Salerno: Marsicano a Brigata ’78 “Dalla filosofia contemporanea di Carlo Di Legge all’arte e Dalla poesia per così dire all’inconscio per così dire”
Ecco il passo, per gi amanti di filosofia, da cui la professoressa Maria Marsicano ha estrapolato la sua citazione sull’arte all’evento artistico di Brigata 78. “La poesia è pregna di analogie. Di cosa è nutrita l’analogia in poesia? di tre elementi. Il primo, l’immagine appunto; essa costituisce lo strumento del vivere poetico per così dire; ma l’immagine si presenta sempre dotata del colore, che è offerto dagli altri due elementi che vi si accompagnano, cioè il significato, e insieme l’emozione (che coincide col significato stesso). Ovvero i cosidetti qualia che sono tuttora un mistero per le neuroscienze come per la filosofia: perché/come alle immagini sempre si associa un colore? Quelli elencati – immagine significato emozione – sono soltanto strumenti del vivere in poesia? La poesia è fatta di analogie dunque di immagini, emozioni, significati. Ma non solo la poesia. Difatti – “cosa succederebbe se potessi viaggiare a cavallo di un raggio di luce?” è, detta a mio modo, non solo una immagine poetica, ma anche la domanda di un genio della fisica, in cui il “come se” analogico (in un’analogia, in partenza, a due termini: viaggiare in velocità per mezzi quotidiani come viaggiare sulla luce), formulata da A. Einstein quando egli, in contesto di scoperta della teoria, da adolescente, preparava immaginando la teoria della relatività ristretta (lunga intervista allo psicologo Max Wertheimer, poi citata da questi per intero nella famosa opera Il pensiero produttivo). Poiché ogni vivere d’uomo è tessuto di questi elementi e non solo la poesia nel senso tecnico, la mia tesi è che l’analogia diventa, insieme forse alla logica, lo strumento irrinunciabile del vivere umano. Dunque, strumento del vivere in generale.
La conseguenza, dunque, è che gli strumenti del vivere in poesia, come le immagini dotate di significato e quindi di colore o emozione, sono strumenti del vivere in generale. L’analogia è ovunque come le immagini. Ma da dove si originano i materiali dell’analogia, e quindi a volte l’analogia stessa? L’analogia a volte è formulata consapevolmente, ma a volte, in poesia, ci sorprende. E non solo in poesia. Chiunque abbia a che fare con l’attività creativa lo sa. Anche un matematico che, avendo pensato per lungo tempo a un problema, improvvisamente ne vede la soluzione. Questa allora si faceva strada per sentieri impervi e nascosti della mente, per poi venire all’aperto. Origine è il cosiddetto inconscio, sia detto solo per cercare di intenderci, perché tanto, indagando al confine tra filosofia, psicologie e neuroscienze, dell’inconscio sappiamo ben poco; per intendere cioè qualcosa che non abbiamo alla portata della mente consapevole. Dalla poesia per così dire all’inconscio per così dire: è questo il luogo dove la vita è sogno, può o meno esteso nella vita quotidiana, che presiede al contesto della scoperta ma anche a quello della vita della ripetizione e da svegli. La distinzione tra veglia e sogno, cara agli antichi filosofi, va sfumando. Equivoca chi pensa a una netta distinzione tra veglia e sogno, come chi pensa a una pari dignità tra pensiero consapevole e pensiero inconscio. Per fare giustizia di alcuni luoghi comuni – di Campana diremmo che “era un poeta” ma di Einstein lo diremmo? Campana viveva di poesia, lo sappiamo, e d’altro; diremmo di qualche genio della fisica o della matematica che “vive di poesia”? E cosa intendiamo quando, per ironizzare su certe idee non dimostrate, o suggestive ma vaghe, le liquidiamo con “ma questo è poesia”? Eppure, una più giusta visione delle cose vuole che poeti, cioè titolari di attività creativa, siamo tutti, sia pure a diverso titolo. E poetiche sono tutte le attività umane. “