Castel San Giorgio: Di Pace e Arcadis, querelle su vasche laminazione per Solofrana
Anna Maria Noia
L’ecologista Francesco Di Pace, responsabile del locale circolo di “Legambiente”, si scaglia contro le criticità presenti – a suo dire – nell’ambito del “Grande progetto Sarno”, per lo meno come proposto dall’Agenzia regionale campana difesa suolo” – acrostico per “Arcadis”. L’organismo di livello regionale, infatti, intende allargare l’alveo fluviale del torrente Solofrana nella parte cosiddetta “aerea” – tra Mercato S. Severino e Castel S. Giorgio. Tale zona è così denominata in quanto l’affluente del Sarno scorre al di sopra del terreno. Addirittura a S. Severino si riscontra un tratto di ferrovia che è un capolavoro di ingegneria idraulica, poiché il fiume è sopraelevato rispetto alla strada ferrata. Tornando a noi, la querelle inerente lo “scempio” denunciato da Di Pace e da altri sodalizi ambientalisti dura da anni; è da molto tempo che “Legambiente” ed altre associazioni ecologiche tentano di alzare la propria voce in favore del ripristino delle numerose vasche di laminazione presenti sul territorio – lungo tutto il tratto del Solofrana – in modo tale da evitare appunto quanto paventato da Francesco Di Pace, e cioè “la pura follia”, “l’idea inopportuna” dell’ingrandimento relativo al corso fluviale di cui sopra. Risulta però – lo dichiara sempre il presidente di Legambiente – che il progetto sia stato già approvato ed incluso nel “Ptcp” – il Piano territoriale di coordinamento provinciale. Inoltre il Gps (Grande progetto Sarno) è stato adottato con due specifiche delibere dalle amministrazioni di Roccapiemonte e della stessa Castel S. Giorgio. “L’Arcadis – afferma il Nostro – deve fondare gli interventi di riqualificazione di Sarno, Solofrana e Cavaiola, sul potenziamento delle vasche di laminazione, già presenti all’epoca dei Borboni, rendendole più fruibili. Non vogliamo ulteriore cementificazione né presenza di asfalto nel letto dei corsi d’acqua – chiosa l’esponente sangiorgese. Che non ha risparmiato feroci critiche all’operato del generale Roberto Jucci, negli anni scorsi a capo del commissariato per la bonifica del Sarno. Colpevole – sono parole dell’ambientalista – di “non aver portato a termine la bonifica, sperperando 800 miliardi di lire per fondi stanziati nel ’96 dal ministro dell’Ambiente Edo Ronchi, sotto il governo Prodi.” 217 miliardi di euro provengono invece maggiormente dalla Ue per il Gps. L’attivista ha ricoperto la carica di consigliere provinciale, battendosi per il rispetto dell’ambiente in varie occasioni negli anni ’80 e ’90.