Lioni: sipario alzato su Festival Mangiateatro
Sarà il prestigioso palcoscenico di Villa Bianchi in Via De Maio ad inaugurare il Festival Mangiateatro a Lioni. A partire dalle 19.00 di oggi e fino a domenica 6 settembre, si alza il sipario sulla quattro giorni di spettacoli, incontri eventi, laboratori e degustazioni che coniugano il piacere della cucina con la spettacolarità del teatro. In occasione della cerimonia inaugurale, la diocesi di Lioni guidata da Monsignor Tarcisio Gambalonga apre le porte al pubblico di Villa Bianchi e del suo incantevole giardino. Alla presentazione del Festival saranno presenti il sindaco di Lioni Rodolfo Salzarulo con l’assessore alla cultura Maria Di Conza, il presidente del Gal Cilsi Agostino Pelullo, il direttore artistico del Festival Mirko Di Martino, Agostino Della Gatta amministratore di Irpinia Turismo e Sabatino Fonzo presidente della Pro Loco di Lioni, che apriranno ufficialmente la manifestazione. Un evento che ha ottenuto anche la fattiva collaborazione dell’Informagiovani e della Pro Loco di Lioni. Il “festival di teatro e cultura alimentare” avrà inizio infatti con una degustazione dei sapori lionesi, ed in particolare con la pasta di mandorla della storica azienda Millefiori Oliviero sas di Vittorio Oliviero & C. a cui sarà abbinato uno spumante Irpino dell’azienda Montesole per il brindisi inaugurale. A seguire, alle ore 22.00, presso il teatro comunale, la rassegna si aprirà con lo spettacolo di Raffaello Converso “Ch’io moro mirando a te!”, canzoni villanesche tra colto e popolare. Il programma che Raffaello Converso presenta, accompagnato da tre raffinati musicisti quali Roberto Natullo – Leonardo Massa e Umberto Leonardo, vuole evidenziare l’ambivalenza tra colto e popolare, metamorfosi, travestimenti e metafore nelle villanelle della Napoli rinascimentale, repertorio che caratterizzò la colonna sonora partenopea del XVI secolo. La vivacità culturale del temperamento partenopeo, amava esprimersi nelle forme improvvisate e disorganizzate della festa e del carnevale, della danza, del canto e dei gesti del teatro di strada. Da queste premesse Napoli sviluppò nel ‘500 un genere musicale originale che ebbe grande fortuna in tutt’Italia: la Canzone Villanesca o Villanella alla Napoletana. L’etimologia di villanella deriva da villano: rozzo, popolare, incolto. Questo significa che non si tratta di opere di stile raffinato, ma di composizioni pervase dalla rustica e pepata verve popolare. I testi di queste villanelle, di carattere burlesco, contengono spesso metafore, proverbi popolari, doppi sensi erotici ed espressioni onomatopeiche, quelli in dialetto, usano il vernacolo anche come forma di identità politica e di protesta del popolo napoletano contro il dominio spagnolo. La villanella, con la sua aggressiva semplicità, contrasta con l’aulica moderazione del madrigale, descrivendo in forma satirica la vita nei quartieri più popolari di Napoli. La bellezza melodica si accosta all’incantamento del continuo gioco di travestimenti, simbolismi e linguaggio cifrato del testo, rendendo la Villanella uno dei generi più originali e seducenti della musica del Rinascimento.