Salerno: in Duomo reliquie dei coniugi Martin
Rita Occidente Lupo
Coniugi Martin agli onori degli altari in pieno Sinodo, come messaggio forte di santità familiare. Infatti, i genitori di Santa Teresa del Bambin Gesù, prima coppia della storia, come ricordato nell’omelia da S.E. Mons. Luigi Moretti nel corso dell’Eucarestia in cattedrale. Luis Martin e Zelie Guérin, esempio concreto di santità familiare. Sposatisi a mezzanotte del 13 luglio 1858 nella chiesa di Notre-Dame de Alençon, qualche mese dopo il loro primo incontro: un’unione durata 19 anni, fino alla morte prematura di Zelia, per tumore al seno nel 1877. Nove figli, quattro morti precocemente, mentre le cinque ragazze, consacrate. Tra loro, Santa Teresa, patrona dei Missionari e dottore della Chiesa; anche per un’altra delle figlie dei coniugi Martin, Marie-Leonie, aperta causa di beatificazione. Nel 2008, i Martin proclamati beati a Lisieux. Il primo miracolo, riconosciuto da Papa Benedetto XVI il 3 luglio del 2008: il piccolo Pietro Schilirò, nato a Milano nel 2002 con delle malformazioni, si riprese miracolosamente, dopo incessanti preghiere dei suoi genitori il 28 giugno dello stesso anno, ai Martin. Il secondo miracolo invece, la guarigione della piccola Carmen, nata a Valencia con una grave emorragia cerebrale. Proprio i due bambini miracolati porteranno domani in dono al Santo Padre, il reliquiario contenente un frammento delle costole dei beati Zelie e Luis. In Cattedrale, grazie alla fraternità Emmaus di Angri, che si ritrova anche nella chiesa dedicata localmente ai coniugi nel complesso della cittadina dell’Agro, in cui articolata, la teca con delle reliquie, che in un bagno di fede, al termine della celebrazione eucaristica presieduta dall’Arcivescovo Moretti, baciate devozionalmente. Il tutto, voluto dalla Consulta laicale e dalla Pastorale familiare che, in preparazione alla canonizzazione ha voluto regalare anche alla comunità salernitana l’opportunità di poter riflettere sul profondo dono della famiglia e di come attraverso tale dimensione, si possa giungere alla Santità. Perchè in tale contesto, la vocazione all’amore, inteso come dono ed oblazione, attingendo da quello divino, quotidianamente linfa per vivere il quotidiano, in una dimensione trascendente. Questo il messaggio che Moretti ha lanciato, rimarcando il delicato compito dei padri sinodali che, in questi giorni d’intensi lavori, in comunione con Papa Francesco, intenti a trovare risposte concrete ai mille interrogativi che affannano il nostro tempo, dimidiato tra sfide contemporanee e Parola evangelica.