Parigi vale bene una guerra
Angelo Cennamo
Questa volta non basteranno slogan del tipo #JeSuisParis da rilanciare sui social, o altri gesti più o meno convinti di solidarietà, come accendere una candelina sul davanzale delle finestre o marciare in silenzio nel centro delle città. Non ci incanteranno più i soliti buonisti politicamente corretti, quelli che si premurano di farci sapere che tra islam integralista e islam moderato esiste eccome una differenza – tutti i terroristi prima di diventare terroristi sono musulmani moderati. E che si indignano se qualche loro collega giornalista scrive “terrorismo islamico” attribuendo una ingenerosa matrice religiosa a quella barbarie. Non servirà neppure spegnere la Torre Eiffel o altri monumenti per stringerci simbolicamente nel lutto dei familiari delle 129 vittime della scorsa notte. Siamo in guerra, e sarà bene farsene una ragione. Di fronte a una guerra le decisioni da prendere sono solo due: combattere o disertare. Disertare vuol dire rinunciare a difendere la nostra identità, la nostra storia, i nostri valori e le nostre conquiste, a cominciare dalla più importante di tutte: la laicita’. Ovvero la capacità e il buon senso di separare la religione dalla politica, il credo dalla condotta civica. Laicita’ vuol dire tolleranza. Ma un eccesso di tolleranza può far degenerare la tolleranza in sudditanza. E’ quello che accaduto. Per troppi anni infatti la Francia, e non solo la Francia, si è piegata ai diktat delle culture altrui in nome di una falsa rapprentazione della laicita’. Rimuovere i crocifissi dalle aule scolastiche, vietare determinati alimenti nelle mense pubbliche o, come di recente e’ accaduto in Italia, impedire a una scolaresca di visitare una mostra d’arte sacra per non urtare la sensibilità dei musulmani, e’ un incoraggiamento per chi medita di uscire dalla moderazione e seminare il terrore. Circa un anno fa, un noto scrittore francese, Michel Hoellebecq, pubblico’ un romanzo dal titolo “Sottomissione” nel quale si prefigurava una Francia governata da un presidente musulmano e completamente islamizzata, nelle leggi e nei costumi. Non l’avesse mai fatto! Apriti cielo! Tutto il mondo accademico parigino insorse contro quel libro “blasfemo” che fomentava odio e razzismo. La scomunica degli intellettuali “laici”, “voltairiani” di Francia costrinse Houellebeq ad evitare incontri pubblici e a ritrattare le interpretazioni più spigolose del romanzo. Ecco cosa vuol dire disertare.