La parabola (inaspettata) del marziano

Amedeo Tesauro

Più volte, a sottolinearne il carattere atipico, Ignazio Marino è stato apostrofato come l’alieno che governa Roma, il sindaco marziano che poco ha a che spartire con gli altri esponenti del sistema politico. Medico e chirurgo dapprima, sindaco di Roma poi, e ancora oltre uomo nel centro del mirino, in rotta col suo partito, con Matteo Renzi e perfino con Papa Francesco. Nel mezzo un’epopea all’italiana di scandali, da quelli tragicamente gravi a quelli drammaticamente grotteschi, fino alle attese dimissioni. Sembrava tutto concluso il 12 ottobre, il primo cittadino si dimette, alla fine il contestato sindaco va a casa, tuttavia butta lì una frasetta che sulle prime sembra solo convenzionale, parole di chi vuol trasmettere l’idea di una decisione sofferta: “Ho venti giorni per ripensarci”. Ma il partito l’ha scaricato, in agosto a fargli da “badante” è arrivato il prefetto Gabrielli, che non lesina critica alle scelte del suo assistito, le dimissioni sono semplicemente l’ultimo atto. Parabola terminata, il marziano torna a casa. Invece, no, Marino ci ripensa sul serio, forse, forse no, solleva la questione politica, va allo scontro, di certo rimane in scena più di quanto ci si aspettasse e più di quanto desiderassero i membri del suo partito. E spuntano anche dei sostenitori, seguaci che non penseresti, supporto popolare che non t’immagini, fuori programma. Chi è dunque il marziano? Per alcuni è sindaco magari onesto, eppur tuttavia incompetente, non in grado di accorgersi di un malaffare ramificato e chissà se estirpabile come il sistema “Mafia Capitale”, o ancora il sindaco dei funerali in pompa magna dei Casamonica, dei servizi pubblici in sciopero e della gestione inefficiente. Altri ci aggiungono il carico, puntano il dito sul Panda-gate, la famosa vettura rossa che tanti guai è costata, e sugli scontrini, inficiando anche la sua carica da moralizzatore. Tuttavia si scorgono anche i sostenitori, per cui Marino è sindaco onesto, sindaco di rottura rispetto alla parentopoli di Alemanno e a un sistema criminale precedentemente installato, mal visto dal suo partito e addirittura incastrato di prepotenza attraverso scandali montati tra veicoli della FIAT e spese taroccate ad arte (ovviamente questa è anche la versione di Marino). Rimane allora Marino, l’alieno, il marziano, Ignaro Marino come ironizzano alcuni, l’uomo in bicicletta (ma alcuni sostengono percorresse soltanto l’ultimo tratto a pedali), quello che va in vacanza quando non dovrebbe, che addirittura viene scaricato dal Santo Padre, ma non demorde e rimane lì, malgrado tutto. Emerge allora un lato tremendamente umano del marziano, una capacità di resistere e mettersi di traverso non programmata, divenendo una spina nel fianco per chi l’ha liquidato senza colpo ferire. Dove va il marziano? Progetta la sua lista civica per le elezioni che verranno, dicono alcuni. Quanti sono con lui a Roma? Dati alla mano non si sa, ovvio, ma i suoi sostenitori fanno un certo rumore. Il marziano torna a casa? Parrebbe proprio di no.