Unioni civili, il no di Bagnasco
di Rita Occidente Lupo
La recente dichiarazione del cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, in merito alle unioni civili, non poteva non sollevare un vespaio di polemiche. Ed elevare il tono della contesa politica. Perché spesso, dietro una sigla o uno steccato partitico, s’annientano coscienze e si rimangiano catechismi, appresi a menadito.”La Chiesa non è contro nessuno. Crede nella famiglia come è riconosciuta dalla nostra Costituzione e come corrisponde all’esperienza universale dei singoli e dei popoli: papà, mamma, bambini, con diritti e doveri che conseguono il patto matrimoniale. Applicare gli stessi diritti della famiglia ad altri tipi di relazione è voler trattare allo stesso modo realtà diverse: è un criterio scorretto anche logicamente e quindi un’omologazione impropria. I diritti individuali dei singoli conviventi, del resto, sono già riconosciuti in larga misura a livello normativo e giurisprudenziale”. In tal modo fugato ogni dubbio su eventuali aperture, in segno d’imprimatur a nozze omo, con tanto di prole in affido. Senza chiudersi al diritto della persona ed alla sua diversità, nel riconoscimento dell’amore, che lega una coppia, la rivendicazione di un dettato costituzionale, sul quale è imperniata la società civile, partendo dalla cellula umana eterogenea, fin dai primordi dell’umanità. In nome dell’emancipazione progressista, si sta sempre più diluendo il concetto di famiglia, in quanto comunità destinata anche alla riproduzione della specie, per quei cardini naturali, che la vedono complementarmente sessuata. Bagnasco sembra preludere alle coordinate che il Sinodo sulla famiglia autunnale, così atteso, detterà e che già da qualche tempo, ha lasciato serpeggiare distorte nuove aperture, non rispondenti al dettato Vaticano. Infatti, laddove si parla d’inserimento nella Chiesa dei divorziati, non detto che l’accesso sacramentale legittimato come se non fosse stato infranto un sacramento. E per le coppie, in merito a diritti civili, la Chiesa prende atto che questi devono tutelare ogni individuo, ma non per questo tradursi in confetti e fiori d’arancio, come nel caso del matrimonio etero. Il mondo politico avanza le sue proposte, per dirimere una questione che registra altri Paesi europei, su tale lunghezza d’onda, approdati a legittimare unioni omo, ma non adozioni o matrimoni ed uteri in affitto. E se Scalfarotto ricorda che recentemente la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, ha rimproverato all’Italia di non avere ancora legiferato su tali unioni, pur vero che una grossa fetta del mondo non solo cattolico ha alzato il tono della contesa, rivendicando la bellezza della famiglia naturale, nella quale educare e far crescere i figli, senza traumi psicologici. Il voler a tutti i costi legittimare l’innaturale, condendolo in ogni salsa, anche mediaticamente, enfatizza i toni di un problema che, di fatto, già vede riconosciuti ‘i diritti individuali dei singoli conviventi in larga misura a livello normativo e giurisprudenziale’. E giacchè la politica, dovrebbe perseguire il bene comune, occorre che dia uno sguardo panoramico all’intera popolazione, che per tre quarti chiede che venga ripristinato e portato avanti, in un momento di crisi valoriale e di sbandamento, il centralismo della famiglia tradizionale, nella quale potersi ricoverare, dalle ansie del mondo esterno e dalla quale trarre la forza per poter crescere e sviluppare la propria personalità armonica.