Velia: ex Ministro Urbani e Sgarbi “padrini” d’eccezione al corso della Fondazione Alario
Prendono il via per 24 giovani campani le attività del corso di Tecnico della Valorizzazione e Promozione dei Beni e delle Attività Culturali promosso dalla Fondazione Alario per Elea-Velia. E per la loro formazione mirata a trasferire le competenze di una figura davvero strategica per il nostro territorio la Alario ha davvero puntato al meglio. I 20 allievi e i 4 uditori avranno il privilegio di approfondire le conoscenze legate alla materia dalla viva voce del ‘padre’ del Codice dei Beni Culturali, l’ex Ministro Giuliano Urbani, e da una delle più luminose personalità del settore, il professor Vittorio Sgarbi. I Professori, che curano la direzione scientifica del corso, lo tengono a battesimo con l’incontro a valenza formativa di lunedì 31 agosto, dalle ore 16:30 presso la sede della Fondazione in Ascea.“Annunciare l’avvio delle attività è innanzitutto l’occasione per ringraziare ufficialmente due così insigni figure di aver accettato la sfida della nostra Fondazione di puntare su un’offerta formativa qualitativamente ineccepibile” dichiara Marcello D’Aiuto, presidente della Fondazione Alario. E prosegue: “Tutta la nostra attività, del resto, è orientata da tre punti cardinali: conoscenza, competenza e competitività. Siamo fortemente convinti che solo puntando su questi fattori il nostro territorio possa superare le logiche clientelari che l’hanno retto finora e possa superare l’isolamento al quale è stato confinato”.“Con la realizzazione di questo intervento formativo la Fondazione Alario fa un investimento su due risorse importantissime per il futuro del territorio: la cultura e i giovani” gli fa eco Tommaso Chirico, amministratore delegato dell’ente e coordinatore del corso. “I beni culturali – continua – rappresentano un patrimonio inestimabile e una imprescindibile risorsa che, se sapientemente gestita e valorizzata, potrebbe rivelarsi decisiva per il rilancio dell’economia regionale, sia in termini di prodotto interno lordo sia in termini occupazionali. E’ indubbio, infatti, che a fronte di ricchezze che tutto il mondo ci invidia, la Campania – per non parlare del Cilento! – non è al passo con altre regioni che valorizzano il proprio patrimonio culturale e di esso sostanziano l’offerta turistica. Nel nuovo mondo della comunicazione di massa, delle nuove tecnologie, dei viaggi organizzati su internet, del visitatore sempre più esigente, della vastità dell’offerta culturale e dell’entertainment, delle mostre temporanee e delle collezioni itineranti in tutto il mondo, i luoghi della cultura in Campania – come nel resto d’Italia – non solo devono essere “strutture permanenti che acquisiscono, conservano, ordinano ed espongono beni culturali per finalità di educazione e di studio”, come recita il nostro Codice dei Beni Culturali, ma devono anche puntare sul consolidamento dell’immagine, sull’accrescimento della qualità e della quantità dell’offerta al pubblico, sulla loro attrattività a fini turistici”. Il corso, finanziato dalla Regione Campania con le risorse del Fondo Sociale Europeo, avrà la durata di 500 ore e si concluderà nella seconda metà del mese di novembre. Come conclusivamente evidenziato da Maria Rosaria Nese, direttrice dei servizi formativi della Fondazione, “le motivazioni alla base della scelta della figura professionale individuano nella valorizzazione delle componenti culturali del territorio il filo conduttore della strategia di sviluppo locale, in un’ottica che è quella dello sviluppo sostenibile, durevole nel tempo e che si evolve in un obiettivo di crescita “qualitativa”, in cui il patrimonio culturale nelle sue varie forme si presta a svolgere un ruolo di traino in quanto trova nelle sue stesse risorse i fattori fondamentali nel determinare la sua attrattività. I risultati attesi come output del percorso formativo si correlano all’obiettivo di creare competenze in grado di costruire un prodotto/servizio – dinamico, innovativo e qualitativo – che risponda all’ambizione di gestire, valorizzare e capitalizzare il patrimonio culturale dell’area. Capace, dunque, di accrescere e migliorare l’offerta, puntando anche sulla ricerca e l’innovazione tecnologica applicate ai beni culturali, e favorendo la nascita di centri di eccellenza all’interno del territorio come possibili motori di sviluppo”.