Quando l’informazione è benzina sul fuoco

Amedeo Tesauro

Che la tensione sociale in Italia sia alta non è un’opinione ma un dato di fatto. L’economia va a rilento, i politici continuano a navigare nel mare dei privilegi, la criminalità prospera e tanto altro ancora, troppo per non infuriarsi. Oltre alle consuete lamentale, certo non prive di fondamento, la questione immigrati spicca per la centralità assunta nel dibattito pubblico, tale che è impossibile esporsi a un notiziario senza ascoltare le ultime news in proposito (proprio mentre scrivo è fresca la notizia del nuovo richiamo dall’UE all’Italia in merito al costo del permesso di soggiorno). In un contesto del genere la mala-informazione è benzina sul fuoco, combustibile destinato a infiammare il dibattito e inasprirlo fino al punto da non distinguere il vero dal falso. Nei giorni scorsi è stato chiuso il sito Senzacensure.eu.com, piccola realtà che attraverso i suoi aggiornamenti aveva raggiunto fino a 4.000 condivisioni sui social network (a cui vanno aggiunte le semplici visualizzazioni), aberrante caso di bufale su bufale puntualmente smentite. Notizie cruente del tipo “4 tunisini: stuprano la moglie e poi uccidono il marito a sprangate”, “Immigrati: epidemia in vari centri profughi” o “Ragazzino ucciso perché cristiano a Catania”, tutto per la visibilità. Il ventenne di Caltanissetta che gestiva il sito ha negato motivi di odio razziale, semplicemente desiderava ottenere più click cavalcando un tema caldo con titoloni che senza dubbio avrebbero attratto l’attenzione di chi si fosse imbattuto nella “notizia”. Bugie, menzogne, ma si sa, a furia di ripeterle le bugie divengono verità, la bufala più clamorosa può divenire notizia certa agli occhi dello sprovveduto che non cerca conferma alle fonti. Ricordate quando storia dell’arte è stata cancellata dai programmi delle superiori? O la recente tassa del governo Renzi sui condizionatori? Se non lo ricordate è perché tali eventi non sono mai avvenuti, eppure non c’è da dubitarne che per molti, ignari delle smentite successive, certe notizie siano state acquisite come verità. Al diavolo la visione ottimistica del web, quella per cui nell’arena virtuale le opinioni sarebbero raffinate dalla discussione tra utenti e dalle informazioni di cui disponiamo. Se quelle informazioni sono false il rischio è di essere deragliati direttamente sulla strada della falsità, di credere ingenuamente a fatti mai avvenuti. Se poi quelle notizie false riguardano temi caldi, ecco allora che la deriva verso le bugie diviene perfino pericolosa. Beninteso, si può “imbrogliare” con le notizie perfino coi fatti reali, prediligendo determinate storie piuttosto che altre oppure facendo del singolo fatto un caso esemplare (“gli immigrati ospitati in hotel si lamentano del loro trattamento = tutti gli immigrati vivono in hotel e non sono contenti di come sono trattati”). Tuttavia sia in un caso che nell’altro la responsabilità di discernere il vero dal falso ricade su chi recepisce la notizia. Sta a lui limitarsi ad accettare quanto gli viene comunicato o decidere di scavare a fondo, a lui sospettare quando un evento gli viene presentato in maniera ambigua o al contrario delineato in modo troppo netto e lineare. Informare non è un mestiere semplice, ma informarsi è perfino più complicato.