Povera…Campania!
Giuseppe Lembo
La Regione più povera del Sud italiano, è la Sicilia, seguita dalla Campania. Di questo passo per il mondo e per l’Italia in particolare, è assolutamente difficile poter cambiare. Per cambiare nei fatti e non solo a parole, è urgente e necessario Progettare lo sviluppo possibile dei Sud del mondo e del Sud italiano. Tanto, si deve saggiamente fare, manifestando solidarietà ed impegno verso quel mondo da sempre abbandonato, rassegnato com’è al triste destino del “non c’è niente da fare”; un mondo dove crescono le sofferenze e con queste, la rabbia e le frustrazioni che sono ormai diventate un grave rischio per tutti; per tutti, del Nord e del Sud del mondo; per tutti, del Nord e del Sud d’Italia. Questa condizione umana fa parte del destino universale dell’uomo; un destino che racchiude in sé l’umanità senza distinzioni; senza il male oscuro di un Nord ricco e di un Sud povero che comunque, sarà azzerato in quel fatale ed inevitabile momento della fine della vita umana, un evento che è parte di noi uomini; un evento della vita che è di tutti e per tutti. Le divisioni dei mondi separati non giovano proprio a nessuno; non giovano all’uomo della Terra, poco importa se appartiene al Nord e/o al Sud dell’Italia. Quel che sicuramente più importa è la condizione di uomo; la appartenenza a quella comunità umana che tutta insieme, si chiama umanità e per la quale, prima di tutto, deve essere riconosciuto all’uomo della Terra il suo diritto ad esistere; il suo diritto ad avere per sé il cibo, l’acqua e l’aria per respirare, trattandosi di un diritto che, l’insieme umano della Terra, deve garantire a tutti gli uomini che vivono sul pianeta Terra. Oltre al diritto alla vita c’è anche il diritto alla libertà umana, senza condizionamenti e/o pregiudizi per la propria appartenenza politica confessionale, di lingua parlata e/o di colore della pelle. Non è tollerabile che tutto questo crei profonde sofferenze umane e/o peggio ancora, comportamenti razzistici degli uni contro gli altri della Terra. Questo è un fare da barbari; un fare da un passato disumanamente violento, tutto da cancellare; tutto da annullare al fine di far prevalere sulle barbarie la luce illuminante della civiltà umana, la sola che, tra mille difficoltà ed ostacoli, può garantire il futuro dell’uomo sulla Terra; un futuro, purtroppo sempre più incerto per gli egoismi del tutto per sé che portano a pensare alla “pazza utilità” di liberarsi facilmente degli altri; degli altri ingombranti e scomodi a chi si crede di essere il “padre-padrone” assoluto del mondo. Il mondo, deve saggiamente essere considerato di tutti e con tutti che hanno il diritto a viverci ed a godersi in pace le tante meraviglie del creato. È questo, un obiettivo importante; un obiettivo che tutti, veramente tutti devono sapere intelligentemente perseguire da attivi protagonisti; tanto, per evitare che si verifichi l’apocalisse, con una catastrofe umana che non giova assolutamente a nessuno. È necessario per questo un forte protagonismo umano; l’umanità della Terra deve coltivare in senso diffusamente allargato il “protagonismo” dell’uomo con l’uomo, attivando quella condivisione umana, la sola che può cambiare il mondo. Prima che sia troppo tardi, il mondo deve smetterla con i suoi assordanti silenzi. L’immagine del mondo del silenzio è perdente e senza futuro. Il mondo e le maggioranze che lo governano devono smetterla di essere parte di un mondo di silenziosi; di un mondo mummificato del tempo e nel tempo. Occorre, in alternativa al silenzio complice di comodo, un forte protagonismo umano; tanto, per far valere i propri diritti, unitamente a quelli degli altri che da “silenziosi” proprio non sanno difendersi e difendere il mondo di cui fanno parte. Prima che sia troppo tardi, il mondo deve smetterla di compiacersi di avere maggioranze silenziose; con il governo dei “protagonisti” anzi dei “sudditi” silenziosi (meglio definirli, tocuplacapo) non si va lontani; non si va da nessuna parte e si mette in crisi il futuro del mondo sia nei suoi “paradisi” del Nord che nei suoi “inferni” del Sud. Tornando per un momento ad osservare la triste dualità tra le due diverse parti del Paese, parti ed espressione di una profonda divisione a partire dal 1960, dobbiamo, purtroppo, prendere coscienza della profonda ed amara differenza tra il Nord ed il Sud italiano. La conferma di tanta e tale grave sofferenza umana, sociale, economica e territoriale ci viene da una triste previsione, così come annunciata dallo SVIMEZ nel suo ultimo Rapporto che parla di un rischio di sottosviluppo permanente, per effetto delle condizioni tristi in cui vivono gli italiani del Sud, una condizione reale di amara separatezza nei propri luoghi di vita. Un meridionale su tre è povero (al Nord uno su dieci); i consumi nell’Italia meridionale sono i due terzi di quelli del Centro-Nord. Altro fattore di sottosviluppo permanente al Sud è quello del futuro negato ai figli. Si costituiscono sempre meno nuovi nuclei familiari e, cosa ancora più grave, non si fanno più figli. Siamo di nuovo nelle condizioni tristi che suscitavano l’allarmata preoccupazione di Giustino Fortunato quando osservava che “c’è fra il Nord ed il Sud della penisola una grave sproporzione nel campo delle attività umane, nella intensità della vita collettiva, nella misura e nel genere della produzione e, quindi, per gli ultimi legami che corrono tra il benessere e l’anima di un popolo, anche una profonda diversità fra le consuetudini, le tradizioni, il mondo intellettuale e morale”. Nelle sofferte ed allarmate parole di Giustino Fortunato c’è la differenza che, purtroppo, ancora continua tra il Nord ed il Sud dell’Italia; una differenza che, per le stesse ragioni, ritroviamo anche nei Sud del mondo le cui gravi condizioni allontanano il Sud dal Nord, facendolo precipitare in una condizione di sottosviluppo permanente; un’amara e sofferta realtà che renderà sempre più evidenti le differenze tra il ricco Nord che governa le risorse del mondo ed il povero Sud che è costretto a fare i conti con la povertà, dal disumano volto di sempre. All’uomo del Sud, in Italia come nel resto del mondo, in modo assolutamente disumano i “signori” del benessere di un Nord disumanamente padrone, negano tutto; ma proprio tutto. Negano la casa, il lavoro e tutti i diritti fondamentali dei cittadini, compreso il diritto alla vita, alla salute, all’istruzione e soprattutto alla dignità umana, un valore che, di diritto, appartiene a tutti gli uomini della Terra, nessuno escluso.