Difendere i territori, dovere civico!
Giuseppe Lembo
Siamo ormai all’assalto agli uomini; cinghiali sempre più aggressivi ed in crescenti branchi, non rispettano i territori e la gente che sui territori vivono. I cinghiali in branco,con violenza aggrediscono tutto e tutti; rendono difficile il poter vivere non solo le campagne, ormai sempre più abbandonate, ma anche i tanti piccoli paesi della Campania e del Cilento in particolare, in cui è assolutamente difficile poterci vivere; in cui è a rischio la vita di tanta gente che si vede minacciata da branchi crescenti di cinghiali affamati; non trovando il cibo necessario per vivere nelle campagne, hanno fortemente sconfinato anche nei centri urbani, con un fare antropizzato, non sempre amico e senza problemi per chi viene minacciato da animali in branco; per niente autoctoni e che, sempre più spesso diventano violenti, aggredendo l’uomo, soccombente soprattutto, per la loro forza di un insieme da branco. L’ultimo episodio è stato in Sicilia, dove, purtroppo, si è registrato un morto di morte violenta, per l’aggressione di un branco di cinghiali. La situazione in Campania, soprattutto nell’area del Parco Nazionale del Cilento – Vallo di Diano, Alburni, è da allarme rosso. Nonostante il grave disagio per tante realtà territoriali ed il pericolo reale per tanta gente dei territori, c’è un’indecente ed insopportabile indifferenza istituzionale. Quello dei cinghiali è l’ultimo grave problema delle tante povere martoriate terre del Sud; del povero e degradato Cilento che, di “protetto” gli è ormai rimasto solo il nome. Il Cilento, area protetta, mondo delle tante diversità riconosciute e catalogate dall’UNESCO, come patrimonio dell’umanità, non merita tanta stupida indifferenza; non merita l’insipienza diffusa di scelte e comportamenti istituzionali che vanno producendo la sola “catastrofe Cilento”; la grave aggressione dei cinghiali all’uomo cilentano è solo, l’ultima delle aggressioni; purtroppo, questa povera e maltrattata Terra Nostra, pur avendo le sue radici nel mondo lontano dei saperi eleatici, fortemente attenti all’Essere, è ormai diventata una Terra senz’anima, da cui fuggono disperatamente le migliori risorse umane, lasciando sui territori sempre più abbandonati, una residualità umana che è in sé l’inizio della fine; una residualità dal futuro sempre più negato; una residualità che, è triste dirlo, non fa assolutamente sperare nella tanto attesa rinascita cilentana. E così i territori in crescente abbandono saranno sempre più riserve di soli cinghiali che, oltre alle campagne, vanno impossessandosi anche dei Paesi e delle strade, con pericoli crescenti per chi li abita e per chi le attraversa, con il grave rischio dei branchi di cinghiali ferocemente aggressivi. A chi giova desertificare il Cilento, cancellandone l’uomo, violentemente cacciato dagli “idioti del sistema” facendo, giorno dopo giorno, venire meno le condizioni anche minime della sopravvivenza umana sempre più a rischio, tra l’altro, anche per la crescente aggressione dei branchi di cinghiali, per le strade impraticabili, causa permanente di pericoli, per la Terra degradata ed a crescente rischio di scivolamento a valle e per i tanti veleni dovuti all’enorme presenza di discariche abusive che tutti vedono, tranne i sorveglianti dei territori (la Forestale del Parco non si accorge di niente, proprio di niente; non si accorge neppure della presenza devastante dei cinghiali con situazioni di crescente pericolo per la gente che in silenzio, da rassegnati sopportano tutto, sempre più convinta che “così è” e che “non c’è niente da fare”, per cambiare il familistico Cilento. Purtroppo, tutto questo accade ancora oggi nonostante che la Terra sia protagonista di una crescente mondializzazione delle diversità; qui, ancora regna sovrano il familismo; quel familismo amorale che non permette alla gente di fare rete e di pensare a costruire insieme il futuro, inteso come il frutto di un pensiero comune; il frutto di idee condivise, nate dal confronto della gente, nel Cilento ancora assolutamente incapace di sapersi ritrovare insieme nella agorà della vita, per costruire, passo dopo passo, quel futuro possibile che richiede necessariamente un Progetto di vita, come attiva ed intelligente volontà di insieme, utilizzando al meglio tutte le risorse di cui dispone il territorio. Di questo ha bisogno la nostra gente per pensare a costruirsi il proprio progetto di vita, là dove si è nati, evitando così la dannazione di una vita di emigrante che ovunque si vada, comporta sempre sacrifici e sofferenze; comporta, qualche volta e sempre più spesso, il rifiuto con atteggiamenti di un razzismo strisciante, per i tanti protagonisti silenziosi di quell’umanità negata da parte di chi ancora si ostina a non voler capire dove va il mondo, sempre più orientato nella direzione di una crescente e diffusa mondializzazione delle diversità che, impone ovunque, il rispetto assoluto di quel principio di equità, purtroppo, ancora fortemente indifferente ai più. L’appartenenza e le identità antropiche di un tempo, purtroppo al Sud e nel Cilento in particolare, proprio non funzionano più; sembra sempre più la Terra di nessuno con uno sgretolamento che, dal mondo della natura e dei territori devastati dall’indifferenza si è, purtroppo e sempre più, trasferito all’uomo ed ai suoi profondi mutamenti antropici, fortemente carichi di negatività. Nel cuore delle negatività cilentane, che comprendono tra l’altro anche la possibile morte per cinghiali, finalmente all’orizzonte appaiono due buone notizie; da una parte c’è l’impegno istituzionale del Sindaco coraggio di Ottati che ha aperto sul territorio del suo comune la caccia ai cinghiali, pericolosi per l’uomo e fortemente distruttivi per i terreni e le produzioni agricole in gravissima sofferenza. Altrettanto utile è la buona notizia della Fondazione G.B. Vico che ha deciso di portare in piazza a Paestum il problema cinghiali, un’emergenza cilentana assolutamente intollerabile per la sicurezza della gente che ha paura di attraversare le strade e di uscire anche di casa soprattutto di notte, minacciata com’è dal grave rischio di imbattersi in un branco di cinghiali, sempre più aggressivi per fame. La Fondazione Vico, intende, così facendo, promuovere il territorio protetto del Cilento, dandogli, come merita, la giusta visione di territorio; prima di tutto sicuro ed ospitale per la gente che lo abita. Ultima considerazione assolutamente negativa, riguarda lo stare a guardare istituzionale dei Sindaci del Parco. Non osano armarsi di buon senso e forti del loro insieme prendere decisioni per il bene comune, attivando quella saggia azione comune che, da tempo, si attendono i cilentani, stanchi di subire, per forti responsabilità antropiche, quel futuro senza futuro da tempo negato da un nanismo decisionale che offende e non poco, la generosa e nobile Terra dell’Essere. Concludendo, c’è da recriminare e non poco, sull’atteggiamento del Direttore del Parco che ha osato condannare le buone intenzioni del Sindaco di Ottati, senza dare utili soluzioni alternative ad un problema grave, nato in un territorio protetto che storicamente non ha mai avuto cinghiali come potenziali minacciosi nemici dei territori e della gente cilentana, oggi fortemente ammalata di un niente che uccide e che forse fa rimpiangere a qualcuno, anzi ai più, l’epoca di uno spirito rivoluzionario e guerriero, da tempo scomparso, con il suo vessillo d’oro sul brigantaggio, inteso come fattore di coraggiosa ribellione sociale contro gli abusi ed i soprusi dei maledetti antichi padroni delle Terre cilentane. Il Direttore del Parco non può condannare il Sindaco di Ottati senza dare una soluzione al grave problema cinghiali, ormai comune a gran parte del territorio cilentano. Forse così facendo, si pensa che è possibile tirare la corda fino a farla spezzare. I cilentani sono stanchi di tutto e non possono, tra l’altro, disperatamente, permettersi il lusso di morire di cinghiali, con un crescente e rovinoso degrado dei territori. Di questo passo, caro Direttore De Vita, la vita nel Cilento muore.