Chi salverà il Cilento?
Giuseppe Lembo
I Cilentani sono sempre più indifferenti a tutto, non hanno assolutamente il senso del protagonismo. Preferiscono rimanere, subendo tutto, silenziosi ed oltre, anche sudditi sottomessi a chi governa – sgovernando le loro vite che, così facendo diventano vite amare ed assolutamente negate, nel territorio cilentano, per i loro figli; i figli di un Cilento dell’apparire che, facendosi male, ha dimenticato le sue origini; ha dimenticato quel pensiero dell’essere parmenideo dall’identità e dall’appartenenza cilentana di Elea-Velia (a proposito, Ascea farebbe tanto bene soprattutto a se stesso, chiamandosi finalmente e per sempre Elea-Velia). Se veramente vogliamo sentirci Cilento mondo, riflettiamo su questo nostro grande passato di universalità del pensiero cilentano. È da qui e solo da qui che bisogna partire per promuovere intelligentemente il Cilento nel mondo. Non avrei assolutamente realizzato come Expo e territori, la costosa e lunga mostra di Palazzo Mainenti a Vallo della Lucania. Cui prodest? A chi giova esporre con costi sicuramente ragguardevoli le tante cose meglio definite come un mondo di biodiversità al Palazzo Mainenti di Vallo della Lucania? Quanti saranno i visitatori? Non si tratterà forse e solo dei falsi e frettolosi visitatori di casa nostra che, non sono assolutamente “protagonisti di vita” nell’area protetta, per le loro tante quotidiane sofferenze, trattandosi di un’area crescente di protezione dei loro guai quotidiani (difficoltà delle strade sempre meno percorribili, territori sempre meno sicuri, crescente crisi dei servizi sempre più cancellati)? Non siamo nel Cilento, come si vuole fare credere, nel Paradiso terrestre e tanto meno in quel mondo bello da vivere per quella bella umanità paesana che ormai non c’è più. Non siamo più la parte nobile dei territori dell’anima, in quanto sono ormai diventati, territori maledettamente senz’anima. Occorre, per una rinascita umana del Cilento, rifondare il Cilento; tanto, partendo dal Cilento e soprattutto dai cilentani che vanno resi protagonisti del loro futuro possibile. Sarebbe stato sicuramente più utile e più intelligente investire direttamente all’Expo a Milano per promuovere l’immagine Cilento, non con esposizioni che, sovrapponendosi non lasciano alcun segno; per questo importante obiettivo di sviluppo, utile al territorio cilentano, bastava trovare dei piccoli spazi nel mondo di Expo con la scritta “Il Cilento, con Elea-Velia, è la Terra di Parmenide e di Zenone”. Il Cilento, con “Elea-Velia”, è la Terra del pensiero universale dell’essere, patrimonio immateriale dell’umanità”. Purtroppo, non centrando l’obiettivo principale che è quello di richiamare l’attenzione del mondo sul “Cilento, pensiero dell’essere”, si è preferito ancora una volta dare sfogo ad una arida, quanto inutile vanità istituzionale con un’esposizione senza risultati se non quelli del compiacimento del mondo paesano di fronte al loro mondo di biodiversità, sempre più spesso maltrattate dal nanismo territoriale dell’indifferenza. Purtroppo questo nostro bello, amato, ma fortemente maledetto Cilento, per un male antropico che viene da lontano e che nel tempo si è consolidato come la forza negativa perdente del familismo, sempre più trasformata in un egoismo disperatamente cieco, non è così saggio da scegliere con saggezza la strada giusta che può venire solo dal mondo dei giusti. Un positivo intervento in tal senso ci viene proprio dalla filosofia e dai nostri illustri antenati, menti fondanti del pensiero dell’essere; un pensiero universale di grande importanza soprattutto oggi che viviamo in un mondo del solo apparire e dell’avere che ha fatto, purtroppo, tabula rasa dei valori umani della grandezza dell’essere sia come espressione individuale dell’uomo che come universalità umana, gravata dagli egoismi dell’apparire che si considerano vincenti, solo perché non pongono i problemi dell’essere e dei valori importanti per l’uomo e l’umanità che sono quelli dell’essere e non altri, quali l’avere e l’apparire che stanno distruggendo il mondo, alimentando violenti e sempre più insanabili scontri umani degli uni contro gli altri; tanto, per conservarsi quei privilegi che si traducono in una sete di avere a danno di chi non ha, facendogli mancare anche il cibo della vita che altri invece sprecano. Le riflessioni più generali sull’uomo e sul pensiero dell’essere in particolare, non sono riflessioni estranee al mondo cilentano. Gli appartengono, per essere il Cilento, con la Terra di Parmenide, l’ombelico del mondo. E così, mentre il Cilento muore per desertificazione, degrado ed abbandono, soprattutto da parte dei giovani, disperatamente senza identità e senza futuro, si è del tutto indifferenti di fronte alla grande opportunità culturale rappresentata dal sapere dell’essere parmenideo; un sapere antico oggi attualissimo che è in sé la parte nobile del grande patrimonio umano e naturale del Cilento che, se bene utilizzato nel Cilento e per il Cilento, potrebbe rappresentare nel mondo, la grande occasione di una rinascita cilentana, per un Cilento nuovo. Mentre anche in questa estate nel Cilento, si respira l’aria di sempre, a Vatolla, il neocittadino onorario di Perdifumo, Vittorio Sgarbi ha promesso che presto, nel Cilento e fuori dal Cilento, si parlerà dell’universalità del pensiero dell’essere. C’è da dare, con profondo rammarico, un grazie cilentano a Vittorio Sgarbi, il neo-colonizzatore culturale degli italianuzzi d’Italia, oggi presente anche nel Cilento. Grazie a lui che, tutto può, forse si parlerà e finalmente del Cilento culturale, dei saperi del Cilento e dell’universalità del pensiero dell’essere parmenideo. Grazie a Sgarbi forse arriverà all’attenzione del mondo quel Cilento mondo che ha la sola strada segnata dall’universalità dal pensiero dell’essere parmenideo.