Mercato San Severino: Acigliano, ritorna il “Ciuccio di fuoco”
Anna Maria Noia
Rivive anche quest’anno l’antica tradizione del “Ciuccio di fuoco”, nell’amena frazione Acigliano. Un gruppuscolo di case a ridosso dell’ancestrale eremo di S. Magno – patrono con S. Antonio Abate degli animali domestici – che si sviluppano attorno al tiglio secolare (“a’ teglia”), ormai agonizzante. Proprio tale comunità, “rivale” della limitrofa Pandola – patria del “Ballintreccio” carnascialesco – vede la partecipazione di emigrati e/o simpatizzanti che nella notte tra il 15 e il 16 del mese assistono allo “scoppio” apotropaico del simulacro asinino. Acigliano è gemellata con la cittadina francese di Farebersville; proprio in Francia, ed anche in Belgio, molti Aciglianesi hanno cercato fortuna lavorativa nel passato. E venendo al ciuco: della deflagrazione augurale si occupa da tempo il sodalizio “S. Magno”, attivo dagli anni ’50 nel comprensorio. Solo da poco, però, è stata ripristinata l’atavica consuetudine del bardare un asino di polistirolo e/o materiale plastico – dapprima era di cartapesta – con razzi, botti, biancali e materiale incandescente in modo tale da farlo – appunto – “esplodere” tra l’ilarità dei presenti. Ad “accendere” l’apparato, comprendente la sagoma dell’asino con in groppa uno o più personaggi appartenenti alla vita politica e sociale nazionale o locale, il primo cittadino. Alle origini tale “incombenza” era prerogativa dello “scemo del villaggio”, oggi invece pare apporti fortuna l’inaugurazione o battesimo del fuoco effettuata dai capi della collettività. Ogni anno cambia il “fantoccio” da immolare al fuoco purificatore dei peccati della “vecchia” società contadina. In un primo momento il “Ciuccio e’ fuoco” esplodeva in mezzo alla gente, ma recentemente – per motivi di sicurezza – si è pensato di accenderlo in un luogo circoscritto. Il “capro espiatorio” di quest’anno è il neogovernatore della Campania Vincenzo De Luca. La sua immagine, la sua effigie verrà accesa alle 24.01 del 16 agosto (S. Rocco), quando si entra nella costellazione del Cane – che ha dato nome alla canicola (il caldo agostano). Al termine della manifestazione, largo a un tripudio di fuochi pirotecnici. “Quest’anno abbiamo lavorato sodo per circa tre mesi – dichiara il dipendente comunale Gerardo De Dominicis, tra i responsabili dell’associazione “S. Magno” – allo scopo di non veder morire una consuetudine tanto bella.” Il rito del “Ciuccio di fuoco” scaturisce ed è celebrato dai festeggiamenti per la Madonna Assunta, patrona di Acigliano e il cui culto è molto sentito. La processione in onore dell’Assunta è prevista alle 19 del 15 agosto, ma ci saranno delle particolari “benedizioni” invocate, recitando, da alcune ragazze del posto alla Madonna. Il “Ciuccio di fuoco”, come ritualità, proviene o dagli scherzi – salaci – tra i Pandolesi e gli Aciglianesi, aventi ad oggetto il far ritrovare ai “vicini” una carcassa d’asino a mo’ di beffa, oppure dalla cosiddetta “indizione bizantina”, la chiusura dei contratti agrari per la nuova stipula di settembre ai contadini della frazione. Il fuoco ha infatti in antropologia una valenza purificatrice per cancellare i “peccati” della comunità, in modo da ottenere un buon raccolto successivamente. Così come è lustrale anche il rito dell’acqua nella frazione Lombardi per l’Addolorata del 15 settembre: le lacrime della Madonna sono identificate dalle “Fontanelle”, altro retaggio del passato recuperato da una quindicina d’anni. Una volta sinonimo di cattiva istruzione, nel corso dei secoli il ciuchino ha costituito – sempre umilmente – ogni sorta di aiuto e “compagnia” per gli uomini al lavoro nei campi e/o nelle miniere: l’asino è stato “utilizzato” come mezzo di trasporto, nei mulini e anche per rifornirsi del celebre latte d’asina – in cui si studia si immergesse la latina Poppea – leggero e ricco di sostanze nutritizie.
La figura attraversa i secoli anche sul versante letterario: dalla Bibbia, che riporta l’episodio dell’asina di Balaam, all’Asino d’oro (“Le metamorfosi”) di Apuleio – fino al più recente Pinocchio, con la trasformazione dei protagonisti in questo animale. Quella di Mercato S. Severino non è la sola manifestazione inerente tali tematiche etnografiche: eventi similari si svolgono in Calabria e nelle Marche; qui col cosiddetto “Cavallo di fuoco” della località Ripatransone. A S. Severino, quale corollario della più ampia kermesse, pochi anni fa esisteva il concorso di disegno per il manifesto più bello che illustrasse il ciuco scoppiettante. Ciò nell’ambito di “Aspettanne o’ Ciuccio e’ fuoco”.