Il Gender

Angelo Cennamo

Avrete sicuramente sentito parlare della teoria del gender. Cos’è il gender (dall’inglese: “genere”). E’ una nuova dimensione umana dentro la quale la distinzione tra i sessi si annulla in nome di una più estesa qualificazione del principio d’uguaglianza. Un indifferentismo sessuale apparentemente spacciato come moderno strumento antidiscriminatorio verso le donne, ma che in realtà ha il solo scopo di sdoganare, anzi, sarebbe più corretto dire: cancellare del tutto dalla nostra cultura oltre che dal linguaggio, l’omosessualità. Con il gender non ci sono più i maschi che si sentono attratti dalle femmine e non ci sono più le femmine che si sentono attratti dai maschi: solo esseri umani con un personalissimo e non più presumibile orientamento sessuale. Attenzione: il gender non annulla solo l’omosessualità ma anche tutti i divieti giuridici  legati a questa condizione umana. In altre parole, la teoria del gender è utile a chi perora la causa omosessuale perché vengano introdotti i matrimoni gay e le adozioni delle coppie gay. Anziché estendere i diritti a tipologie sessuali, diciamo così non tradizionali per una cultura cattolico-mediterranea come la nostra, si preferisce seguire il sentiero contrario e più impervio dell’indifferentismo, restringendo cioè la dimensione soggettiva di chi ambisce a quei diritti ad una sola ed unica identità umana. Si può essere favorevoli o contrari ad una così progressista se non avveniristica impostazione antropologica delle relazioni personali e delle nuove famiglie che verranno – ciascuno si farà la propria opinione a riguardo – fatto sta che il semplice discorrere di gender, nonostante tutto, a qualcosa forse servirà: per esempio, ad accorciare le distanze tra chi pensa che essere omosessuali  sia addirittura motivo di orgoglio (gay pride) e chi invece vede in quella presunta diversità una minaccia ad una più ristretta visione dell’ordine sociale.