax 089.255137 o alla Pec: avvpierluigimorena@pec.giuffre.it;

– L’Associazione Italia Nostra Onlus, costituita il 29.10.1955 e riconosciuta con decreto del Presidente della Repubblica 22.8.1958 num.1111, ha lo scopo di concorrere alla tutela e valorizzazione del patrimonio storico, artistico e naturale della Nazione. In particolare, ha tra i propri scopi statutari l’attività istituzionale di promuovere azioni per la tutela e la conservazione e la valorizzazione dei beni culturali, dell’ambiente e del paesaggio urbano, rurale e naturale, dei monumenti, dei centri storici e della qualità della vita.

– In riferimento all’oggetto, i sottoscritti intendono rappresentare che gli ordini professionali di Salerno, in questi ultimi venti anni – pur se poco, o in nulla, interpellati dall’amministrazione comunale nelle scelte urbanistiche della città – hanno sostanzialmente avallato le scelte dell’amministrazione cittadina, favorendo, forse contro gli interessi degli stessi iscritti, la presenza massiccia delle archistar, talvolta protagoniste di proposte progettuali di discutibile valore e di sicuro impatto. Sconcerta, quindi, che oggi proprio tali ordini si rendano promotori di manifestazione/promozione progettuale, avente l’ambizione della riqualificazione del Waterfront di Salerno.

– Eppure è ben noto che il Waterfront di Salerno, fortemente voluto e “proposto” dal comune di Salerno, ha visto quali unici oppositori – non gli ordini professionali, per statuto e funzione direttamente interessati – bensì le associazioni scriventi, le quali si sono opposte alla inopinata cementificazione, all’incredibile devastazione ambientale che ha visto obliterare consistenti porzioni di aree sottoposte a vincoli di varia natura, in particolare arenile, specchi acquei, l’alveo del torrente Fusandola, senza dimenticare le violazioni urbanistiche e della normativa in difesa del suolo e della COSTA (Misure di Salvaguardia della Costa emanate dall’Autorità di Bacino).

Sembra che gli ordini professionali trascurino i fatti che hanno reso il “Waterfront” di Salerno il “Waterfront” della illegalità: il Consiglio di Stato, come noto, ha accolto i ricorsi di Italia Nostra avverso l’intera procedura paesaggistica e sul permesso di costruire rilasciato alla società aggiudicataria dei diritti edificatori i cui titoli sono stati annullati. Inoltre, è noto, anche in ambito internazionale, che è in corso un maxi-processo penale sulla vicenda Crescent, 22 soggetti, tra cui l’ex Sindaco, la giunta comunale, i tecnici comunali, il costruttore, l’ex soprintendente, funzionari dell’ente di tutela, sono imputati per diversi reati, quali: delitti contro la pubblica amministrazione (Abuso d’ufficio in concorso, art. 323 C.P.), delitti contro la pubblica fede (Falso ideologico in atto pubblico, art. 479 C.P.), delitti contro il patrimonio (Invasione di terreni e di edifici, art. 633 C.P.) e reati ambientali quali la Lottizzazione abusiva (art. 44, lett. c DPR 380/2001) e l’Opera eseguita in assenza di autorizzazione (D.LGS. 42/2004); nel processo, in corso presso la Seconda Sezione del Tribunale di Salerno, sono state ammesse quali parti civili, oltre che le scriventi associazioni, il comune di Salerno e il Ministero dei Beni Culturali. Sono inoltre aperti fascicoli per vari danni all’erario. Insomma, un quadro deprimente per l’ambiente e il paesaggio nonché per la legalità! Purtroppo non è tutto. Molti cantieri sono sotto sequestro, sono in corso ulteriori inchieste, su esposti puntualmente documentati delle associazioni, è cronaca recente il sequestro documentale di tutti gli atti inerenti la gestione demaniale da parte sia del comune di Salerno che dell’Autorità Portuale nonché di tutta la documentazione inerente la realizzazione del Porto di S. Teresa. In pratica l’intero Waterfront è sotto inchiesta per fatti che coinvolgono – o per azioni o per omissioni- tanti enti pubblici intervenuti a vario titolo nelle procedure. Ebbene, in un contesto tanto avvilente, abbiamo dovuto registrare l’imbarazzante silenzio delle rappresentanze professionali, che anzi, attraverso i propri presidenti, hanno addirittura espresso compiacimento per l’intervento progettuale e “perplessità” sull’operato della magistratura (vedi recenti articoli su Città e Mattino). Tale condivisione si è manifestata attraverso l’organizzazione di convegni: ricordiamo in particolare quello promosso dalla Presidente dell’ordine degli architetti presso l’aula Parrilli del Tribunale, successivo all’emissione del preavviso di diniego del Soprintendente, espresso sul Comparto Cps 1 (Crescent). In tale convegno, che ha visto anche la presenza del presidente dell’ordine degli avvocati, si invocava da parte della Soprintendenza una minor discrezionalità e/o una maggiore elasticità nell’applicazione delle norme del codice dei beni culturali, testualmente dichiarate “poco chiare e contraddittorie”. In virtù di quanto sinteticamente premesso, le scriventi associazioni manifestano perplessità sulla iniziativa di qualificazione/riqualificazione del Water front salernitano proposta dagli ordini degli Architetti ed Ingegneri della provincia di Salerno; al riguardo ribadendo che:

– gli ordini hanno condiviso proposte eticamente ed esteticamente poco sostenibili e non rispettose delle vocazioni storico – culturali della città, del territorio e dei suoi abitanti, accettando acriticamente le scelte esclusivamente politiche dell’amministrazione;

– gli ordini hanno, ad avviso delle scriventi, mostrato superficialità, o indifferenza, nel valutare il quadro normativo e vincolistico, lì dove senza un attento esame preventivo non è possibile prefigurare qualsivoglia soluzione progettuale realizzabile, né è possibile valutare l’intervento della magistratura. Alla luce delle considerazioni espresse, le scriventi associazioni trovano confortante che un gruppo di giovani professionisti abbiano definito il caseggiato Crescent “ Mostruoso e Sproporzionato”. Per contro, meno si comprende la rettifica/smentita richiesta dai presidenti Alfano e Brigante, pubblicata su Cronache. Un distinguo che appare testimonianza della carenza di un chiaro dibattito, anche all’interno degli ordini professionali. Eppure sarebbe auspicabile che la stagione del “pensiero unico” venga messa definitivamente alle spalle, per favorire iniziative culturali aperte ai contributi di associazioni e comitati civici, nella convinzione che solo il libero confronto possa generare una vera crescita culturale e socio – economica dell’intera comunità.

 Prof. Raffaella Di Leo Avv. Pierluigi Morena Avv. Oreste Agosto Arch. Vincenzo Strianese

ITALIA NOSTRA

Comitato No Crescent