Renzi rischia il tracollo
Angelo Cennamo
Non è un buon momento per il Pd. Lo scossone di Mafia Capitale, con le accuse di finanziamenti illeciti alla direzione romana del partito, ha aperto uno squarcio paragonabile per dimensioni solo alla tangentopoli milanese dei primi anni ‘90. Per ironia della sorte, nel giorno in cui vengono pubblicati i verbali con le dichiarazioni sui rapporti d’affari tra gli indagati e i democratici, Rai tre celebra la stagione più fausta del Pci, mandando in onda un film dedicato alla figura di Enrico Berlinguer, nell’anniversario della sua morte. Negli anni ’70 Berlinguer aveva clamorosamente sfiorato il governo della Nazione con il compromesso storico, ideato e avallato da Aldo Moro tre anni prima del suo barbaro assassinio ad opera delle Br. La sua leadership carismatica, sobria e gloriosa al tempo stesso, viene spesso evocata come termine di paragone rispetto alla mediocrità di un presente che non sembra lasciare margini all’idealismo di quegli anni. Sulla sua decantata “questione morale” almeno due generazioni di sinistra avevano costruito il falso mito della superiorità etica della razza comunista rispetto all’etnia democristiano-socialista e successivamente a quella berlusconiana. Oggi quel primato lo rivendicano ingenuamente i grillini, gli unici a non aver ancora provato l’ebbrezza del comando e a non aver compreso che la corruttela è come la livella di Totò: non ha colore politico. Ma è sul fronte immigrazione che il Pd di oggi deve fare i suoi conti peggiori. L’ondata massiccia di clandestini – parola bandita dal buonismo imperante e sostituita con il più rassicurante “migranti” – sbarcata negli ultimi giorni sulle nostre coste, ha messo a nudo l’inconsistenza del governo italiano rispetto ad una questione per troppo tempo sottovalutata e malgestita dal ministro Alfano in primis. Alla stazione di Milano sono accampati centinaia di africani destinanti non si sa bene dove e come. Stanno lì, in attesa di varcare il confine italiano, ignorando i divieti imposti dagli altri Stati europei che, al contrario dell’Italia, fanno fronte comune per tenere questi disperati lontano dai loro territori. Gli amministratori di centrodestra delle Regioni del Nord hanno gioco facile nel cavalcare il disagio e l’inettitudine dell’esecutivo, ritrovatosi a questo punto isolato nel contesto europeo e incapace di risolvere da solo un problema che non ha precedenti per consistenza numerica dei flussi. Renzi sembra finito in un vicolo cieco e le pressioni interne della minoranza dem di sicuro non lo agevolano. Sull’altro fronte, i risultati delle elezioni amministrative ridanno linfa e speranza a un centrodestra dato per morto appena un mese fa. “Uniti si vince” va ripetendo Berlusconi, alle prese con la complicata riorganizzazione di Forza Italia, tra defezioni e difficili alleanze. I dati della Liguria e di Venezia, in particolare, sembrano confermarlo. Il trend favorevole di Renzi deve registrare così una battuta d’arresto, l’ennesima. E non è ancora cominciata la disavventura di Vincenzo De Luca in Campania.